Napoli, uomo colpito da infarto
costretto a girare in tre ospedali

Napoli, uomo colpito da infarto costretto a girare in tre ospedali
di Ettore Mautone
Lunedì 19 Febbraio 2018, 22:59 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 07:12
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Un uomo di 83 anni, residente a Bagnoli, colpito da infarto nei giorni scorsi ha fatto la spola tra l’ospedale San Paolo e il Loreto Mare per poi tornare al presidio di Fuorigrotta per mancanza di posti, ed essere infine dirottato a Caserta per ricevere cure. Il paziente ha accusato un forte dolore toracico: dopo l’allerta al 118, il personale sanitario dell’ambulanza, arrivata nei tempi previsti, ha praticato sul posto il tracciato elettrocardiografico come da prassi della neonata rete tempo dipendente per l’infarto. Al San Paolo di Fuorigrotta il paziente è stato stabilizzato e trasferito, sempre a cura del 118, al Loreto Mare dotato di Utic ed emodinamica per effettuare la coronografia ed eventualmente la disostruzione del trombo. Ma all’ospedale di Via De Amicis non c’era posto.

L’unità intensiva era occupata con un altro infartuato. Il paziente è tornato al San Paolo. I 90 minuti considerati un tempo limite per effettuare le migliori terapie interventistiche dell’infarto acuto, sono inutilmente trascorse. La centrale del 118 ha cercato via radio un posto in un’altra unità di cura tra quelle di turno in città (oltre il Loreto c’è il Monaldi). Ma dall’ospedale collinare hanno risposto picche e anche altri centri intensivi (dotati di Utic ed emodinamica) non hanno concesso il disco verde. Infine la corsa a Caserta. Qui il paziente ha trascorso tutto il fine settimana senza praticare la coronarografia a causa dell’aggravarsi di altre patologie concomitanti (insufficienza renale e broncopatia) ed è stato trattato solo con i farmaci. Utili, certo, ma non il miglior trattamento possibile e che, se praticato subito (forse) avrebbe evitato di far scadere tanto le condizioni cliniche.

Fa acqua la rete tempo-dipendente del 118 per l’infarto del miocardio in città. Segni di cedimento che emergono soprattutto quando è di turno il Loreto Mare. L’ospedale di via Marina, privato della Cardiologia, (trasferita nelle settimane scorse all’Ospedale del mare), è anche sottoposto ad un surplus di attività raccogliendo un vastissimo bacino di utenza, compreso il centro storico, e non ce la fa. La Cardiologia, con emodinamica, del San Giovanni Bosco è di aiuto ma non basta, in quanto l’unità operativa della Doganella non funziona nell’arco delle 24 ore a causa delle carenze di personale. In provincia di Napoli non va meglio: sia a sud sia a nord le emodinamiche di Nola e Pozzuoli per ora sono a mezzo servizio.

 

Non è la prima volta che accade, nelle ultime settimane, che un paziente trasferito dal San Paolo non trovi accoglienza al Loreto Mare. Il presidio di Fuorigrotta, pur contando su un pronto soccorso, è infatti privo di Cardiologia (prevista dal Piano ospedaliero) e di Unità di terapia intensiva coronarica ed è accoppiato sempre al Loreto, alla Mediterranea e al Cardarelli ma mai al Monaldi. La Rete per l’infarto prevede infatti sempre le stesse turnazioni tra i centri di riferimento provinciali (ospedali completi di terapia intensiva coronarica e di emodinamica) con accoppiamenti fissi a giorni alterni tra il Loreto Mare e il Monaldi, la Mediterranea e il Policlinico Federico II, il Cardarelli e Villa dei Fiori di Acerra. A tali strutture centrali fanno da contorno ospedali periferici dotati di pronto soccorso (centri spoke con cardiologie ma non emodinamiche oppure non funzionanti h 24). A Napoli sono rappresentati dal Pellegrini, San Giovanni Bosco, San Paolo, Fatebenefratelli e Villa Betania. A sud della città ci sono invece il San Leonardo di Castellamare, Sorrento, Boscotrecase e il Santa Maria della Pietà di Nola che a regime assumerà le funzioni di riferimento della Asl. A nord infine, lavorano l’ospedale di Frattamaggiore, il San Giuliano di Giugliano e il Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli (con quest’ultimo deputato ad assumere da qui ai prossimi mesi le attività interventistiche oggi attive solo in alcuni orari). Un sistema che andrà a regime con la piena funzionalità dell’Ospedale del mare. Ma anche qui la mancanza di una doppia apparecchiatura per l’emodinamica suggerirebbe la necessità di prevedere un centro di riserva da rendere sempre reperibile in caso di necessità a maggior ragione con l’imminente apertura del pronto soccorso del Cto.
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