Napoli, Palazzo Penne fu costruito dal diavolo: ora è ridotto a giungla | Video

Napoli, Palazzo Penne fu costruito dal diavolo: ora è ridotto a giungla | Video
di Marco Perillo
Venerdì 2 Dicembre 2016, 18:33
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Narra la leggenda che fu costuito dal diavolo in una notte sola, per consentire al nobiluomo Antonio Penne di conquistare una bella fanciulla. Un palazzo sontuoso, quasi ragale, sulla cui facciata restaurata da pochi anni spiccano bugne e stemmi medievali. L'uomo non riuscì a conquistare la bella ragazza ma si ebbe una bella rivincita sul demonio che non prese la sua anima poiché non riuscì a contare tutti i chicchi di una spiga sparsi nel cortile dello stabile. Quello stesso cortile che oggi, oltre il paravento della bell'esterno rimesso a nuovo, sembra una giungla. Un degrado assurdo, inconcepibile, per uno dei beni culturali più importanti di Napoli, di proprietà della Regione, documentato in un video postato sui social dal consigliere della II Municipalità Pino De Stasio. All'interno tutto sembra crollare, lo stato di abbandono è assoluto, e nulla si muove per valorizzare una struttra a due passi da Spaccanapoli, che potrebbe diventare un vero attrattore turistico. 

Il palazzo fu costruito nel 1406 dal segretario del re Ladislao di Durazzo in prossimità del piccolo largo che rappresentava il primo ingresso alla città. Il palazzo fonde, come nel palazzo Carafa, elementi catalani come l'arco ribassato con quelli toscani ed è sviluppato su tre piani. Sulla facciata spiccano sono tre filari di bugne con al centro il rilievo della penna, simbolo della famiglia e della funzione di segretario e consigliere che ricopriva Antonio Penne nei confronti di re Ladislao; questi a loro volta fanno da sostegno ad altri otto filari con su inciso il giglio angioino, al di sopra dei quali sporge una cornice di mensole ad archetti trilobati con rilievi di croci e di corone sempre in onore di Ladislao.

Nel corso dei secoli il palazzo passò a diverse famiglie nobili: prima quella dei Rocco, quindi quella dei Capano (principi di Pollica e baroni di Velia) iscritti al seggio del Nido che ne mantennero il possesso per circa 150 anni fino a quando Marco Antonio Capano lo perdette per debiti di gioco. Nel 1683 divenne sede dell'ordine clericale dei Somaschi. Nel XVIII secolo fu acquistato da un vulcanologo, Teodoro Monticelli, che vi ubicò la sua collezione. A lui è dedicata la piazzetta sulla quale lo stabile si affaccia, nella speranza che chi di dovere al più presto se ne prenda cura. 
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