Napoli, Van Gogh rubati, ai domiciliari
il broker della cocaina | Video

Napoli, Van Gogh rubati, ai domiciliari il broker della cocaina | Video
di Daniela De Crescenzo
Domenica 4 Dicembre 2016, 09:28 - Ultimo agg. 09:33
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Ha ottenuto i domiciliari l'uomo dei Van Gogh. Da una ventina di giorni è uscito dal carcere Mario Cerrone, socio di Raffaele Imperiale, il broker della droga che è riuscito a far arrivare sulle piazze di spaccio gestite di Scampia duemila tonnellate di cocaina all'anno. I due che, per comune ammissione, hanno «lavorato» insieme per quasi venti anni, il 30 settembre hanno consegnato alla Dda di Napoli dipinti del pittore olandese rubati nel 2002 al Van Gogh Museum di Amsterdam: «La spiaggia di Scheveningen durante un temporale» dell'agosto 1882 e «Lasciando la congregazione della chiesa riformata di Nuenen» che risale invece al 1884. Il secondo dipinto è particolarmente prezioso perché non esistono né schizzi né bozzetti.


Nella memoria consegnata ai magistrati, Imperiale ha spiegato di aver acquistato i quadri nello stesso anno in cui erano spariti e di averli pagati con cinque rate da un milione l'una utilizzando i soldi prelevati dalla cassa che gestiva insieme a Cerrone e a Raffaele Amato. I dipinti sono ora sotto sequestro e restano custoditi dalla Guardia di Finanzia. Dovranno poi essere consegnati al legittimo proprietario: il museo Van Gogh. La speranza è che possano essere mostrati ai napoletani prima di tornare in Olanda. Ma dall'ambasciata olandese sono cauti e spiegano che è difficile fare ipotesi fino a quando gli oli resteranno sotto la tutela della magistratura italiana. I tempi della giustizia, però, in questo caso non si prospettano lunghissimi. Per Cerrone si terrà anche l'udienza preliminare del processo che si svolgerà con il rito abbreviato. Subito dopo dovrebbe esserci anche l'udienza che riguarderà Imperiale. I due erano stati colpiti da un mandato di cattura nel gennaio del 2015 insieme ad altre 9 persone, alcune delle quali scarcerate subito dopo. Imperiale, però, si è sottratto alla cattura: da anni si è trasferito a Dubai dove la sua famiglia ha vissuto a lungo nell'hotel Burj Al Arab di Dubai, dove ha abitato in una suite che gli è costata quasi un milione di euro all'anno e dove frequenta il jet set della località turistica investendo anche in complessi residenziali di gran lusso.

Al momento la richiesta di estradizione avanzata agli Emirati è rimasta senza risposta, ma il trafficante ha deciso di rendersi processabile nominando un difensore, l'avvocato Maurizio Frizzi di Genova, lo stesso del socio e di alcuni esponenti del clan Amato. Cerrone, invece, era stato arrestato a gennaio. Entrambi hanno sostenuto di aver fatto da tramite tra il trafficante olandese Rik Van de Bunt e il clan Amato, del quale sarebbero poi diventati soci. Rick il Biondo era uno stoccatore di cocaina con il quale Imperiale era venuto in contatto ad Amsterdam dove gestiva un coffee shop che, a suo dire, gli avrebbe fruttato 200mila euro all'anno. Ovviamente bruscolini rispetto alle cifre incassate inondando Napoli e dintorni di cocaina. Spiega Imperiale nella sua memoria che solitamente il lavoro di mediazione viene compensato con lo 0,5 per cento del valore della merce trattata (in questo caso cocaina) ma che a lui e a Cerrone, il Biondo, riconosceva il 2 per cento. Perciò l'uccisione dell'olandese, avvenuta in Spagna proprio alla vigilia della sua consegna alle autorità italiane, fu per la ditta Cerrone-Imperiale un duro colpo. Il broker della coca esclude rapporti diretti con i narcotrafficanti del Centroamerica anche se uno dei suoi soci, Vincenzo Aprea, è stato fotografato in Equador e in Perù con il trafficante Miguel Penaranda poi diventato collaboratore della Dea.


Imperiale, dal canto suo, spiega: «Per circa un anno, un anno e mezzo riuscimmo ad ovviare (alla mancanza di forniture, ndr) utilizzando tal Frank, braccio destro di Rick.
Si trattava di una persona non altrettanto corretta e per questo i rapporti con lui si interruppero nel 2010». Una frattura che provocò una serie di ripercussioni a Scampia e dintorni: a Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano, socio di Lello Amato, era stato promesso un carico di 150 chili di polvere bianca, ma gliene arrivarono solo 50. Riccio e i suoi lo interpretarono come un segnale di ostilità e seguirono mesi di raid e di uccisioni. Invece, almeno a sentire Imperiale, quella droga non c'era perché erano venuti a mancare i fornitori. Le attività della società, quindi, secondo Imperiale, cessarono nel 2011 quando lui si era già trasferito in Spagna per poi volare qualche anno dopo verso gli Emirati. E allora, chi ha rifornito le piazze di Napoli e dintorni negli ultimi cinque anni? Una domanda a cui dovranno rispondere gli investigatori. Perché, è chiaro, finché c'è coca c'è danaro e per il danaro si ammazza.

 
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