Pagine senza omissis per Renzi e il figlio di Napolitano: è giallo

Pagine senza omissis per Renzi e il figlio di Napolitano: è giallo
di Leandro Del Gaudio
Domenica 12 Luglio 2015, 09:47 - Ultimo agg. 10:08
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Chi ha tolto l’omissis da una ventina di pagine? È la domanda che si stanno ponendo in almeno tre Procure italiane, vale a dire gli uffici inquirenti che hanno ricevuto in questi mesi il materiale investigativo raccolto dai carabinieri del Noe: quello che riguardava - solo in via incidentale - anche Renzi e i suoi più stretti collaboratori.



Inchiesta aperta dalla Procura di Napoli, che punta a verificare i passaggi di mano di carte raccolte originariamente a Napoli e poi travasate per competenza in altri uffici. Inchiesta esplorativa - chiarisce il procuratore Giovanni Colangelo - con l’obiettivo di verificare come è stata possibile la pubblicazione sui giornali di fatti che non hanno pertinenza penale. Parliamo - come è ormai noto - delle intercettazioni in cui l’allora sindaco e segretario Pd Matteo Renzi dava «dell’incapace» all’ex premier Enrico Letta, conversando con il generale Adinolfi (all’epoca, gennaio 2014, target di un’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli); o della conversazione tra ufficiali, politici e notabili in cui si fa riferimento al figlio dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come «potenzialmente tenuto in scacco» da esponenti delle forze dell’ordine.



Un caso che rende necessarie verifiche interne, che mantiene alta l’attenzione non solo a Napoli, ma anche a Modena e a Roma, dove in questi mesi sono state trasferite le pagine delle intercettazioni (indirette) del capo del governo. Ma andiamo con ordine, seguendo la prospettiva degli accertamenti disposti dal capo dei pm napoletani. Parliamo dell’inchiesta sulla Concordia, il colosso delle coop finito al centro di due indagini della Procura del Centro direzionale, sia per quanto riguarda il progetto di metanizzazione di Ischia (il caso che ha investito l’ex sindaco Gino Ferrandino), sia per quanto riguarda un analogo intervento nei sette comuni del Casertano (presunti legami con i clan casalesi).



Due mesi fa, il Tribunale del Riesame impone il trasferimento degli atti sulla Concordia a Modena, che assume la piena titolarità del fascicolo (salvo il caso Ferrandino e il caso Muro, per quanto riguarda un progetto a Procida). Ma non è tutto. In questi mesi viene interessata anche una terza Procura, quella romana di Giuseppe Pignatone, in relazione al caso della conversazione intercettata tra gli altri di Dario Nardella (per anni braccio destro di Renzi, oggi sindaco di Firenze, non indagato, ndr) e il generale Michele Adinolfi: è la conversazione in cui si parla del potere assunto a Roma da Giulio Napolitano, figlio dell’ex presidente della Repubblica, ma anche della possibilità da parte di alti ufficiali di ottenere nomine importanti grazie alle informazioni raccolte sul figlio dell’allora capo dello Stato (che non è implicato in nessuna delle indagini finora citate, ndr).



Intercettazione registrata dal Noe, che da Napoli viene trasmessa a Roma, dove qualche mese dopo verrà archiviata in assenza di ipotesi di reato in grado di giustificare un processo. Facile immaginare comunque una certa sorpresa da parte della Procura di Roma, dopo aver letto la pubblicazione delle conversazioni che riguardavano Giulio Napolitano. Facile immaginare l’avvio di una sorta di istruttoria interna (nelle rispettive Procure) per stabilire come certe notizie siano arrivate sui giornali.



C’è una prima ricostruzione, anche alla luce di quanto dichiarato dalla procuratrice reggente di Modena, l’aggiunto Lucia Musti, che ha ammesso che l’informativa su Renzi appartiene alle indagini del suo ufficio. Resta comunque una domanda: come sono stati trasmessi gli atti a Modena? E chi li ha depositati, perché non ha verificato la pertinenza con l’azione penale condotta in Emilia? Ma soprattutto: chi ha tolto l’omissis dalle pagine riguardanti Renzi e Napolitano?