Napoli. Prezioso: «Se infrange le regole un sindaco non può più chiederne il rispetto»

Napoli. Prezioso: «Se infrange le regole un sindaco non può più chiederne il rispetto»
di Paolo Barbuto
Mercoledì 21 Settembre 2016, 09:17 - Ultimo agg. 09:20
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È straniante chiudersi dietro le spalle labellaportaavetridell’Unione Industrialieportarsidietrol’orribilesensazione che la città di Napoli, in questo momento, non ha nessuna possibilità di ripresa. Per carità, dentro Palazzo Partanna si percepisce la consueta vitalità, l’abituale vivacità di idee e di progetti, il problema è quel che c’è fuori del palazzo. In mezzo alle parole del presidente Ambrogio Prezioso, che pure sono sempre soppesate e molto moderate, si percepisce un «nondetto» che invece dice tanto sulle difficoltà di fare azienda in una città che non ha dialogo con il Governo e che, quindi, ha poco da offrire. C’èun solo, leggero, affondo sulla vicenda della manifestazione di venerdì prossimo a Roma, vietata dal questore, alla quale il sindaco con un gruppetto di assessori e di consiglieri comunali ha già annunciato l’adesione.

Prezioso,cosa pensa della partecipazione di De Magistris al corteo di Roma?
«C’èun aspetto fondamentale che non va mai dimenticato: ognuno ha il diritto di manifestare quando ritiene che sia giusto farlo. In questo caso, però, c’è un dettaglio non insignificante:il questore di Roma ha imposto ildivieto alla manifestazione per quel giorno specifico,invitando chi protesta a trovare soluzioni alternative. Invece sembra che la manifestazione ci sarà e che in strada a Roma ci sarà anche DeMagistris».

Dunque?
«Dunque io mi chiedo come potrà il sindaco d’ora in poi pretendere il rispetto delle regole se lui per primo va in strada e viola le regole».

La protesta è su Bagnoli, un tema caro all’Unione e delicatissimo in questo momento.
«Io sto parlando del rispetto delle regole, non dei motivi della protesta sui quali non mi esprimo. È ovvio che il tema-Bagnoli è importante, non solo per gli industriali ma perl’intera città. Ed è per questo che io auspico una soluzione rapida, senza parteggiare perl’una o perl’altra parte, anche perché mi sembra che l’obiettivofinale sia esattamente lo stesso e anche le proposte».

Lei ritiene che il progetto del Comune sul futuro di Bagnoli sia simile a quello del Commissario, del Governo?
«Basta leggere i documenti: ci sono differenze minime fra le due proposte. Alla fine l’obiettivo di tutti è quello di rilanciarequell’area. È per questo che auspico una soluzione rapida di questa querelle».

Chi deve fare il primo passo verso la distensione?
«Io credo che sia il caso dimettere da parte ogni tipo di questione personale, ancorché fondata: qui c’è in ballo il futuro di Napoli,non è giusto che si blocchi lo sviluppo della città».

Dunque lei ritiene che dovrebbe essere De Magistris a fare un passo indietro?
«No, attenzione, non mi interessa la direzione:non voglio sapere se sarà un passo avanti o un passo indietro, mi aspetto però che sia pronto a fare un passo».

Eppure in campagna elettorale sembrava che l’Unione non fosse contraria alla rielezione del sindaco.
«Guardi che noi siamo industriali, non facciamo politica e non ci schieriamo. Abbiamo incontrato tutti i candidati e abbiamo ascoltato la proposta di ognuno».

E De Magistris cosa disse agli industriali in campagna elettorale?
«Ammise di non aver avuto sempre un dialogo felice con noi.Disse che sarebbe cambiato qualcosa».

Ed è realmente cambiato qualcosa?
«Io osservo la vita dal mio punto di vista e dico che il Mezzogiorno d’Italia ha l’obbligo di diventare un propulsore per l’economia di tutto il Paese.Napoli è indubbiamente la città che traina il Sud ed è proprio da qui che deve iniziare il cambiamento. Il Mezzogiorno non deve più essere considerato la palla al piede della nazione».

Ma per diventare trainanti bisogna, almeno, partire.
«Guardi io non voglio che le mie parole si trasformino in accuse all’attuale amministrazione per cui parto da lontano con un esempio che è sotto gli occhi di tutti. L’area Est della città potrebbe diventare una miniera di attività imprenditoriali, culturali, turistiche. In quell’area ci sono i depositi di carburante che rappresentano un freno ad ogni iniziativa.Da almenovent’anni chiediamo che si faccia qualcosa ma otteniamo sempre le stesse risposte: il Comune spiega che deve occuparsene la Regione, la Regione dice che è compito del Governo prendere decisioni, il Governo sostiene che non c’è alternativa. Pensate che in vent’anni sia cambiato qualcosa? Ovviamente no, e in vent’anni si sono susseguiti tanti sindaci e assessori».

D’accordo,così il caos diventa definitivamente chiaro: lo sviluppo dell’area Est è frenato dal Governo che non trova soluzioni, quello dell’area Ovest dal Comune che sta sulle barricate.E Napoli che fine fa? «Insisto su un tema che mi è caro,la necessità di una distensione nei rapporti.Prendersi cura della città che si amministra può prevedere anche la possibilità di rinunciare a questioni di principio. Penso, ad esempio, al “Patto per Napoli” che è bloccato».

Sul tavolo ci sono finanziamenti per 308 milioni approvati dal Cipe e ancora fermi a Roma.
«Basterebbe una firma del sindaco, basterebbe che De Magistris accettasse di parlare con il Governo».

E invece?
«Invece per adesso quella firma non c’è stata e il rischio che quei finanziamenti vadano perduti cresce di giorno in giorno».

Prezioso, però dalle sue parole sembra che qui vada tutto male e che non ci sia speranza per Napoli.
«Ma no, questa città ha mille anime e tantissima vitalità. Pensa che Apple o Cisco  avrebbero scelto Napoli se non avessero avuto certezze sulla “qualità”di questa città: noi abbiamo grandi intelligenze, imprenditori capaci,immensi giacimenti culturali, potenzialità infinite. Solo che dobbiamo crederci, tutti, e lavorare per costruire il futuro con progetti a lunga scadenza, mettendo da parte le questioni personali che rappresentano una pesantissima zavorra».

Se potesse dare un suggerimento al sindaco o al Premier, pensando al futuro di Napoli, cosa direbbe? «Parlatevi. Se avete a cuore davvero questa città parlatevi».
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