Napoli, listopoli: la conferma dei due big
«Mola era il dominus delle liste»

Napoli, listopoli: la conferma dei due big «Mola era il dominus delle liste»
di Leandro Del Gaudio
Sabato 25 Febbraio 2017, 08:25 - Ultimo agg. 10:03
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Hanno confermato il sostegno che hanno dato a Valeria Valente, un sostegno che va ovviamente declinato sotto il profilo politico. E hanno confermato anche il contributo reso per la definizione dei nomi da inserire nella lista civica, tanto da indicare anche quelli che sono i loro candidati, ma non hanno saputo dire nulla in relazione ai falsi modelli di accettazione. E non è tutto. Nel corso della loro deposizione, hanno anche confermato (come per altro hanno fatto tutti i testi ascoltati), che chi coordinava lo staff elettorale era Gennaro Mola. Eccoli i due parlamentari, ecco il racconto reso da Leonardo Impegno e Marco Di Lello, ascoltati ieri nel corso dell'inchiesta sui candidati fantasma nella lista civica Napoli Vale.


Sono stati sentiti dai finanzieri del nucleo di polizia giudiziaria in forza alla Procura di Napoli, sotto il coordinamento del colonnello Luigi Del Vecchio, nel corso dell'inchiesta del pm Stefania Buda. Una ricostruzione del dietro le quinte, che scava nel lavoro dello staff elettorale. Tanto che in queste ore la Procura ha ampliato il ventaglio di nomi da ascoltare, possibili altre convocazioni nei prossimi giorni. Al momento, a distanza di un mese dall'inizio dello scandalo, il giallo resta in piedi. Irrisolto. Non è chiaro chi possa aver falsificato i modelli di accettazione delle candidature, quelli - come è ormai noto - che sono stati autenticati dal consigliere comunale del Pd Salvatore Madonna. Pagine scritte a penna, di cui nessuno si assume la responsabilità. Anzi. Nessuno sa chi possa essere stato a compilarle.


Una vicenda che resta al momento legata al confronto a distanza tra Mola e Madonna. Impossibile trovare una sintesi. Difeso dal penalista Carlo Di Casola, Madonna è stato chiaro: «È stato Mola a portarmi tredici schede da autenticare, la scrittura di quei modelli non mi appartiene. Io ho solo messo la firma». Versione respinta dal diretto interessato. Difeso dal penalista Bruno Von Arx, Mola dal canto suo non ha lasciato spazio a concessioni: «Non ho portato io quei modelli a Madonna, la sua ricostruzione è falsa». Dunque? Venerdì scorso il blitz nello studio di Mola, la finanza a caccia di alcuni documenti. Cosa cercavano? Puntavano ad agende, taccuini, insomma a qualsiasi appunto scritto da cui trarre esempi dello stile di scrittura dello stesso Gennaro Mola. Insomma, al di là del «saggio» lasciato dall'ex assessore comunale nel corso del suo interrogatorio, ci sono altri pezzi di carta che vanno analizzati. Ed è da questo primo spulcio che sta emergendo un'ipotesi da mettere a fuoco: le nove schede di candidati a loro insaputa sarebbero state compilate da due mani diverse.


Condizionale obbligatorio, dato lo stato iniziale dello screening, ci sarebbero due estensori dei modelli di accettazione alla candidatura risultati falsi.

Non c'è una parola definitiva, si attendono gli esiti di un'indagine che a partire da lunedì mattina entra nel vivo. Si studiano le carte, si ragiona proprio su quelle tracce che potrebbero svelare l'identità del regista dei falsi candidati.

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