Napoli, vergogna Rom, sbloccati
i fondi, è battaglia sui villaggi

Napoli, vergogna Rom, sbloccati i fondi, è battaglia sui villaggi
di Antonio Menna
Mercoledì 23 Novembre 2016, 09:05 - Ultimo agg. 09:09
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Avrà otto o nove anni. Si catapulta in un grosso bidone della spazzatura. Resta con i piedi per aria e la testa che scompare nel cassonetto. Scava nelle buste, cerca oggetti. Arrivano altri due bambini che ridendo gli afferrano le gambe e lo rovesciano per intero nel contenitore. Lui esce sporco di spazzatura, ride. Scuote la testa, poi prende il paio di scarpe vecchie e il maglione recuperati e va incontro agli amici, sul ciglio della strada che dalla Circumvallazione esterna porta all'area commerciale di Casalnuovo. Si abbracciano e si danno ceffoni.


Sono bambini, hanno pantaloni lerci, sembra un telefilm americano degli anni Trenta. Simpatiche canaglie che forse non hanno mai visto una casa, una scuola, neppure un bagno. Vivono nel campo Rom vicino: un'area recintata con reti da letto dismesse, ante annerite di armadio, pareti ondulate di lamiera. Sbirciando nelle fessure s'intravede il profilo della baraccopoli che si allunga nelle campagne verso Afragola, sotto i piloni dell'autostrada. Case di niente. Legname cucito con lo spago. Tettoie fantasiose di oggetti di ferro e plastica. L'antenna, fili che pendono, all'esterno anche qualche poltrona sfondata, divani lerci, una vasca da bagno. Tutt'intorno, montagne di spazzatura appoggiate sul fango. Gli inglesi li chiamano slum. I francesi bidonville. In Brasile sono favelas. Ma in realtà, questo campo di battaglia abitato da Rom non somiglia a nient'altro che a un agglomerato terribile di povertà.

Le stesse scene si ripetono negli altri insediamenti abusivi della provincia di Napoli: sono tutti lontani dal centro, a Caivano, a Casoria, come le cose brutte via dagli occhi. Tutti accanto ad assi stradali di scorrimento veloce, a ridosso di discariche fuorilegge, dove compaiono spesso le fiamme. A Ponte Riccio, a Giugliano, il fuoco ha distrutto più volte l'accampamento e i Rom si sono spostati. Di metro in metro, avanzano verso la carreggiata, con bambini che giocano nella terra e donne anziane che sorvegliano all'aperto pentoloni fumanti. Proprio qui è previsto l'allestimento di un villaggio «ecologico»: casette prefabbricate in luogo delle baracche, con allacci idrici, elettrici e servizi igienici. Un barlume di civiltà. Ma sempre in un rione isolato e marginale, lontano dai centri, solo Rom tra i Rom.

Cinquemila cittadini chiedono un referendum, per dire la loro su dove e se posizionare questo villaggio. Probabilmente per dire no. Consultazione negata. Il governo, intanto, sblocca 16 milioni di euro per l'emergenza. «Esprimo soddisfazione per lo sblocco dei fondi è la dichiarazione del presidente della Regione, Vincenzo De Luca - e ringrazio quanti hanno sostenuto l'iniziativa che avevamo lanciato nello scorso mese di settembre in Prefettura a Napoli. Sull'emergenza Rom abbiamo più volte ribadito la nostra linea, che è chiara e netta: favorire l'accoglienza e la piena integrazione per chi accetta di rispettare le regole, sgombero dei campi in caso contrario». Sul modo, però, con cui si struttura l'integrazione c'è polemica. Villaggi di prefabbricati in luogo delle baracche, mantenendo la pianta dei vecchi campi lontani dalle città o normali abitazioni dentro il tessuto sociale delle città, vicino a scuole e servizi? A chiederselo non sono solo le popolazioni ma anche le associazioni. «Chiediamo il blocco di questo finanziamento», dice in una nota Marcello Zuinisi, di Nazione Rom: «A Napoli e in Regione risultano violate la Strategia nazionale di integrazione e gli Accordi europei. 

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