Napoli. Le occasioni perdute nel cuore di Forcella: ecco perché la camorra è vincente

Napoli. Le occasioni perdute nel cuore di Forcella: ecco perché la camorra è vincente
di Pietro Treccagnoli
Sabato 9 Gennaio 2016, 11:42
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Forcella non è Scampia. A Forcella la Storia, la cultura, i musei, le chiese storiche, i teatri, gli ospedali, le università, non occorre portarli o creare ex-novo. Ci sono già, da secoli o da decenni. Forcella è socialmente una periferia, ma è nel cuore di Napoli e potenzialmente ha (ha avuto, potrebbe avere, chissà quando l'avrà) gli strumenti per diventare un polo turistico, attrattivo non solo per la leggenda nera, nata con la fama postbellica e contrabbandiera dei Giuliano. Forcella non è solo camorra e non è stata sempre e solo camorra. Castelcapuano, ex-sede del Tribunale è qua. Il teatro Trianon è qua. Il secolare ospedale Ascalesi è qua. E le magnifiche chiese di San Giorgio Maggiore, Sant'Agrippino, Sant'Agostino alla Zecca (in eterna ristrutturazione per i danni del terremoto del 1980), il Lazzaretto dell'Ospedale della Pace, il Caravaggio più bello del mondo al Pio Monte della Misericordia, il Museo di San Gennaro, la stessa Cattedrale con la Cappella del Tesoro, il Cippo (ovvero i resti delle mura greche), una sede dell'Orientale, ma pure l'affollatissima pizzeria Da Michele o uno dei templi popolari della pizza fritta, 'E Figliole, sono tutti qua attorno, stretti tra via Duomo, via dei Tribunali, via Pietro Colletta e il Rettifilo. Gran parte di questo patrimonio, che da solo potrebbe fare non un quartiere ma una città, restistuisce l'aspetto di una spiaggia ingombra di balene arenate, di occasioni perdute, di vittime della burocrazia.

Dopo la morte di Maikol Giuseppe Russo sono ricominciate, come da copione, le giaculatorie sul rione abbandonato, sulla necessità di creare una rete di investimenti sociali che affianchi la repressione della criminalità. Eppure basterebbe creare una sinergia dell'esistente, di tutto questo ben di Dio. Il colosso delle occasioni mancate è proprio Castelcapuano, l'ex-tribunale svuotato delle sue aule, dei suoi giudici e dei suoi avvocati. Ogni giorno arrivano turisti che chiedono di poterlo visitare, ma si devono accontentare di dare un'occhiata all'imponente facciata e al cortile. Off-limits le magnifiche sale e i preziosi archivi.

«Il progetto è farne un Museo delle Regole, una sorta di Città della Legge che faccia da pendant a Città della Scienza» spiega il presidente emerito della Corte d'Appello, Antonio Buonajuto, che presiede anche il Comitato scientifico della Fondazione Castelcapuano. «Si tratta si un'idea coerente con la storia dell'edificio. Si realizzerebbe un racconto multimediale attraverso codici antichi, moderni e contemporanei che culminerebbe con un memoriale delle vittime innocenti della camorra». Ora il castello voluto dai Normanni e trasformato in tribunale nel Cinquecento da Carlo V d'Asburgo (attualmente proprietà del Demanio) ospita l'Agenzia dei beni confiscati alla mafia e la Scuola per il personale amministrativo del ministero di Giustizia. Qui si tiene l'apertura dell'anno giudiziario e la Fondazione organizza concerti, mostre e presentazioni di libri. È in pratica utilizzato al dieci per cento. Da quando il Tribunale, che era frequentato quotidianamente da almeno sei-settemila persone, si è trasferito al Centro Direzionale, tutto l'indotto esterno è crollato. Si sta recuperando lentamente, ma il colpo d'occhio registra più saracinesche abbassate da anni e anni che locali aperti e illuminati.
Maikol ha trovato la morte proprio sotto il Trianon (a piazza Calenda), aperto nel 2002 e fermo dal maggio del 2014. Ribattezzato teatro del popolo e intitolato a Raffaele Viviani, nel suo periodo d'oro, quando la direzione artistica era affidata a Nino D'Angelo, era riuscito ad avere ben quattromila abbonamenti con una programmazione di 50 settimane su 52. Un record per il teatro pubblico campano. Funzionava, ma nella fase di start-up non aveva ancora accesso al Fus. Con il tempo, anche per gli estremi ritardi dei finanziamenti pubblici, i bilanci sono andati in sofferenza. La proprietà è attualmente del 72 per cento della Regione. Il resto è in mano alla Città metropolitana. A sentire le ultime dichiarazioni del consigliere culturale di Vincenzo De Luca, Sebastiano Maffettone, a ottobre dovrebbero cominciare i lavori per restituire agibilità al teatro. In pole position per la direzione potrebbe trovarsi di nuovo D'Angelo.

Forcella sfocia in via Duomo, la via dei musei e della Cattedrale, dove si sta lavorando a un brand comune che attiri i fiumi di turisti dei Decumani. Da quando è nato, nel 2003, il Museo di San Gennaro, ha collezionato successi di pubblico e d'immagine. Voluto dalla Deputazione del Tesoro, è diretto da Paolo Jorio che spiega: «Forcella si sta lentamente inserendo nello sviluppo turistico che arriva dal Centro antico e da via Duomo. Si deve fare ancora di più». Attorno al Museo in questi anni sono stati aperti quattro nuovi bar. «E la realizzazione della stazione del metrò a piazza Nicola Amore potrebbe dare la sterzata definitiva per tutta l'area» aggiunge. «Perché poi basta davvero poco per creare interesse. Per esempio, persino il murales di Jorit Agoch con il volto di san Gennaro, proprio all'imbocco di Forcella, è diventato a modo suo un attrattore». Anche la Biblioteca dedicata ad Annalisa Durante (nell'ex-cinema Bracco), con i suoi spazi pubblici ha smosso le acque.

Ma non si vive di solo turismo. La riqualificazione può passare pure attraverso la Sanità.

L'Ascalesi, proprio di fronte al Trianon, si sta trasformando. Dall'esterno sembra un edificio a metà strada tra rudere e cantiere. Proprio all'ingresso ci sono operai che lavorano sulle impalcature. L'ospedale punta a diventare un polo oncologico. Ci sono già i reparti di Radioterapia e Chirurgia. Sono previsti quelli di Oncologia medica e Oncoematologia. Già adesso, a Radioterapia, avvengono 50 trattamenti al giorno con pazienti che arrivano da Sorrento, dai paesi vesuviani, dalla provincia a Nord, dall'Aversano. «È un progetto forte» chiarisce Giustino Silvestro, responsabile di Radioterapia che da pioniere ha lasciato il Pascale per immergersi in una realtà tutta diversa. «Si punta proprio a decongestionare il Pascale e l'Università che attualmente hanno lunghi tempi d'attesa. Si farà cura e prevenzione». Ma è prevedibile una ricaduta economica e sociale su Forcella? «Si svilupperà inevitabilmente un indotto» aggiunge Silvestro «perché l'Ascalesi potrebbe diventare una risposta non solo per i malati campani, ma anche per quelli delle regioni vicini». E chissà che non riesca a dare una mano per estirpare pure il cancro della camorra.

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