Napoli, il suicidio di Arianna Flagiello:
«La istigò, fidanzato a processo»

Napoli, il suicidio di Arianna Flagiello: «La istigò, fidanzato a processo»
di ​Viviana Lanza
Venerdì 25 Novembre 2016, 08:27 - Ultimo agg. 10:45
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Quando si lasciò cadere nel vuoto, lanciandosi dal balcone al quarto pianto della sua casa in via Montedonzelli, lo fece esasperata e istigata dal fidanzato. È questa la conclusione della Procura di Napoli sul caso di Arianna Flagiello, la giovane donna morta il 19 agosto 2015 nel quartiere Arenella. Ora c'è una svolta nell'inchiesta.

Il sostituto procuratore Lucio Giugliano ha chiuso le indagini preliminari formulando nei confronti di Mario Perrotta, il 33enne vomerese compagno di Arianna, le pesanti accuse di maltrattamenti e istigazione al suicidio. Per gli inquirenti, calci, pizzichi, buffetti, tirate di capelli sarebbero stati i gesti con cui Mario sistematicamente maltrattava Arianna. «La picchiava - si legge nel capo di imputazione - in privato, ma spesso anche in pubblico e alla presenza di amici, la umiliava e la offendeva, anche con condotte aggressive fino a ridurla in uno stato di soggezione completa».

E tutto, secondo l'accusa, per tenerla sotto il proprio giogo e ottenere soldi: «La costringeva costantemente a procurargli denaro per soddisfare i propri desideri nonché le esigenze economiche della propria famiglia di origine». Umiliata e sfruttata, Arianna si sarebbe data la morte. Tristi retroscena affiorano dalle indagini. Al momento si tratta solo di ipotesi accusatorie che dovranno essere valutate dai giudici e sarà il processo a stabilire le effettive responsabilità. Mario Perrotta, difeso dall'avvocato Gandolfo Geraci, potrà chiarire la sua posizione e la sua versione dei fatti. Tuttavia, le accuse formulate dagli inquirenti si spingono fino all'istigazione al suicidio, ipotizzando che Mario abbia «rafforzato il proposito suicida di Arianna maturato nel contesto dei maltrattamenti».

Come? Nel capo di imputazione si fa riferimento all'ultima lite tra i due giovani, con lei che avrebbe urlato «Mario, se continui così mi butto dal balcone» e lui che avrebbe risposto «Stavolta non ti butti tu, ti butto io». L'inchiesta si concentra sul 19 agosto di un anno fa, il giorno del suicidio. Arianna e Mario convivevano da circa due anni dopo dieci di fidanzamento. Lei aveva un lavoro e uno stipendio (era impiegata nell'amministrazione di una nota casa editrice napoletana), Mario solo lavori precari. Quel giorno Arianna si allontanò dall'ufficio dicendo che sarebbe rientrata presto e tornò a casa. 

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