Nessun conflitto a fuoco, ma quasi certamente un'azione dimostrativa di fuoco finita nel modo più tragico. Tassello dopo tassello, gli inquirenti impegnati nell'indagine sull'omicidio di Gennaro Cesarano - il 17enne assassinato poco prima dell'alba di domenica scorsa a pochi passi dall'entrata della chiesa di San Vincenzo alla Sanità - provano a ricostruire il mosaico di morte che disegna l'ennesimo scenario di sangue nelle strade del centro storico.
La prima e più importante novità è rappresentata dalla rilevazione dei bossoli delle due pistole che a dieci minuti dalle cinque del mattino iniziarono a far fuoco sulla scena del crimine.
Ma con chi si intratteneva, in quel luogo che (e chi conosce bene il Rione Sanità lo sa bene) è meta abituale, nelle notti del fine settimana e non solo, di comitive di giovani e giovanissimi? La colpevole assenza di telecamere di videosorveglianza stradale non aiuta gli investigatori a risalire ai presenti, in quel momento, nella piazza. Il resto - come sempre, purtroppo, lo fanno la paura e l'omertà. Gennaro Cesarano era quasi sicuramente in compagnia di qualcuno, e quel qualcuno potrebbe avere indotto un gruppo di fuoco partito dalla vicina Forcella a osare l'assalto verso la zona dei nuovi nemici.
Forse - e il condizionale resta ancora d'obbligo - quei giovani armati non avevano nemmeno intenzione di uccidere: dovevano con ogni probabilità solo mettere a segno una prova di forza, una dimostrazione forte. Le “stese”, cioè i cortei di moto con a bordo gente armata che spara per dimostrare la propria potenza e terrorizzare i residenti di un quartiere, sono ormai all'ordine del giorno a Napoli.
Ma accanto a questa ipotesi ne spunta una seconda: la situazione sarebbe degenerata improvvisamente perché accanto alla giovane vittima c'era qualche personaggio inviso agli aggressori. Ipotesi, e niente altro che ipotesi sulle quali lavorano gli uomini della Squadra mobile diretta da Fausto Lamparelli. Ieri fino a sera tarda, in Questura, si sono succedute riunioni e incontri tra gli investigatori impegnati nelle indagini sugli ultimi omicidi che hanno insanguinato le vie del centro come quelle della periferia orientale (sabato sera a Ponticelli si è registrato un altro omicidio di camorra).
La sensazione che la riposta dello Stato all'ondata di violenza che scuote il capoluogo campano stia per arrivare è sempre più palpabile. Vertici anche in Procura, dove la sezione dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia guidata dai procuratori aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli è assorbita da un comprensibile superlavoro. Si attendono intanto i risultati dell'autopsia eseguita ieri sul corpo del 17enne colpito a morte con due proiettili al torace (la famiglia è assistita dall'avvocato Marco Campora).
E si attende la decisione della Questura relativa alla possibilità di concedere il nulla osta per i funerali pubblici: decisione al momento non ancora autorizzata da via Medina.