La morte di Genny. Un uomo misterioso, la «stesa» trasformata in agguato

La morte di Genny. Un uomo misterioso, la «stesa» trasformata in agguato
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 9 Settembre 2015, 08:48 - Ultimo agg. 15:54
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Nessun conflitto a fuoco, ma quasi certamente un'azione dimostrativa di fuoco finita nel modo più tragico. Tassello dopo tassello, gli inquirenti impegnati nell'indagine sull'omicidio di Gennaro Cesarano - il 17enne assassinato poco prima dell'alba di domenica scorsa a pochi passi dall'entrata della chiesa di San Vincenzo alla Sanità - provano a ricostruire il mosaico di morte che disegna l'ennesimo scenario di sangue nelle strade del centro storico.

La prima e più importante novità è rappresentata dalla rilevazione dei bossoli delle due pistole che a dieci minuti dalle cinque del mattino iniziarono a far fuoco sulla scena del crimine.

Una calibro 9x21 e una 38 special, armi micidiali. Ebbene, le tracce lasciate sul selciato spiegano come si sia sparato da una sola laterale: indicano, cioè, che gli uomini armati erano opposti alla posizione del 17enne, che quasi sicuramente era in compagnia. Non era solo, Genny.

Ma con chi si intratteneva, in quel luogo che (e chi conosce bene il Rione Sanità lo sa bene) è meta abituale, nelle notti del fine settimana e non solo, di comitive di giovani e giovanissimi? La colpevole assenza di telecamere di videosorveglianza stradale non aiuta gli investigatori a risalire ai presenti, in quel momento, nella piazza. Il resto - come sempre, purtroppo, lo fanno la paura e l'omertà. Gennaro Cesarano era quasi sicuramente in compagnia di qualcuno, e quel qualcuno potrebbe avere indotto un gruppo di fuoco partito dalla vicina Forcella a osare l'assalto verso la zona dei nuovi nemici.

Forse - e il condizionale resta ancora d'obbligo - quei giovani armati non avevano nemmeno intenzione di uccidere: dovevano con ogni probabilità solo mettere a segno una prova di forza, una dimostrazione forte. Le “stese”, cioè i cortei di moto con a bordo gente armata che spara per dimostrare la propria potenza e terrorizzare i residenti di un quartiere, sono ormai all'ordine del giorno a Napoli.

Ma accanto a questa ipotesi ne spunta una seconda: la situazione sarebbe degenerata improvvisamente perché accanto alla giovane vittima c'era qualche personaggio inviso agli aggressori. Ipotesi, e niente altro che ipotesi sulle quali lavorano gli uomini della Squadra mobile diretta da Fausto Lamparelli. Ieri fino a sera tarda, in Questura, si sono succedute riunioni e incontri tra gli investigatori impegnati nelle indagini sugli ultimi omicidi che hanno insanguinato le vie del centro come quelle della periferia orientale (sabato sera a Ponticelli si è registrato un altro omicidio di camorra).

La sensazione che la riposta dello Stato all'ondata di violenza che scuote il capoluogo campano stia per arrivare è sempre più palpabile. Vertici anche in Procura, dove la sezione dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia guidata dai procuratori aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli è assorbita da un comprensibile superlavoro. Si attendono intanto i risultati dell'autopsia eseguita ieri sul corpo del 17enne colpito a morte con due proiettili al torace (la famiglia è assistita dall'avvocato Marco Campora).

E si attende la decisione della Questura relativa alla possibilità di concedere il nulla osta per i funerali pubblici: decisione al momento non ancora autorizzata da via Medina.