Sub e allieva in trappola
si indaga sui brevetti

Sub e allieva in trappola si indaga sui brevetti
di Nello Mazzone
Mercoledì 16 Agosto 2017, 08:56 - Ultimo agg. 13:25
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Gli speleosub dei vigili del fuoco hanno impiegato quasi ventiquattro ore per recuperare il corpo senza vita di Lara Scamardella, sub 13enne di Bacoli morta domenica mattina insieme con il suo istruttore, il 44enne Antonio Emanato, in una delle grotte subacquee della Secca delle Formiche nel braccio di mare tra Ischia e Procida. Titolare del fascicolo di indagine, al momento aperto contro ignoti, è il pm Francesca De Renzis che ha disposto l’esame autoptico sulle salme dei due sub e il sequestro delle bombole e delle attrezzature usate da Lara e Antonio, partiti in gruppo dal porticciolo di Baia all’alba di domenica con altri quattro sub del Diving Center Sea World di Bacoli. Dopo lo straziante riconoscimento dei familiari, le salme sono state imbarcate verso la terraferma e sono giunte intorno alle 14 di ieri all’obitorio del Secondo Policlinico di Napoli per gli accertamenti medico-legali. C’è da chiarire cosa sia avvenuto in quei maledetti, drammatici 55 minuti - tra le 11.12 e le 12.08 di due giorni fa - prima che i compagni di immersione inviassero la richiesta di sos alla guardia costiera di Ischia. Preoccupati per i tempi di risalita che si erano enormemente dilatati e che avevano fatto temere che qualcosa di grave fosse accaduto.

Le bombole
L’indagine alla quale sta collaborando la capitaneria diretta dal comandante Alessio De Angelis e gli accertamenti tecnici, che dovranno compiere i periti della procura, dovranno chiarire molti punti ancora oscuri. A cominciare dall’analisi della dotazione dei due sub. I corpi di Antonio e Lara sono stati ritrovati rispettivamente all’ingresso e verso la fine di una grotta: nel mezzo, a poca distanza da entrambi, le bombole di Antonio adagiate sul fondale melmoso. I periti dovranno analizzare il materiale, ma capire anche se l’ipotesi fatta dai primi soccorritori, secondo la quale Antonio si sarebbe tolto le bombole per collegarle a Lara nel disperato tentativo di salvarla, possa essere confermata o meno. O, piuttosto, un tentativo di Antonio di liberarsi di un peso che ne rendeva complicata la risalita dopo aver tentato invano di individuare nel buio pesto della grotta la piccola Lara e metterla in salvo. Sarà l’autopsia a chiarire la causa del decesso e a «raccontare» gli ultimi istanti di vita.

Il fango
Indagini che dovranno squarciare il buio di quei terribili minuti. Un buio pesto, come quello in cui sarebbe piombata la 13enne, attratta dal mistero delle grotte subacquee. Forse quel richiamo forte all’avventura e la curiosità di nuotare in quegli anfratti l’hanno portata ad addentrarsi nel cunicolo, sollevando molta melma dal fondale. In pochi istanti è calato il buio. Impossibile orientarsi. Probabilmente, proprio in quel momento, Antonio Emanato ha percepito la situazione di pericolo imminente e ha cercato di afferrare Lara. Ha temuto che le scorte di ossigeno nelle bombole della ragazzina stessero per finire perché, da istruttore espertissimo qual era, sapeva bene che il consumo di ossigeno negli under 15 è più elevato degli adulti. Avrebbe cercato, perciò, di usare le sue bombole per dare più ossigeno a Lara. Voleva salvarle la vita a tutti i costi, ma non ce l’ha fatta. E le sue bombole sono rimaste lì, a metà strada in quell’abisso di morte. Così l’ha trovato il primo soccorritore arrivato sul posto, il suo amico Paolo Ardizio, che si è immerso su richiesta della guardia costiera e che s’è dovuto orientare a fatica nel buio per trovare il cadavere di Antonio.

 La sagola
L’inchiesta coordinata dal pm De Renzis mira, però, anche ad accertare se siano state rispettate puntualmente tutte le prescrizioni imposte dalla Fias, la Federazione italiana attività subacquee, nei casi di immersione con i minori. A cominciare dalle prescrizioni imposte per i sub under 15 in acqua libera, per i quali è richiesto che la discesa e la risalita avvengano lungo una linea creata dalla «sagola»: una corda di cinque millimetri in fibra sintetica, detta anche Filo di Arianna, che serve a mostrare la via di uscita da un cunicolo e che deve sempre esserci per garantire visibilità, orientamento e massima sicurezza ai baby-sub.

I brevetti
E, poi, la questione dei brevetti e delle certificazioni. Secondo le linee-guida imposte dalla Fias, i minorenni possono fare immersioni subacquee ma sempre con il consenso informato dei genitori o dei tutori. A 12 anni si può scendere fino a 12 metri di profondità, con il brevetto Fias «Dodicimetri», ma solo se in compagnia di un istruttore federale e con il consenso dei genitori. La profondità aumenta a 20 metri per i sub under 14, ma solo se hanno già il brevetto precedente e sempre accompagnati da un istruttore federale e con il consento informato e scritto dei genitori. Gli accertamenti della procura mirerebbero a capire se questo consenso informato fosse stato ufficialmente rilasciato dai genitori di Lara, che comunque erano molto amici di famiglia di Antonio Emanato e lo stimavano tantissimo.


La profondità e la go-pro
Da individuare con esattezza anche la profondità raggiunta dalla piccola Lara. Secondo i primi accertamenti degli speleosub dei vigili del fuoco, il corpo della 13enne sarebbe stato ritrovato a circa 13 metri di profondità. Particolari che potrebbero essere stati registrati dalla telecamera «go-pro», piazzata sulla muta di Emanato. La «go-pro», che non è stata ancora ritrovata, potrebbe aver ripreso gli ultimi drammatici istanti dell’immersione, prima che la melma sollevata dalle pinne facesse calare il buio.

 L’area off-limits
Le ricerche proseguiranno anche nelle prossime ore, in un tratto di mare da sempre meta di immersioni di centinaia di sub da tutta la Campania.

Tratto di mare che resta ancora off-limits: sul sito web della capitaneria di porto fino a ieri sera c’era ancora l’ordinanza 86 firmata dal comandante De Angelis che ha vietato l’ormeggio, il transito e l’ancoraggio di tutte le imbarcazioni nel raggio di 300 metri tra la Secca delle Formiche e l’isolotto di Vivara. Ordinanza provvisoria, emanata per «la sicurezza della navigazione e la salvaguardia della vita umana», proprio sopra la grotta trasformatasi nella tomba di Antonio e Lara.

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