Napoli, la mamma respinta dalla clinica e Marta nasce in casa con il papà

Napoli, la mamma respinta dalla clinica e Marta nasce in casa con il papà
di Francesca Mari
Venerdì 24 Maggio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 20:56
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Il primo vagito lo ha raccolto il suo papà. Che l'ha presa tra le braccia, per la prima volta, nel piatto doccia del bagno di casa, nel centro di Ercolano. È lì che è nata lunedì notte Marta D'Acunzo: a farla venire al mondo suo padre Mario. Che di mestiere non fa il ginecologo né l'ostetrico, ma l'ingegnere informatico. La moglie, Carmela Iengo, 32 anni, ci aveva provato fin dalle prime ore del mattino a dire ai medici che la sua piccola stava per nascere. Ma niente. Per due volte era stata visitata e dimessa, quel lunedì, dalla clinica Villa Betania di Ponticelli, riconosciuta come eccellenza sanitaria regionale per Ostetricia e Ginecologia e scelta dalla coppia per far nascere in tutta sicurezza la loro prima figlia.

E invece?
«Invece - racconta l'ingegnere ostetrico «ad honorem» Mario, 35 anni, finalmente sorridente dopo ore di tensione - Marta, che secondo i calcoli doveva nascere l'8 giugno, è andata di fretta. In mattinata Carmela avvertiva dolori strani, così siamo andati prima all'Asl di Ercolano e poi alla clinica. Erano le 9.30 circa. Al blocco travaglio-parto l'hanno visitata e le hanno fatto un'ecografia. Tutto regolare - ci hanno detto - sono contrazioni di preparazione. Io l'ho riaccompagnata a casa e sono andato anche al lavoro: non avrei mai immaginato ciò che sarebbe accaduto da lì a qualche ora».
 
Al lavoro era tranquillo?

«Sì, anche perché mia moglie non mi ha chiamato per lamentarsi. Sono tornato a casa alle 18 e lei ha fatto il bagno. Poi però ha perso del liquido, e le contrazioni sono aumentate di frequenza, una ogni quattro minuti: le abbiamo cronometrate. Poiché i dolori incalzavano siamo andati di nuovo in clinica: erano le 21 circa. Qui dopo eco e tracciato le è stato detto che aveva solo perso il tappo mucoso, ma non le si erano rotte le acque, così la dottoressa Ilaria Iannicelli ci ha dimesso con la medesima diagnosi della mattina. Le ostetriche hanno persino detto a mia moglie, la quale sentiva l'istinto di spingere e respirava come le hanno insegnato al corso pre parto, che si sbagliava».

Quindi eravate tranquilli?
«Non proprio, ma che potevamo fare? Siamo arrivati a casa verso le 23.15, mia moglie già in auto si lamentava. Poi lei si è messa comoda ed è andata in bagno: sentiva l'istinto di spingere. Io ero nell'altra stanza, mi ha chiamato e sono corso da lei, si è alzata in piedi e le si sono rotte le acque. Quando ho visto il liquido e la chiazza di sangue sul pavimento ho capito che stava per nascere mia figlia».

Cosa ha fatto allora?
«Ho cercato di mantenere la lucidità e di avere sangue freddo: stava per nascere mia figlia e non potevo cedere al panico. Abbiamo visto la testolina, così io ho detto a mia moglie di sistemarsi nella vasca ma lei ha preferito mettersi nel piatto doccia, accovacciata. Mi ha detto di chiamare subito il 118, l'ho fatto. Poi lei ha continuato a spingere, ed io ero lì davanti con le mani protese. Dopo tre spinte Marta è venuta alla luce, era mezzanotte e venti, le ho tolto il cordone ombelicale attorcigliato allo sterno e l'ho presa in braccio. Lì ha pianto per la prima volta. Poi l'ho sistemata sul petto della madre, che intanto aveva tolto la maglietta. Ed ho atteso i soccorsi».

Nessuna paura?
«Certo, tanta, quando temevo per la salute di entrambe. Poi ho sentito Marta piangere e mia moglie rassicurarmi e ho tirato un sospiro di sollievo. Quando sono arrivati i soccorsi il medico ha tagliato il cordone e madre e figlia sono state portate all'ospedale San Leonardo di Castellammare dove sono tuttora ricoverate, fuori pericolo».

Si è più sentito con i medici di Villa Betania?
«No, ma stiamo cercando di capire se ci sono gli estremi per una denuncia. Ciò che crediamo è che mia moglie sia stata liquidata con troppa facilità. La sera è stata dimessa alle 23 circa, e dopo un'ora ha partorito, bastava che la trattenessero un po' di più. Se faremo qualcosa è perché non accada in futuro ad altre coppie, perché ci è andata bene ma poteva accadere il peggio».

A chi ha raccontato questa esperienza? Cosa le hanno detto?
«Per ora lo sanno pochi parenti e amici, siamo ancora tutti sotto choc. Io non dimenticherò mai i fotogrammi di quegli istanti. I miei colleghi mi hanno detto che loro, al mio posto, sarebbero svenuti».

Marta è il primo caso di parto in casa da oltre 20 anni a questa parte, ieri il sindaco Ciro Buonajuto è andato a trovare la famiglia in ospedale promettendo un premio per questa «neonata speciale». «Immagino che un giorno, quando ci troveremo io e Marta in bagno - dice commossa mamma Carmela - le racconterò con molta semplicità che è nata proprio lì. Non so se è stata bravura nostra o una mano dal cielo, so che mio marito è stato straordinario e che l'amore è la risposta ad ogni cosa».
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