Più servizi e arredo urbano
Scampia aspetta il futuro

Più servizi e arredo urbano Scampia aspetta il futuro
di ​Daniela De Crescenzo
Giovedì 27 Ottobre 2016, 13:51
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Della «vecchia» Scampia alla fine resterà solo una Vela. Ma il comitato degli abitanti delle strutture chiede che ne restino in piedi due. L’amministrazione comunale ha vagliato l’ipotesi, ma per il momento si dice decisa ad andare avanti sul piano concordato con Renzi anche se resta alla ricerca di soluzioni per collocare le 350 famiglie che hanno sfondato un uscio e occupato abusivamente un appartamento. O magari lo hanno comprato al mercato nero degli alloggi pubblici. O forse se lo sono visto assegnare dalla camorra. Capita, capita. È capitato spesso in passato (lo hanno raccontato i pentiti dei diversi clan) e tutto lascia pensare che capiti ancora. 

Ma gli abusivi sostengono di aver diritto a una casa. «Chi viene a occupare le Vele è un disperato - spiega Lorenzo Liparulo, leader del comitato e occupante da diciassette anni - nessuno che avesse un’alternativa sceglierebbe di vivere in questo degrado». Sulla stessa linea Omero Benfenati, anche lui del comitato Vele: «Casa e lavoro - dice sono diritti costituzionali e vanno garantiti a tutti, indipendentemente da come si è entrati negli alloggi». 
 



Ma gli appartamenti realizzati dall’ente pubblico bastano si e no per gli aventi diritto, cioè per quelli che hanno occupato in tempi remoti. Ed allora? «Nel maggio del 2016 è stata approvata una delibera che disegna un percorso preciso - spiega l’assessore Enrico Panini che sta seguendo la vicenda - le famiglie che si trovano nella graduatoria del 2009, quelle che provengono dall’ex Motel Agip e quelle che abitano in strutture per le quali noi paghiamo un affitto, verranno sistemate negli appartamenti di via Gobetti. In tutto si tratta di 109 nuclei. Le altre andranno nella Vela Celeste dove deve essere completata la messa in sicurezza. Se gli spazi non fossero sufficienti si vaglieranno altre ipotesi». E l’assessore al Patrimonio, Carmine Piscopo spiega: «Nel piano presentato al governo la Vela celeste in un primo momento servirà per le esigenze abitative poi sarà riprogettata. Lanceremo un bando pubblico e poi si vedrà».

I tempi evidentemente non saranno brevissimi, ma Scampia non è disponibile ad aspettare e già da tempo si sta dando da fare per cambiare volto. Tanto per cominciare, e il merito va anche alla magistratura e alle forze dell’ordine, non è più il supermarket della droga la cui immagine ha fatto il giro del mondo. Per carità, la droga c’è ancora e si vende in grande quantità, ma le piazze sono state chiuse. In altre parole non ci sono più le code dei tossicodipendenti davanti ai portoni dei boss. Quando fioriva la Spa di Amato e Di Lauro, e poi ancora quando arrivarono le forniture dell’allora incensurato Raffaele Imperiale, nelle nove piazze del rione si smaltivano anche due tonnellate di coca all’anno. Adesso la polvere bianca c’è ancora, ma probabilmente le quantità sono in calo e si spaccia porta a porta o «su chiamata»: quindi non si vedono più i portoni blindati, sono state smantellate le cancellate e la vita, almeno a guardarla da lontano, è tornata normale

Anzi di più. Il lavoro del volontariato, delle parrocchie, delle scuole, ha prodotto in questo quartiere i suoi frutti migliori. Oggi a Scampia ci sono decine di iniziative interessanti messe in campo dall’Arci Scampia, dalla palestra del campione olimpico Pino Maddaloni, dal centro Mammut con i suoi progetti per il recupero scolastico, dal centro Hurtado di don Fabrizio Valletti, dallo sportello di Resistenza Anticamorra. E poi, già nel 2008, è stato aperto un nuovo stadio. E l’associazione Vodisca (Voci di Scampia) fondata da Rosario Esposito La Rossa e da Maddalena Stornaiuolo ha acquisito due case editrici, la Marotta e Cafiero e la Coppola editore. Rosario è il cugino di Antonio Landieri, una delle vittime innocenti della prima faida, e ha fatto della legalità un impegno di vita. Pubblica libri realizzati esclusivamente su carta riciclata e stampati con inchiostri non inquinanti e ha fondato la «Fabbrica dei Pizzini della Legalità». «A Scampia molte cose sono cambiate in questi anni - spiega - Abbattere le Vele sarà certamente un altro passo in avanti. Ma attenzione: quei fabbricati sono pieni di amianto, quando andarono giù le prime due si alzò una nuvola tossica, speriamo che non succeda un’altra volta».

Molto impegno, tanti sforzi. Ma tanto c’è ancora da fare. Lo spiega con chiarezza padre Fabrizio Valletti. «Il volto del quartiere sta cambiando soprattutto grazie agli sforzi dei suoi abitanti e la chiusura delle piazze di spaccio è stata importante. Ma questo non vuol dire che la criminalità non faccia più affari, anzi continua ad acquisire negozi e appartamenti. Anche gli abusivi delle Vele sono frutto di questo processo». 

Ed allora come intervenire? «Bisogna fare meno propaganda e più fatti» suggerisce padre Fabrizio.
E infatti la lista degli incompiuti è lunga: restano incomplete la stazione della metropolitana con la piazza antistante mentre il progetto dell’università procede con molta lentezza. «Bisogna iniziare a dare gli alloggi agli assegnatari che ne hanno diritto, le case sono pronte da un anno e non sono state ancora consegnate e questo scoraggia i cittadini», concludepadre Fabrizio. In altre parole bisogna dimostrare di essere più efficienti della camorra. Altrimenti, a Scampia come altrove, gli indifesi continueranno a pensare che per andare avanti bisogna contare solo sui boss

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