Napoli, la cricca dei permessi falsi: il trucco della residenza nel cimitero di Poggioreale

Napoli, la cricca dei permessi falsi: il trucco della residenza nel cimitero di Poggioreale
di Viviana Lanza
Venerdì 24 Maggio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 11:03
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Grazie a loro non esistevano filtri e chiunque avesse un po' di soldi da spendere poteva avere un permesso di soggiorno e «tornarsene a casa tranquillo». Con questo sistema (illecito) «nazioni intere sono entrate» per dirla con le parole di alcuni degli indagati. Centoquaranta pratiche per l'intermediario algerino, oltre 200 per quello cinese, 330 per il complice che riusciva anche a piazzare false residenze, addirittura con ll'indirizzo del cimitero di Poggioreale. Non c'è un totale delle pratiche, e sembra non essersi un limite alla capacità degli indagati di spingersi dentro l'affare dei permessi di soggiorno rilasciati dietro pagamento di mazzette.
 
Faycal Kheirallah per gli inquirenti è uno degli intermediari in affari con i poliziotti indagati. È aprile 2018 quando si scopre che Faycall ha un complice nel Comune di Napoli e con lui è riuscito a fornire certificati di residenza fittizi a circa 330 richiedenti il permesso di soggiorno, indicando come indirizzo via Santa Maria del Pianto. Sì, proprio il cimitero di Napoli. Si trattava per lo più di richiedenti che non si trovavano in Italia, ma in Francia e Germania. E c'è un'intercettazione in cui il bluff delle false residenze viene svelato. È Mounir Grine, altro intermediario, che lo racconta alla moglie: «Via Santa Maria...tutti quanti al cimitero...più di trecentotrenta se non sbaglio...ora lo stanno cercando più di 60 persone a Napoli». Ed è sempre lui a rassicurare un tunisino, che lo contatta per i permessi di soggiorno per sé e la famiglia (moglie e due figli piccoli) ma non vuole più rischiare di essere truffato: «Io ti farò la residenza da un amico che ha una casa pulita - gli dice Grine - non ti farò una residenza con l'indirizzo di un cimitero come quella che ti hanno fatto quei ragazzi che ti hanno preso in giro, mi stai capendo?... E ti voglio rappresentare il fatto della Prefettura e della Questura che io non ho difficoltà in entrambi gli uffici a sistemarti per tutto quello che vuoi tu, sia per il ritiro che per altro...».

Di fronte alla prospettiva di Sergio Repola, poliziotto solo indagato, di andare in pensione nel 2020, prima del termine previsto, Spinosa e i suoi complici si attivano per convincerlo a cambiare idea. Emerge dall'inchiesta. Gli propongono un aumento dei compensi, aggiungendo ai beni in natura (buoni benzina e merce varia) con cui l'avrebbero ricompensato fino a quel momento anche 100 euro per ogni pratica evasa. Perché lui, dicono nelle conversazioni intercettate, consente «il grosso del guadagno» in quanto «mette i visti alla firma». E perché in programma ci sono 200 nuove istanze, tutte retribuite, garantite da Michele il cinese e con le quali si prevede di aumentare anche la tariffa base: «Una cinquanta euro in più ce la prendiamo sempre». Del resto poi, a leggere i discorsi intercettati, quando era in servizio quel poliziotto gli affari del gruppo filavano lisci, tanto che a maggio 2018, in occasione di un suo momentaneo rientro in servizio, i membri della cricca riuscirono a incrementare notevolmente le richieste da evadere. Capitava che sorgeva un intoppo, che spuntavano un precedente giudiziario o un carico pendente a sorpresa, che mancava la residenza, che servivano le impronte digitali. Insomma, per portare a termine le pratiche e consegnare ai «clienti» stranieri il permesso di soggiorno, spesso bisognava approntare all'istante una strategia, un piano B. Vincenzo Spinosa, secondo le accuse degli inquirenti, aveva sempre una soluzione, suggerendo le modalità per eludere controlli o per «aggiustare» eventuali carenze istruttorie. E a volte il rimedio era più semplice del previsto: «Tu fagli fare la parte del fesso... Fagli prendere un altro numero e andare a un altro sportello...».

Salim Fourati, Samuele o Zaito per gli amici della cricca, è uno degli intermediari che procura molti clienti ma si fa pagare di più, anche 700 euro a pratica. È lui, secondo gli inquirenti, a curare anche le procedure per il rilascio di permessi di soggiorno ad alcune persone sospettate di terrorismo internazionale. Un esempio è la pratica 74, relativa a un soggetto ritenuto estremamente pericoloso, attenzionato come sospetto terrorista. Enzo gli consiglia di «togliersi di mezzo» e di essere cauto nel parlare con lui al telefono. «Passam nu guai tutt quant, è pericoloso, hai capito?.... nun l'mamma fa chiu, sono terroristi» dice Spinosa. Non è un mistero che una delle risorse principali per i terroristi sono i documenti da avere a disposizione e che le cellule terroristiche ne hanno bisogno per comunicare e far muovere i loro uomini da un paese all'altro. Si sa quanto labile può essere il confine con il terrorismo. E forse questo è uno dei casi in cui la cricca si accorge di essersi spinta oltre.
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