Emergenza babygang a Napoli, forum al Mattino

Emergenza babygang a Napoli, forum al Mattino
di Maria Pirro
Sabato 13 Gennaio 2018, 14:48 - Ultimo agg. 14 Gennaio, 10:47
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Ragazzi contro. «Come nella giungla». È allarme babygang a Napoli, dopo l'ennesima aggressione. Un 15enne picchiato alla metropolitana di Chiaiano: milza spappolata ieri dal branco, una quindicina di coetanei, «senza usare armi». Con calci e pugni. «Un fatto senza dubbio grave, abbiamo utili elementi per orientare le indagini», dice il questore Antonio De Iesu, che spiega al Mattino: «Questi minorenni sono forti in gruppo, da soli hanno temperamenti diversi». Ma, insieme, di violenza estrema. Colpiscono a caso. A una svolta anche le inchieste sul Far west ai baretti di Chiaia.
 


Il procuratore della Repubblica per i minorenni, Maria de Luzenberger Milnernsheim, sottolinea l'importanza della prevenzione, nel corso del forum organizzato dal Mattino e coordinato dal direttore Alessandro Barbano. Annuisce Maria Luisa Iavarone, la madre di Arturo, il liceale di 17 anni aggredito anche lui prima di Natale senza un perché​, che presto verrà sottoposto a un ulteriore intervento chirurgico alle corde vocali ma lunedì finalmente potrà tornare a scuola. Lei sottolinea: «Ci siamo avventurati in un territorio di dolore che mi sembra sconfinato, ma vogliamo sia sostenuto da un impegno da parte delle istituzioni e della società civile. Abbiamo bisogno di fare cultura della legalità lì dove non c'è. Serve un tavolo solidale anche per le mamme dei ragazzini che hanno colpito mio figlio, per aiutarli». Un modo, spiega, per evitare che «Arturo sia accoltellato una seconda volta anche da me». Nella città violenta, «tutti sanno. Ma, quanto si chiede di collaborare, le persone hanno ritrosie e remore», aggiunge. De Luzenberger conferma che «in Procura arrivano poche segnalazioni, non solo per i reati. Bisogna intercettare prima il disagio». Interpellata, il procuratore spiega di essere contraria ad abbassare l'età della imputabilità.

Il comandante provinciale dei carabinieri Ubaldo Del Monaco, «senza criminalizzare la città che ha tanta bellezza», racconta un «episodio di arroganza», sempre da parte di giovanissimi, cui ha assistito in via Toledo. Non l'unico: «Dai 10 ai 16 si passa al coltello, poi dal coltello alla pistola, come dimostra quanto accaduto al Vomero, con una rissa che ha coinvolto 15 minorenni e solo un maggiorenne». Riflette: «Insieme, dobbiamo affrontare il problema, entrare nel cuore dei quartieri, e quindi nei contesti per capire il perché di tanta violenza e per poter intervenire». Sostiene il questore: «Le manifestazioni non bastano, servono più denunce».

«Abbiamo 200 vigili urbani in strada, per turno, ma immaginiamo una dotazione ulteriore, di mille nuovi agenti nel 2018. Dobbiamo rompere la solitudine vissuta dai più gruppi esposti alla violenza», afferma l'assessore comunale alla legalità e ai giovani Alessandra Clemente, riferendo, in particolare, le segnalazioni ricevute da «docenti che devono fronteggiare le minacce di alcune studenti». Altre intimidazioni quotidiane, fa notare il direttore Barbano, sono quelle formulate dai parcheggiatori abusivi: «Simbolo della illegalità anche per i ragazzini. In una città, dove le regole non si rispettano».

Dice il sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore: «Da molto tempo Napoli necessita di una attenzione speciale, credo che nel corso di questi anni sia stata maggiore, in crescita». Un esempio è la videosorveglianza, «bisogna sfruttare al meglio il decreto sicurezza Minniti», pur se tanto resta da fare. «Occorre una analisi del fenomeno. Rischiamo di rispondere con soluzioni vecchie a problemi nuovi», avverte. «Si sta modificando il pericolo urbano. E, innanzitutto, bisogna spezzare le catene dell'omertà, come scritto oggi da Vittorio del Tufo in un editoriale sul Mattino. E poi, occorre essere duri con il crimine, dal tavolino abusivo al giro senza casco in motorino». Non ultimo tema: «La nostra responsabilità. Abbiamo strutture di eccellenza, la Procura per i minorenni, il carcere di Nisida che è un luogo di riscatto, ma la questione genitoriale va affrontata anche con sanzioni più dure». Migliore cita i provvedimenti adottati a Reggio Calabria, dove i figli sono stati sottratti ai boss della 'ndrangheta.

Il direttore dell'istituto penale per minorenni di Nisida, Gianluca Guida, è arrabbiato. «Il tema della violenza dei ragazzi si è posto più di 10 anni fa, e non riguarda solo Napoli», rammenta. «L'aggressività adolescenziale, però, non ha più freno. Troppo limitativo riferirsi solo a modelli criminali, in stile Gomorra». La generazione è «più crudele per effetto di un processo diseducativo, descritto già nel suo primo libro da Roberto Saviano. Anche il carcere può dare una risposta, ma non basta».
 
 

Don Tonino Palmese, neopresidente della Fondazione Polis, che raggruppa familiari e vittime di camorra e criminalità, ricorda il suo impegno di 30 anni fa al Don Bosco per i cosiddetti ragazzi di strada. «Igiene personale, musica, teatro, scuola mista e soprattutto prospettive di formazione personale». Il maestro di strada Nicola Laieta, originario del centro storico, chiarisce che «un ragazzo, che non ha adulti dietro, è evidentemente confuso. Occorre presentargli modelli anche diversi da quelli che conosce già».

Nella sala Siani partecipa al dibattito il direttore dell'Ufficio scolastico regionale Luisa Franzese, interpellata sulla dispersione tra i banchi, in aumento in Campania. «Siamo il primo presidio, ma da soli non ce la facciamo», avvisa. «Bisogna fare rete con altre istituzioni».
In chiusura, Clemente ribadisce l'impegno dell'amministrazione comunale. Il sottosegretario pensa a obiettivi di «immediata realizzazione». Una possibilità, ragiona, «per mettere in comunicazione le tante energie positive è il progetto di tutore volontario per i minorenni stranieri, che conta già 700 adesioni solo a Roma». La squadra calcio del rione Salicelle, ad Afragola, che utilizza gli spazi dell'ex motorizzazione, è «un altro presidio sul territorio». Più «oratori pubblici» sono decisivi: «Serve unire le due città, non acuire il solco della separazione», conclude Migliore.

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