Napoli. Giudice di pace, zero controlli: ecco com'è facile violare le aule

Napoli. Giudice di pace, zero controlli: ecco com'è facile violare le aule
di Paolo Barbuto
Venerdì 22 Luglio 2016, 09:55 - Ultimo agg. 23 Luglio, 14:11
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Ex caserma Garibaldi, ufficio del Giudice di Pace. «Buongiorno» sorride una donna piccolina in attesa dell'ascensore. Sarà l'unica persona che si accorgerà della nostra presenza in una lunga mattinata trascorsa all'interno della struttura.

Abbiamo varcato l'ingresso senza che nessuno ci chiedesse chi eravamo, abbiamo sfogliato faldoni, aperto cassetti con i fascicoli, siamo entrati in tutte le aule, abbiamo abbandonato uno zaino che avrebbe potuto contenere un ordigno, siamo usciti e rientrati per farci notare, siamo tornati a riprendere lo zaino del quale per più di un'ora nessuno si è accorto. Insomma, lì dentro in un qualunque giorno della settimana, chiunque può entrare e fare quel che vuole. 


Abbiamo scelto di proposito un giorno in cui non c'erano udienze: non volevamo nasconderci nella massa di persone che si riversa in quella struttura. Noi desideravamo essere notati, fermati, controllati e, magari, spediti fuori in malo modo. Non ci siamo riusciti Oggi, invece, le udienze ci saranno. In una giornata-tipo della vita degli uffici del giudice di Pace, quando ci sono udienze si alternano tra le otto e le diecimila persone, una folla immensa: se fossimo stati malintenzionati attentatori, avremmo potuto organizzare con cura la nostra azione, preparare tutto per il giorno successivo e poi andare via indisturbati, con la certezza che l'azione sarebbe andata a buon fine.

Al cancello di ingresso l'unica presenza di uomini in divisa. Sulla destra, nel casotto, si intravede un poliziotto, nel piazzale un uomo con la maglia della polizia municipale. Né l'uno né l'altro sembrano interessati alla nostra presenza: passiamo indisturbati chiacchierando e ci avviamo all'interno. Ascensore, piano secondo dove c'è il ruolo generale e dove c'è più possibilità di incontrare persone anche in un giorno senza udienze. Vero, c'è qualcuno, una piccola folla di avvocati indaffarati in attesa di documenti, ma anche a loro la nostra presenza sembra naturale.
All'inizio con un po' di tentennamento ci siamo infilati in un'aula, poi nella seguente, poi in quella successiva. Dopo un po' il tentennamento è sparito: chiunque ci incontrava sul suo cammino considerava naturale che fossimo lì. Prima sosta in una aula di udienza a caso, tanto sono tutte uguali tranne quella in cui un giudice di pace disperato ha lasciato un messaggio (lo leggete qui a sinistra) chiedendo per favore di non portargli via sedia e scrivania. All'inizio pensavamo di abbandonare uno zaino in uno degli armadietti: in ogni luogo pubblico una borsa abbandonata fa scattare allarmi, soprattutto in un momento di tensione per il terrorismo come quello attuale. Poi ci siamo resi conto che la sorveglianza era troppo blanda e abbiamo optato per un «abbandono» più visibile; l'abbiamo lasciato in bella vista su una scrivania e siamo rimasti in appostamento per più di un'ora (avremmo subito spiegato che era nostro) prima di andare mestamente a riprenderlo perché nessuno s'è accorto del pericolo.

Nel nostro girovagare indisturbati fra le aule abbiamo intercettato molti fascicoli lasciati sulle scrivanie o appoggiati in armadietti aperti e incustoditi, avremmo potuto farli sparire o semplicemente andare a curiosare nei fatti legali di un nostro concittadino. Nel tentativo di farci scoprire abbiamo anche osato di più: ci siamo imbattuti in una grossa cassettiera di ferro al centro di un corridoio e abbiamo iniziato a spulciare tra i fascicoli. Niente di niente, nessuno ci ha chiesto cosa facevamo e perché.

All’ultimo piano della ex caserma Garibaldi c’è un’aula del Giudice di Pace che è una meraviglia: è stata ricavata dentro una delle due antiche torri della struttura. Ha una spettacolare forma circolare ed è sovrastata da archi a sesto acuto che probabilmente sono antichi quanto l’edificio. Lì dentro tantissime scrivanie perché l’aula è condivisa da molti giudici di pace. E siccome quella meravigliosa aula si trova all’ultimo piano, in fondo a un corridoio, lì non ci arriva proprio nessuno: troppo facile rimanere a lungo lì dentro, troppo facile ipotizzare di nascondere qualcosa.
Lungo la via d’uscita un carrello abbandonato attira la nostra attenzione: è colmo di scatole nelle quali sono conservati timbri ufficiali del tribunale. Potremmo prendere qualcuno, potremmo prenderli anche tutti per poi creare ad arte documenti falsi con timbri ufficiali.

L’ultimo sussulto arriva da un cortile laterale. È ridotto a un immondezzaio sul quale galleggiano atti legali, ma lì dentro chi volete che se ne accorga?

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