Ucciso, fatto a pezzi e murato, il racconto della prima trans italiana sposa: «Ciro aveva già massacrato Vincenzo e fece una serenata alle mie nozze»

Ucciso, fatto a pezzi e murato, il racconto della prima trans italiana sposa: «Ciro aveva già massacrato Vincenzo e fece una serenata alle mie nozze»
di Daniela De Crescenzo
Martedì 1 Agosto 2017, 13:15 - Ultimo agg. 20:00
4 Minuti di Lettura

«L’assassino ha partecipato al mio matrimonio. Era il 13 luglio, io e mio marito Michele eravamo emozionatissimi. Ciro si è comportato normalmente, era sorridente, cantava, ballava. E già aveva massacrato Vincenzo». È sconvolta Alessia Cinquegrana, la sposa trans che per prima in Italia ha indossato l’abito bianco e ha detto sì in una cerimonia religiosa. 

Un matrimonio da manuale, che più tradizionale non si può, con festa per 120 persone alla Sonrisa e cantante neomelodico a chiudere i festeggiamenti. Un traguardo importante raggiunto dopo anni di battaglie: erano due ragazzini Alessia e Michele quando si innamorano e lei era ancora un lui. Ma si amavano e insieme hanno camminato per una strada lunga e inesplorata per arrivare davanti all’altare. 

«Se avessi anche lontanamente sospettato che Ciro era un assassino non gli avrei certo permesso di partecipare alla giornata in cui ho coronato il sogno della mia vita. Io l’abito bianco lo aspettavo da bambina», racconta Alessia, e mostrando le foto, sussurra con orgoglio: «Ecco, guarda quanto sono elegante». 

Ed è bella Alessia con il vestito bianco pieno di brillantini, ma è bella anche con la canottiera e i pantaloncini che indossa sul terrazzo della sua nuova casa. Bella e confusa. Ne ha viste tante nella vita, ma non avrebbe mai immaginato di frequentare un assassino. «Ciro, che noi chiamavamo “Ciro-Ciro” perché è piccolo e basso, mi è sempre sembrato un ragazzo normale, allegro, socievole», spiega. Un ragazzo normale che su internet offriva prestazioni sessuali, come si sta capendo in queste ore: sui social rimbalzano i link che rimandano alle sue proposte. «Ma noi di questo non sapevo assolutamente niente», ribadisce Alessia.

E fa ascoltare i messaggi in cui l’assassino prende in giro gli sposini che sono in viaggio di nozze. Normali sfottò tra ragazzi, solo che Ciro aveva appena fatto a pezzi Vincenzo. Aveva ucciso, massacrato, e qualche giorno dopo era andato a cantare la serenata insieme a Michele, il marito di Alessia, sotto al balcone della sposa. La ragazza ci pensa e non se ne fa una ragione.
 


Con il passare delle ore la tragedia diventa sempre più nera e più difficile da accettare.  «Vincenzo era un ragazzo dolcissimo, umile. Dio lo accoglierà tra le sue braccia. Io l’ho incontrato tre o quattro volte, ma vedevo che lui era capace di farsi voler bene da tutti». Da tutti, tranne che da Ciro. Ciro che uccide, Ciro che taglia la testa di Vincenzo e la butta non si sa dove, Ciro che scherza, Ciro che stacca le gambe e poi le braccia, le mani i piedi, il torace e poi se ne in giro sotto braccio ad Heven, una trans, una ragazzina di 22 anni, che per prima ha avuto il sospetto che Vincenzo non fosse andato semplicemente in vacanza, come dicevano tutti, e si è fatta accompagnare dai carabinieri per raccontare la sua verità.

Heven adesso piange ininterrottamente, racconta del ragazzo assassinato su Facebook e non vuole parlare con i giornalisti. Alessia la chiama al telefono, ma lei con voce spezzata spiega di non aver nemmeno da forza di ricordare. Ha saputo che Vincenzo è stato ridotto a pezzi ed è distrutta. Sabato, incontrandosi con il gruppo di amici aveva ripetuto: «Gli voglio fare un funerale da principe». Poi quel che resta del ragazzo è stato trovato dentro a un muro.

«Alla fine della scorsa settimana ci siamo incontrati tra di noi, una trentina di persone che si frequentano da anni e che si vedono spesso. Non siamo andati alla fiaccolata organizzata quella stessa sera in piazza Bellini per difendere i nostri diritti. Non lo abbiamo fatto, pur essendo convinti che si tratti di battaglie giuste, perché eravamo troppo sconvolti ed avevamo bisogno di parlare tra di noi. Avevamo appena saputo che Ciro aveva confessato di aver ucciso Vincenzo e non eravamo in grado di farcene una ragione. Sul tardi è arrivata anche Heven che continuava a ripetere: “Io non ci credo, non ci credo che lui è morto”. Era distrutta, aveva bisogno di noi, e per questo era più importante starle vicino».

Che Ciro, il killer, fosse morbosamente legato ad Heven, però, lo sapevano tutti, che fosse geloso di Vincenzo anche se tra i due non c’era una relazione, era cosa nota tra gli amici. «Avevano litigato, poi si stavano riavvicinando, ma lui era inquieto – racconta Alessia – mi diceva che Heven gli sembrava strana, distante. A volte era turbato, ma poi un attimo dopo rideva, scherzava... Anche al matrimonio non voleva sentire parlare della sparizione di Vincenzo, ma per il resto era tranquillo».

Alessia si muove inquieta e incredula sul terrazzo e poi conclude: «Lo so, gli assassini non portano scritto in faccia quello che hanno fatto, ma accettare che esista veramente il mostro della porta accanto è veramente difficile. Eppure io ne ho avuto uno per amico».

© RIPRODUZIONE RISERVATA