Napoli, «Sei dipendenti su 10 della
motorizzazione hanno guai con la giustizia»

Napoli, «Sei dipendenti su 10 della motorizzazione hanno guai con la giustizia»
Mercoledì 7 Dicembre 2016, 13:19 - Ultimo agg. 13:21
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Sì ad ogni azione di contrasto «del malaffare e della corruzione» ma non si dia il via «ad una caccia alle streghe». Vincenzo Monfrecola, segretario regionale della Ugl Funzione Pubblica della Campania commenta così la notizia relativa a sei dipendenti della Motorizzazione civile di Napoli su 10 che hanno guai con la giustizia.

Il dato è contenuto in un rapporto del ministero dei Trasporti finito sul tavolo dell'Autorità anticorruzione di Cantone.

Il dossier - di cui riferisce il Corriere della Sera - ricostruisce la situazione nell'ufficio e sottolinea che «solo il 40% di personale in servizio risulta oggi privo di pendenza e/o denuncia». In particolare, in un allegato si elencano i nomi dei dipendenti in qualche modo interessati da procedimenti disciplinari o penali. Secondo quanto riferito dal dossier, nonostante una serie di precauzioni «emergono ancora attività fraudolente dei dipendenti e numerosi esposti anonimi che segnalano al nuovo dirigente situazioni sulle quali è necessario fare chiarezza».


Al momento sono in corso tre procedimenti di altrettante Procure.
Tra gli accertamenti, la revisione dell'autobus che nel luglio del 2013 finì in un viadotto nell'Avellinese provocando la morte di 40 persone, irregolarità in esami di guida o nelle revisioni di veicoli. «Sei dipendenti su 10 della Motorizzazione di Napoli sono nei guai con la giustizia? Non è la prima volta - sostiene Monfrecola - che in quell'ufficio qualcuno viene accusato di reati per poi risultare innocente. Quindi chiediamo che non si faccia di tutta un erba un fascio». Il responsabile della Funzione Pubblica della Ugl Campania ribadisce dunque «il pieno sostegno ad ogni iniziativa, anche giudiziaria, tesa a colpire il malaffare e la corruzione ma - continua - attenzione a non incominciare la caccia alle streghe che tendono solo a criminalizzare indiscriminatamente una categoria di lavoratori già a lungo bersagliata».
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