Napoli. Il nuovo direttore dell'Osservatorio: «I vulcani sono sotto controllo,
ma la città non li sottovaluti»

Napoli. Il nuovo direttore dell'Osservatorio: «I vulcani sono sotto controllo, ma la città non li sottovaluti»
di Paolo Barbuto
Sabato 10 Settembre 2016, 13:25 - Ultimo agg. 15:12
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Pronuncia due parole, Osservatorio Vesuviano, e gli occhi le si illuminano: Francesca Bianco ne parla come se raccontasse la storia della sua casa, della sua famiglia e lo fa con passione, con amore. Qui ha vissuto per intero la sua intensa vita professionale e da qualche giorno è stata nominata al vertice dell'Osservatorio. Jeans, t-shirt fucsia che richiama la banda laterale delle sneakers, parole a mitraglia con qualche sosta «se uso termini troppo tecnici me lo dica», saluti affettuosi a ogni collega che incontra. La prima domanda è d'obbligo: sette mesi di commissariamento con il Consiglio di Amministrazione che ha sollevato il precedente direttore per «ripristinare lo stato di benessere tra il personale», ma era davvero così invivibile questo posto? Francesca Bianco sorride dolce: «Questo argomento è delicato ed è materia di una contesa giudiziaria. Possiamo riparlarne quando la vicenda legale sarà conclusa?».

D'accordo, però dopo il lungo commissariamento diciamo che finalmente l'Osservatorio riprende la sua vita naturale.
«Guardi che anche nei giorni di burrasca il lavoro qui non s'è mai fermato. Abbiamo un compito delicato, tutti sappiamo che nulla può distrarci, ed è stato così anche durante i giorni delicati che questa struttura ha vissuto negli ultimi mesi».

Sul tavolo del nuovo direttore dell'Osservatorio Vesuviano ci sono sicuramente due questioni delicate: la vicenda delle trivellazioni e il «caso» dei piani di evacuazione dalle zone rosse.
«Partiamo dalle trivellazioni. Io sono assolutamente d'accordo con quelle effettuate a scopo scientifico: sono eseguite da esperti e scienziati, sono necessarie per comprendere cosa accade in profondità».

E le trivellazioni per lo sfruttamento dell'energia geotermica?
«Non sono contraria di principio. Anzi penso che andare in cerca di energie alternative sia utile, però queste trivellazioni vanno effettuate nel luogo giusto e sempre con la consulenza di esperti».

Sul fronte dei piani di evacuazione, invece come siamo messi?
«Beh, il nostro ruolo prevede solo la comunicazione dei dati e la consulenza scientifica. Non spetta a noi realizzare i piani di fuga dalle zone rosse, quello è un compito che tocca alle autorità, alla Protezione Civile».

E voi fornite la vostra consulenza alle autorità?
«In maniera metodica, puntuale. In questa struttura non si smette mai di lavorare, i turni coprono 24 ore, compresi i giorni di festa: ogni segnale che registriamo viene analizzato, verificato, conservato. Nulla sfugge allo staff di scienziati e tecnici dell' Osservatorio Vesuviano. Questa è una squadra di altissimo livello: vengono studiosi da ogni parte del mondo per imparare dal nostro lavoro».

Ci dice qual è lo stato di salute, e di pericolosità, dei nostri vulcani?
«Innanzitutto dico che si tratta dei due vulcani più belli del nostro Pianeta. Il Vesuvio è il compagno di vita di ogni napoletano, quel profilo si vede da ogni parte della città, impossibile non guardarlo almeno una volta al giorno. Ecco, è un compagno di vita che può creare problemi».

Mica ci dirà che dobbiamo allarmarci?
«No, per carità. Mi riferisco alle eruzioni del passato e prevengo la sua domanda. Una nuova eruzione non è alle viste: monitoriamo costantemente il Vesuvio e attualmente il livello di attenzione è quello verde, cioè il più basso»

E i Campi Flegrei?
«La situazione è diversa, quasi nessuno pensa che quello è un vulcano ancora attivo. Quando il bradisismo si fa sentire scatta un allarme, ma poi le persone dimenticano».

Ed è un bene dimenticare?
«Ovviamente no. Anche perché i Campi Flegrei sono sotto costante monitoraggio dal 2012 quando abbiamo iniziato a registrare piccoli segnali di attività. Anche in questo caso ribadisco che non ci sono allarmi in corso anche se per i Campi Flegrei il livello di attenzione è giallo, di poco superiore alla normalità».

Direttore Bianco, ci dia una mano a capire questa storia dei colori. Cosa significano?
«Allora, il livello verde significa che è tutto tranquillo, poi c'è il giallo che segnala una modestissima attività, dopo si passa all'arancione e infine al rosso. Insomma, qui da noi è tutto tranquillo, per piacere lo faccia capire bene».

Ma se lei abitasse alle pendici del Vesuvio o nella zona rossa dei Campi Flegrei, starebbe tranquilla?
«Questo è un discorso diverso. Tutti noi dobbiamo ricordare che si tratta di vulcani ancora attivi e anche se non ci sono allarmi imminenti, vanno guardati con rispetto e anche con un po' di sospetto».

I suoi messaggi sono contrastanti...
«Ma no, è molto semplice. Io credo che sia necessario ricordare sempre che i vulcani non sono spenti perché le persone tendono a dimenticarlo: il Vesuvio l'ultima volta si è manifestato durante la seconda guerra mondiale, i Campi Flegrei nel 1500, così il tempo ha cancellato dalla memoria collettiva la pericolosità dei nostri scomodi compagni di vita».

Ma insomma, dobbiamo sentirci tranquilli o preoccupati?
«Noi dell'Osservatorio Vesuviano siamo sentinelle instancabili: osserviamo i movimenti e sentiamo il respiro dei vulcani, pronti a segnalare ogni dettaglio.

Però ognuno, dalle autorità ai semplici cittadini, deve essere in grado di dare il suo contributo. Siamo certi che non accadrà nulla, ma se dovesse succedere qualcosa ognuno dovrà sapere cosa fare».

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