L'oro era giunto a Milano proveniente dalla Campania per il tramite di una società di portavalori che, stante la documentazione commerciale di accompagnamento, era convinta di trasportare semplice bigiotteria.
Gli approfondimenti d'indagine hanno consentito di verificare l'illiceità della provenienza dell'oro, verosimilamente riconducibile alle attività di raccolta di monili ed oggetti attraverso la rete locale dei compro oro, da parte della società napoletana, priva di autorizzazione per operarne il commercio professionale. L'attività repressiva eseguita dai finanzieri rientra in una più ampia indagine finalizzata a contrastare la movimentazione transfrontaliera di oro e valuta da parte di un importante sodalizio criminale radicato nella provincia lariana. Il modus operandi disvelato dalle investigazioni rappresenta una moderna versione dello storico «spallonaggio» praticato dai contrabbandieri di un tempo: gli odierni spalloni hanno sostituito ai sentieri boscosi lungo i declivi di confine, percorsi con le gerle in spalla, la più comoda direttrice autostradale che collega Milano a Lugano.