E illustra i dettagli di un esperimento riuscito: «Con la collaborazione di tante associazioni e con l'appoggio entusiasta dei direttori degli Istituti, ho dato vita alla rete Napoli dentro e fuori, che si è prodigata in una serie di iniziative: corsi di lettura, incontri con autori di prestigio, cineforum, corsi di scrittura poetica, giornalistica e teatrale, proiezioni in anteprima di film, lezioni di filosofia sotto forma di allestimenti scenici e performance di vario genere. Tutto grazie alla generosità di giovani studiosi che al pari di tutti gli altri interessati hanno prestato le loro competenze e il loro tempo a titolo completamente gratuito».
Nella lunga lettera, Frasca chiede un incontro a De Luca, sollecitando l'approvazione di una legge regionale a sostegno di progetti come quello che porta avanti da oltre un anno. L'intento è dichiarato: liberare particelle di cultura dentro il carcere. Facendo incontrare, al di là delle sbarre e oltre il muro dei reciproci pregiudizi, due facce di Napoli che spesso si ignorano. O, quando si incrociano, si guardano male. «Queste due anime della città, i giovani intellettuali e i detenuti, grazie al nostro progetto hanno dialogato. Hanno cominciato a conoscersi, a spiegarsi. Sarebbe un peccato se questo percorso si interrompesse», dice Frasca al Mattino, a pochi giorni dalla cerimonia di premiazione, in programma venerdì 25 al teatro Sannazaro.
E indica la via per riprendere quel cammino che in questi giorni volge al termine. «Ameno due regioni si sono dotate di un'apposita legge: la Lombardia e l'Emilia Romagna.
Mi appare quanto meno singolare che proprio la Campania, che produce purtroppo tanta popolazione carceraria, non ne abbia una», afferma il poeta. E aggiunge: «Una proposta di legge, che aveva Donato Pica come primo firmatario, venne depositata il 5 agosto del 2011. Ma non se ne fece nulla. Forse è giunto il momento di riprenderla».