Napoli, libero il figlio del padrino:
scarcerato Salvatore Di Lauro

Napoli, libero il figlio del padrino: scarcerato Salvatore Di Lauro
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 21 Giugno 2017, 10:02
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Non sono bastate alcune intercettazioni in cui compariva il suo presunto nomignolo. Non sono bastati quei riferimenti a o terremoto, il presunto alias con cui è conosciuto in certi ambienti criminali. Alla fine della lunga camera di consiglio, i giudici del Tribunale del Riesame hanno scarcerato Salvatore Di Lauro, uno dei figli del boss Paolo, meglio conosciuto a sua volta come Ciruzzo o milionario. Fatto sta che a distanza di una ventina di giorni dall'arresto di Salvatore Di Lauro, il Riesame cancella l'ordine di arresto che era stato chiesto e ottenuto dalla Dda di Napoli.
 


Era stato accusato di essere il capo e il promotore di una sorta di gruppo misto, nato dalle ceneri della Vannella Grassi, i famigerati girati di Secondigliano. Secondo la ricostruzione della Dda di Napoli, Salvatore Di Lauro avrebbe ripreso saldamente nelle proprie mani le redini dello spaccio, organizzando il clan dell'ex suo fedelissimo Antonio Mennetta, per poter gestire i traffici criminali alle porte di Napoli. Una ricostruzione che non ha sfondato dinanzi al Riesame. Difeso dai penalisti Antonio Abet e Vittorio Giaquinto, Salvatore Di Lauro lascia la cella e torna a casa. Immancabile il corollario di festeggiamenti - con tanto di fuochi di artificio nella Secondigliano vecchia - mentre i pm del pool anticamorra ora si apprestano a leggere le motivazioni in vista di un possibile ricorso per Cassazione.

Ma torniamo alle accuse vibrate dalla Procura di Napoli. Al centro dell'inchiesta quel riferimento a o terremoto, da intendere come soprannome affibbiato al figlio di Paolo Di Lauro. Agli atti anche una serie di intercettazioni in cui si faceva riferimento al suo presunto ruolo di nuovo regista dello spaccio. Non è bastato, tra trenta giorni le motivazioni, mentre ora le indagini fanno i conti con una sorta di spallata. Riflettori puntati in questa vicenda anche sul ruolo di due finanzieri, che sono stati accusati di essere a libro paga della camorra firmata Vannella Grassi. Sono ancora le intercettazioni e i verbali dei collaboratori di giustizia ad avere un peso in questa storia. Decisivo il lavoro svolto dagli agenti della squadra mobile del primo dirigente Luigi Rinella e del nucleo di polizia tributaria del comandante Giovanni Salerno, si indaga su infiltrazioni e accordi sotto banco. La camorra del clan Mennetta in affari con due ex esponenti dei baschi verdi, che avrebbero messo la propria divisa letteralmente a libro paga della camorra sanguinaria. Tanto che in una occasione, addirittura uno dei finanzieri si sarebbe messo al servizio del clan Mennetta per consumare l'omicidio di Giovanni Esposito, a sua volta legato al clan degli scissionisti. Un agguato ordito nel 2012, in cui un finanziere avrebbe messo in scena un controllo di polizia per stanare uno dei rivali della Vannella.

E agli atti non sono mancate sorprese. Addirittura per ordine dei boss della Vannella Grassi, il clan aveva creato una macchina della guardia di finanza finta, per poter realizzare un finto blitz di pg e arrestare Giovanni Esposito, che poi doveva morire di lì a poco. Un piano che era riuscito solo in parte, grazie alla prontezza di riflessi di una donna che riuscì a capire che quella operazione era una finzione, tanto da urlare e dare l'allarme.