Napoli, la farsa delle strade colabrodo
tra buche, disagi e tanti pericoli

Napoli, la farsa delle strade colabrodo tra buche, disagi e tanti pericoli
di Valerio Esca
Venerdì 19 Agosto 2016, 09:02 - Ultimo agg. 13:57
4 Minuti di Lettura
Lungomare, Vomero, Posillipo, Agnano, Fuorigrotta, Centro Storico. Quartieri diversi con un unico comun denominatore: il dissesto stradale. Il disastro si presenta poi nelle periferie: San Giovanni, Ponticelli, Scampia, Miano, Secondigliano. La città gruviera, nonostante il bel tempo, a Napoli non passa mai di moda. Colpisce democraticamente tutte le zone. E per quei napoletani rimasti in città, ai quali si aggiungono centinaia di turisti in bici, lo slalom è d’obbligo. È vero che ci sono intere arterie messe a nuovo, ma è altrettanto vero che ci sono alcuni assi viari trasformati nel tempo in vergognosi colabrodo. Da un lato ci sono le buche, che in alcune zone, come nel salotto buono della città tra Vomero e Posillipo, si susseguono a ritmo cadenzato. Ce n’è una ogni dieci metri. Dall’altro ci sono i rattoppi, asfalto vecchio misto al nuovo che lega insieme sampietrini, creando un origami ferale. Tra i palazzi del Seicento, gli arbusti aggrovigliati, qualche cumulo di spazzatura di troppo e il mare che bagna Napoli.

La palma d’oro se la contendono Posillipo (via Manzoni a parte) e le periferie Nord ed Est. Prima di entrare in via Manzoni, altezza rotonda, ecco la prima buca, bella profonda, con il porfido che grida vendetta. Gli automobilisti più attenti rallentano, scansano «il fosso» e passano oltre, quelli più distratti ci finiscono dentro. Via Manzoni scivola via, quasi interamente senza buche, anche se in alcuni punti si scorgono lingue di toppe sul fondo stradale. Cattivo segno. Appena ci si avvicina al Virgiliano bisogna tenersi forte, nonostante la cintura di sicurezza. Quando si svolta a destra in direzione del parco bisogna dire addio alle sospensioni. Un «Camel trophy», ma senza fuoristrada con ruote chiodate. Se si provasse a chiudere gli occhi sul vialone, si riuscirebbe addirittura ad immaginare le dune del deserto. Tra le radici degli alberi che spingono per fuoriuscire dal sottosuolo e le voragini, ormai maggiorenni, a stento si riesce a uscirne indenni. C’è anche chi, alla guida della propria auto, incuriosito dal fotografo intento a scattare istantanee del degrado, si accosta e dice: «Pubblicate tutto, così può darsi che dopo anni qualcuno cominci a pensare come recuperare questa strada, prima di farci rompere altre auto». Il 51enne è residente in via Boccaccio e non contento rilancia: «Abbiamo scritto non so quante volte al Comune, ci dicono che è colpa degli alberi. Solo che gli alberi ci sono in tutte le città del mondo e non ho mai visto una strada ridotta così». Chiuso il capitolo Virgiliano si va dritti verso via Coroglio, neanche il tempo di arrivare alla bocca della discesa, che affaccia sul meraviglioso panorama di Bagnoli, ecco un’altra buca. Poco distante un chiosco di bibite e generi alimentari. Ovviamente alla luce del giorno è più semplice schivare le insidie, ma di sera aumentano i rischi, soprattutto per i centauri. Basti ricordare che la bretella abbraccia la zona clou della movida flegrea, con tutte le discoteche poco distanti dal porticciolo di Nisida.

Alla volta di via nuova Agnano lo spettacolo è raccapricciante. Dislivelli del manto stradale, toppe, rattoppi e chi più ne ha più ne metta. Le vecchie buche riaperte sono ferite ancora sanguinanti e intanto al centro della strada si incontrano a distanza di un metro due «gran canyon». Le auto che circumnavigano le buche, nella migliore delle ipotesi, creano uno spostamento di detriti. Quei sassi di piccole dimensioni che si sono staccati dall’asfalto e gironzolano sulla carreggiata, sballottolati in tutte le direzioni. Via Scarfoglio, nota per essere la via delle concessionarie d’auto, non si fa trovare certo nel suo abito migliore. Le auto ballano a ritmo di samba, spostate a destra e sinistra, in base al livellamento della strada e ogni tanto spunta l’ennesimo fosso. A Fuorigrotta, via Diocleziano porta i segni delle ferite. Le buche riparate sembrano cerotti attaccati alla strada, a «imperitura memoria». A via Leopardi prima di imboccare il tunnel, direzione piazza Sannazaro, troviamo un altro fosso e per poco non ci finiamo dentro con la macchina. Poi ecco la buca che non ti aspetti, quella nel salotto della city. Ce ne sono due sistemate all’incrocio tra Lungomare, piazza della Repubblica e viale Dohrn. Due colpi al cuore. Al centro storico, via Monteoliveto, arteria principale che collega via Medina a piazza Dante, è una lunga distesa di sampietrini malandati, misti a vecchie «lingue» d’asfalto salvifiche, ma inguardabili. Ma non c’è zona che non sia infetta da questo malanno. Via Paisiello al Vomero, buca al centro strada; l’imbocco di corso San Giovanni idem, se si prosegue per Ponticelli meglio invocare qualche santo protettore delle buche. Ma fosse solo questo. Se ci si sposta nei quartieri che oggi l’amministrazione ha deciso di chiamare non periferie, ma «nuove centralità», c’è da mettersi le mani nei capelli. Andando verso Scampia, Miano, Secondigliano, Piscinola, Marianella lo spettacolo è indecente, quanto indecoroso. Uno slalom gigante senza fine. In auto o in motorino il risultato è lo stesso. Si saltella con gli ammortizzatori che gridano vendetta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA