Napoli, ucciso per fermare le voci
sulla relazione con moglie del boss

EMBED
Ucciso perché si era sparsa la voce di una sua presunta relazione con la moglie del capoclan. Per questo motivo sarebbe stato ucciso Vincenzo Amendola, scomparso il 5 febbraio 2016 e il cui corpo è stato ritrovato il 19 febbraio 2016 seppellito a un metro e mezzo di profondità in un terreno nel quartiere San Giovanni a Teduccio, a Napoli. La Squadra Mobile di Napoli, eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea, ha arrestato 3 persone ritenute responsabili dell'omicidio, premeditato e aggravato, di Amendola.
Secondo quanto emerso dalle indagini, l'omicidio è maturato all'interno del clan camorristico Formicola, al quale la vittima era legata da rapporti di frequentazione, e sarebbe stato deciso per «tutelare l'onore» del capoclan, attualmente detenuto. La ricostruzione dei fatti è stata svolta attraverso intercettazioni e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha partecipato all'omicidio e che ha consentito non solo di trovare il cadavere, ma anche di recuperare l'arma utilizzata per l'omicidio, gettata in mare da una scogliera.

La sera del 5 febbraio 2016 Amendola è stato portato nel luogo in cui doveva essere giustiziato e, fatto inginocchiare, è stato ucciso con due colpi di arma da fuoco al volto, il secondo dei quali, quello mortale, alla tempia. Le indagini hanno consentito di accertare il coinvolgimento del titolare del fondo nel quale il corpo di Vincenzo Amendola è stato ritrovato.