Napoli, il business dei quadri falsi: croste vendute come capolavori. ​Tredici indagati per ricettazione

Napoli, il business dei quadri falsi: croste vendute come capolavori. Tredici indagati per ricettazione
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 18 Gennaio 2018, 23:00 - Ultimo agg. 19 Gennaio, 14:38
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Quadri d’autore costati un occhio ed esposti in bella mostra nei salotti di casa, all’interno dei propri studi professionali, magari regalati a Natale come cimeli da tenere sotto chiave. Quadri d’autore che si sono invece rivelati delle croste, quasi a dispetto di stime e valutazioni di professionisti del ramo, che hanno garantito per la autenticità dell’opera. È in questo scenario che si sono mossi i carabinieri del nucleo tutela patrimonio artistico, nel corso di un’indagine che sta creando scompiglio nel mondo della cultura e dell’arte contemporanea, in una sorta di giochi di rimandi e responsabilità tra soggetti indagati e potenziali parti offese.

Indagine in gran parte sotto traccia, c’è una doppia svolta investigativa firmata dai pm Converso e Orlando: da un lato vengono notificati tredici provvedimenti di sequestro a carico di professionisti e consulenti in materia di pittura contemporanea; dall’altro, invece, sono state notificate decine di ordini di esibizione a carico di potenziali parte offese, parliamo di professionisti napoletani e non solo, che potrebbero possedere opere false a loro insaputa: si tratta, in questo secondo versante investigativo, di acquirenti ignari di aver comprato delle croste, che potrebbero possedere opere fasulle, ma anche contratti di acquisto e consulenze espresse da case d’asta o singoli specialisti.
Sopralluoghi dell’arma in dimore private a Posillipo e al Vomero, tra le parti offese di compravendite ritenute sospette spuntano i nomi di un magistrato in pensione, di medici e accorsati uomini d’affari. Ricettazione e false attestazioni sono le accuse della Procura di Napoli. A voler sfogliare il decreto di perquisizione e sequestro non mancano nomi illustri del mondo culturale napoletano. Tra gli indagati anche Eduardo Cicelyn, giornalista e animatore culturale, che è stato raggiunto dal sopralluogo dei carabinieri in quanto titolare della Galleria d’Arte moderna denominata «Casa madre».

Cicelyn deve difendersi dall’accusa di aver favorito la mediazione tra l’amico medico Antonio Melis (anche quest’ultimo tra i perquisiti) e un privato cittadino che ha acquistato un disegno di Dorazio. Una vicenda che va raccontata a partire da una premessa: un decreto di perquisizione non va considerato come una sentenza di condanna, ma è un mezzo di ricerca di una prova, serve a verificare un’ipotesi investigativa. Siamo in una fase iniziale delle indagini, tutti i professionisti indagati vanno considerati innocenti e potranno fornire la propria versione in questa storia, anche alla luce di un principio: non può essere un avviso di garanzia a macchiare la credibilità di un consulente o di un gallerista che proprio sulla propria professionalità ha costruito la propria carriera. Fatto sta che oltre a Cicelyn, ci sono altri indagati: si tratta di Antonio Abbruzzese, Andrea Attena, Giulio Di Sotto, Antonio Lanza, Antonio Molis, Alfredo Pozone, Vincenzo Morra, (titolare della casa d’aste denominata Morra arte studio), Gaetano Picillo, Cesare Corbara, Espedito Iaccarino, Francesco Mazzei, Lorenzo Maugeri (residente a Catania). 

 
Verifiche in corso, si parte da una serie di denunce indirizzate ai carabinieri in questi mesi, l’inchiesta punta a verificare acquisti che vanno dal 2014 al 2017. Militari a caccia di mail, contratti, bozze di consulenza, attestati, oltre a lavorare sulle opere ritenute taroccate. Tra le parti offese, spuntano anche due case d’asta, una di Napoli e l’altra di Roma, che avrebbero acquistato opere ritenendole originali, a dimostrazione dell’alto livello di sofisticazione raggiunto in questa storia. Stando a quanto emerge dal ristretto riserbo investigativo, la Procura di Napoli indaga su opere che vanno dall’Ottocento al periodo contemporaneo, con una particolare preferenza su autori del calibro di Guttuso, De Chirico, Rotella, Schifano. Ma entriamo nel merito delle indagini. Possibile che alcune perquisizioni scattate in questi giorni siano state provocate da una serie di intercettazioni, possibile anche che il coinvolgimento di alcuni professionisti sia soltanto spurio ed estraneo alle accuse oggi al vaglio degli inquirenti. Fatto sta che la Procura parte da una ipotesi centrale: a Napoli sarebbe stato operativo per alcuni anni un laboratorio in grado di unire talenti e contributi differenti. Una sorta di gabinetto scientifico all’interno del quale sarebbero stati falsificati alcuni falsi d’autore. Non si tratterebbe di croste grossolane, ma di lavori degni di rilievo, a giudicare dalla stima delle stesse opere, ma anche dal fatto che i quadri erano destinati ad intenditori, gente dal palato fino. 
Verifiche in corso, la Procura di Napoli punta a fare chiarezza, a partire dall’analisi di computer e mail, contratti e attestati finora rinvenuti, ma anche dallo screening di quei quadri comprati a caro prezzo ed esposti in dimore e studi privati da professionisti ignari di essere stati truffati. 

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