Napoli, ecco il nuovo clan che ha scatenato la guerra della cocaina

Napoli, ecco il nuovo clan che ha scatenato la guerra della cocaina
di Leandro Del Gaudio
Martedì 10 Settembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 15:20
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Hanno deciso di colpire tutti gli ostacoli alla propria espansione. Bombe sotto auto in sosta, omicidi mirati, chirurgici. Pochi colpi, ma decisamente ad effetto. È la nuova strategia di un gruppo in espansione, qui tra le Vele di Scampia, che punta a chiudere i conti contro vecchi e nuovi boss. Un gruppo che fa capo a un killer emergente, cresciuto all'ombra del potere dei Lo Russo di Miano, oggi desideroso di conquistare spazi e mercati legati al traffico di cocaina.
 
In due giorni, giù due ostacoli di peso: l'omicidio di Gennaro Sorrentino, il 51enne ammazzato sabato mattina mentre era in auto lungo l'asse mediano; e la trappola ordita per uccidere «l'immortale», il 29enne Domenico Gargiulo, ritenuto boss delle case celesti, trovato cadavere domenica pomeriggio nel cofano di una Ford rubata. Due colpi probabilmente collegati, orditi per occupare piazze di spaccio, per controllare gli incassi del narcotraffico. Ma chi sono i nuovi aspiranti boss? C'è chi è stato scarcerato di recente (legati agli Abete-Abbinante), dopo aver scontato sei o sette anni di cella per lo smercio di cocaina, c'è chi invece ha da poco compiuto una ventina di anni (e vanta un passato in seno ai Lo Russo). Sono il nuovo gruppo, puntano alla strategia del terrore. Mesi fa furono protagonisti dell'esplosione di una bomba, in un condominio di via Striano. Fecero saltare in aria una Smart, con un obiettivo mirato: chiarire le idee a un soggetto che abita da quelle parti, farlo retrocedere, allontanarlo. E procedere con la loro avanzata, battezzando con il sangue rivale la propria leadership criminale. Sabato e domenica, dunque: brutto rientro dalle ferie estive, per le persone oneste di Scampia (che sono la larga maggioranza), oggi alle prese con l'incubo di nuove rappresaglie. Prima il delitto sull'asse mediano, poi la paura: tanto che la moglie di Domenico Gargiulo, conosciuto come «sicc e penniello» sabato pomeriggio si era decisa a denunciare la scomparsa del marito ai carabinieri. Aveva avuto paura. E i suoi presentimenti si sono materializzati in un cofano di una Ford rubata, dove è sbucato il cadavere del 29enne. Due delitti collegati allo stesso scenario, alle stesse dinamiche di controllo dei traffici di cocaina.

E restiamo al delitto di Domenico Gargiulo. Hanno ucciso l'immortale, ripetono da queste parti. Tutti ricordano cosa accadde sette anni fa. Quelli degli Abete-Abbinante lo puntarono, volevano ucciderlo, ma colpirono un ragazzo che gli somigliava fisicamente, ma che non aveva alcun legame con il crimine. Uccisero Pasquale «Lino» Romano, che aveva lasciato casa della fidanzata per andare a giocare a calcetto. Un operaio, uno studente, un martire del piombo camorrista. Da allora, Domenico Gargiulo non ha cambiato vita. Anzi. Pare si fosse tatuato sul corpo la data della sua non morte, «15-10-2012», quella coincisa con la svista fatale per Lino Romano. Chi lo ha ucciso? La risposta è nella dinamica adottata dai killer. Probabile che sia stato attirato in trappola, riponendo fiducia in persone che conosceva bene, sulla cui lealtà non aveva alcun motivo di dubitare. Ucciso probabilmente a mani nude. La sua testa era avvolta in una coperta, quasi a voler lanciare un messaggio al suo seguito criminale: tacere, lasciare il campo ai nuovi. Da ieri, summit delle forze dell'ordine in Procura, si punta ad impedire vendette. Cosa accade a Scampia? Perché dopo anni di apparente quiete si torna a fare la conta dei morti ammazzati? Inevitabile fare un ragionamento. In questi mesi, le forze dell'ordine stanno intensificando la propria pressione investigativa sulle piazze di spaccio di rione Traiano e di San Giovanni a Teduccio, in relazione alle dichiarazioni rese da due nuovi pentiti. Una doppia svolta investigativa che promette sviluppi e che tiene lontano dai fortini di Napoli est ed ovest le grandi rotte del narcotraffico. Quanto basta a far lievitare affari e interessi all'ombra delle Vele di Scampia, che tornano a rappresentare la più importante fonte di approvvigionamento della droga che viene smerciata in città. E non è l'unica spiegazione su cui sono al lavoro gli inquirenti. Non c'è solo la pista della droga. Racket e riciclaggio sono le altre facce del sistema criminale che torna ad attanagliare il quartiere a nord di Napoli. Tra qualche mese, avranno inizio operazioni di smantellamento di alcune Vele, per compiere la riqualificazione della zona, rimasta per troppi anni materia incompiuta. Facile immaginare che c'è chi ha deciso di non stare a guardare, c'è chi punta a mettere le mani sul giro di affari legato agli appalti. Inchiesta dei pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, sotto il coordinamento dell'aggiunto Giuseppe Borrelli, oggi l'autopsia sul corpo di Gargiulo, nella speranza di trovare la firma dei killer.
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