De Magistris: «Olimpiadi a Napoli». Ma gli impianti cadono a pezzi

De Magistris: «Olimpiadi a Napoli». Ma gli impianti cadono a pezzi
Giovedì 8 Settembre 2016, 08:50
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Di pronto c’è solo il mare. Sicuramente più pulito di quello di Rio de Janeiro. Poi, volendo pensare alle Olimpiadi del 2028 in salsa napoletana, ci sarebbe da prendere tutti gli impianti partenopei, uno ad uno, abbatterli e ricostruirli da zero. Ad eccezione forse della piscina Scandone e di quella della Mostra d’Oltremare dove, grazie anche al lavoro dell’Acquachiara degli ultimi anni, Napoli si troverebbe pronta per ospitare i tornei di pallanuoto ed i tuffi. Ma non basterebbe, perché occorrerebbero palazzetti per il basket, campi di calcio per il torneo maschile e femminile, sale ove far svolgere tornei di pugilato, scherma, tennistavolo e arti marziali soltanto per parlare di alcune discipline a cinque cerchi. 

San Paolo. San Paolo stadio olimpico? In attesa dei 5 cerchi, l’impianto di Fuorigrotta non ha nemmeno le cinque stelle dell’Uefa che gliene concede 3, un minimo sindacale per uno stadio che vorrebbe ospitare incontri di altissimo livello di calcio. L’ultima ristrutturazione risale ad Italia ‘90 quando i settori furono completamente rimessi a nuovo, uno alla volta, continuando a disputare il campionato. La capienza è di 60.214 posti ma allo studio ci sarà un’ulteriore riduzione con l’eliminazione del terzo anello. Con i 25 milioni che il Credito Sportivo dovrebbe rendere disponibili previste dal Comune la sistemazione e impermeabilizzazione delle gradinate, la sistemazione dei piazzali, il completamento, la messa in sicurezza e la verifica strutturale delle carpenterie metalliche (verifica bullonatura ed opere accessorie) messa in sicurezza di cancelli, opere in ferro, palo di illuminazione, manutenzione straordinaria delle strutture in cemento armato; opere edili di ripristino funzionale dei locali uffici, sale conferenze, ospitalità, spogliatoi ed altro. La pista di atletica? Per le Universiadi dovrebbe essere rifatta a nuovo. Nelle idee di De Laurentiis dovrebbe scomparire ma anche così, in chiave olimpica serve a poco, perché ci vorrebbe la nona corsia.

Collana. In attesa che si risolva la diatriba Comune-Regione, il Collana cade a pezzi. Pista (a sei corsie) in pessime condizioni, crollata sotto le infiltrazioni la palestra del basket, sostituita da un campo di calciotto. In chiave olimpica potrebbe servire solo usando campo di gioco come catino e spalti come tribune. Ma l’ordinario è drammatico.

Piscine a vela. È forse il settore che sta “meglio” nel disastrato panorama degli impianti napoletani. Il nuoto in acque libere può vantare uno scenario senza pari come quello che ogni anno ospita la Capri Napoli. La piscina Scandone dovrebbe essere profondamente ristrutturata ma le ultime manifestazioni internazionali ne fanno una struttura che potrebbe tranquillamente ospitare il torneo di pallanuoto. Per i tuffi la piscina della mostra d’Oltremare avrebbe bisogno di un profondo maquillage ma tutto sommato è accettabile. La vela non ha problemi. Il campo di regata è quello dei Giochi di Roma ‘60.

Nuoto. La Scandone con tutte le sue problematiche di piscina ormai vetusta dove periodicamente si provvede a sistemare ciò che non va non può essere considerata una vasca olimpica moderna. Un anno fa ci furono problemi di ruggine poi risolti. L’unica possibilità sarebbe costruirne una temporanea (con una seconda accanto per il riscaldamento), magari alla Rotonda Diaz, secondo quanto fatto in occasione della Coppa Davis di Tennis.

Palasport. Il «Mario Argento» attualmente è un parcheggio comunale per gli eventi che si tengono negli impianti vicini. Le due gradinate protese nel vuoto gridano vendetta ad un palazzo che è chiuso dal 6 giugno 1998. Una prima ristrutturazione fu bloccata in seguito all’aggiornamento della normativa antisismica. La ditta lasciò l’appalto ed i lavori dopo aver smantellato il tetto. L’attività sportiva si svolge nel vicino palaBarbuto che nei progetti originari doveva essere un impianto temporaneo: 5mila posti da smontare appena il PalaArgento fosse pronto. Ed intanto il cronometro del tempo scorre per questo scandalo napoletano.

Palavesuvio. Nel 2008 brutta figura in mondovisione. Durante un match di Fed cup piovve sulle giocatrici per una guaina che cedette. La Federatletica ha riconsegnato le chiavi. Poi ci sono le altre palestre. Nella primavera scorsa ha ospitato gli europei giovanili di pallavolo. Nel dossier Universiadi è indicato come location per la ginnastica.

Sferisterio. Il terremoto dell’80 ed un attentato hanno distrutto un’area sportiva della città che ospitava le gare di pelota basca e potrebbe essere tranquillamente recuperato. Ora restano le quattro mura perimetrali per quello che è diventato un paradiso per barboni e cani.

Albricci. Forse pochi lo sanno ma a Napoli esiste anche un Velodromo. Quello in cui Fausto Coppi ha tagliato il traguardo del Giro di Campania del ‘56. È lo stadio militare Albricci. Sta lentamente rifiorendo grazie all’accordo tra Esercito e Coni ma nulla può far pensare che possa ospitare i Giochi Olimpici.

Stadio del Remo. L’attività di Lago Patria continua ma i lavori da fare non mancano, la Federcanottaggio, in occasione dei campionati Italiani Under 23 ha provveduto a rinnovare staccionata, torre d’arrivo e campo boe. Ma per le Olimpiadi ci vuole ben altro.
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