Blitz contro la Vanella Grassi
scoperte partite truccate di serie B

Blitz contro la Vanella Grassi scoperte partite truccate di serie B
Lunedì 23 Maggio 2016, 08:39 - Ultimo agg. 24 Maggio, 14:41
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I carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli a carico di 7 persone ritenute responsabili a vario titolo  di essere affiliati della Vanella Grassi, operante nei quartieri a Nord del capoluogo campano.

Un`altra persona è indagata per il favoreggiamento di uno dei capi del clan. Altre due persone sono indagate per aver alterato il risultato di partite di calcio professionistico a favore della stessa organizzazione, reati tutti aggravati da finalità mafiose.

Nel corso di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale antimafia di Napoli I militari hanno identificato i componenti della rete di affiliati vicina al capo clan Umberto Accurso (arrestato dai carabinieri lo scorso 11 maggio) e individuato gli specifichi incarichi di “armiere”, “capo piazza”, “pusher” e "distributori di mesate” agli affiliati e ai familiari dei detenuti.
 

 


Portata alla luce anche la capacità di influenzare alcune partite del campionato di serie B della stagione 2013-2014, in particolare di partite giocate in Campania nel maggio 2014: attraverso un "contatto" (Armando Izzo che adesso gioca nel Genoa - indagato ma non raggiunto da misura cautelare) il capo clan e suoi sodali hanno attratto nell’orbita criminale altri soggetti; questi hanno messo a disposizione ingenti somme di denaro per corrompere giocatori di una squadra campana di serie B, influenzando direttamente 2 partite disputate nel maggio 2014. Le gare che sarebbero state oggetto di scommesse sono Modena-Avellino e Avellino-Reggina. Indagati altri due giocatori che allora militavano nella squadra biancoverde: si tratta di Francesco Millesi,  centrocampista dell'Acireale, e dell'ex calciatore Luca Pini, entrambi finiti agli arresti domiciliari. Nei riguardi dei tre si ipotizza il reato di partecipazione esterna ad associazione mafiosa.

Durante le indagini è stata intercettata una telefonata nella quale si dice: «Dobbiamo mangiare tre polpette, abbiamo la pancia piena». 

Dalle indagini sulle scommesse truccate sono emersi «elementi concreti» e «le dazioni di denaro sono state provate», ciò in base alle dichiarazioni raccolte dagli inquirenti e al contenuto di sms e conversazioni telefoniche intercettate. E' quanto detto dall procuratore aggiunto di Napoli, Filippo Beatrice, coordinatore della Dda, facendo il punto con la stampa riguardo l'ultima inchiesta su calcio e camorra.

Il clan Vanella Grassi si è avvicinato all'Avellino in quanto Izzo è un nipote del fondatore dello stesso sodalizio camorristico. Lo ha reso noto il procuratore aggiunto  Beatrice. Un altro particolare è dato dal fatto che Antonio Accurso, il boss pentito del clan di camorra «Vanella Grassi», fu arrestato nel 2014 dai
carabinieri insieme con altri affiliati nell'ambito delle indagini su un duplice omicidio, proprio mentre festeggiava, con i suoi amici, le ricche vincite da intascare in seguito alla vittoria dell'Avellino sulla Reggina, partita che secondo gli inquirenti sarebbe stata oggetto di combine.

Da parte propria il presidente dell'Avellino Calcio, Walter Taccone, attraverso l'ufficio stampa, sottolinea che «di certo non vi è il coinvolgimento di nessuno dei dirigenti del sodalizio» nell'inchiesta. «Anche per questo - aggiunge - e in attesa degli sviluppi dell'inchiesta, l'Avellino è semmai parte lesa». «La società - concludono dall'Avellino - è rispettosa delle indagini in corso».


Intanto il mondo del calcio è ovviamente in fermento. Il Procuratore della Figc, Stefano Palazzi, ha avviato la procedura di apertura di un'inchiesta della giustizia sportiva sulla base dell'indagine della Procura di Napoli. Palazzi ha sentito telefonicamente il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, e nei prossimi giorni riceverà gli atti dell'inchiesta napoletana. Molto duro anche Andrea Abodi, presidente della Lega di serie B. «Sono fatti gravi, anche se limitati
a due gare. È l'ennesimo attentato della criminalità organizzata nei confronti del calcio». «Ancora una volta, nonostante il costante, profondo e totale impegno della Lega e delle altre istituzioni sportive sul versante dell'integrità e del rispetto, emerge l'ennesimo attentato della criminalità organizzata nei confronti del calcio», sottolinea ancora Abodi, a proposito del fatto che «due partite del nostro campionato 2013-14 sarebbero state condizionate da un manipolo di delinquenti, fuori e dentro il campo di gioco». «Prendiamo atto che si tratti di fatti gravi, circoscritti a due gare di fine stagione di due anni fa - aggiunge Abodi - fatti emergere da più ampie indagini della DDA e dalla Procura della Repubblica di Napoli che ringraziamo per il lavoro che stanno svolgendo e alle quali garantiamo, come sempre e doveroso, la nostra piena collaborazione. Nel nostro impegno quotidiano, condiviso con la federazione e le altre componenti del sistema-calcio, stiamo cercando di rendere sempre più efficace il contrasto a ogni forma di illegalità e di infiltrazione malavitosa, fattori patologici che riguardano purtroppo l'intera nostra società e in particolar modo organizzazioni criminali radicate da decenni nel nostro tessuto
socio-economico». Abodi ricorda che «il monitoraggio incrociato della gare assicurato dai partner Sportradar e Federbet, la costituzione di parte civile nei processi di Cremona e Catania con l'azione di responsabilità nei confronti dei soggetti coinvolti, i corsi di formazione organizzati nelle 22 società del campionato, sono fatti tangibili di questo impegno costante, reso ancora più consistente nella attuale stagione sportiva. È parte prioritaria
dei nostri doveri operare per garantire trasparenza, legalità e credibilità a tutti i portatori di interesse, a partire dai nostri tifosi, rilanciando in una giornata come questa tutto il nostro impegno per respingere ogni forma di inquinamento criminale in un sistema che vuole essere valutato non per l'irresponsabilità di pochi, che vanno messi in condizione di non nuocere più, ma per la correttezza della stragrande maggioranza delle persone che ne fanno parte a vario titolo». «Al governo - la conclusione - che ha dimostrato grande sensibilità e attenzione al tema del più efficace contrasto alle frodi sportive aumentando fino a nove anni la detenzione per tali reati, chiediamo di continuare nell'opera legislativa per determinare anche un impatto patrimoniale con il sequestro preventivo e la confisca dei beni di questi delinquenti, come da nostra proposta che lo stesso governo meritevolmente ha fatto sua con un disegno di legge approvato in consiglio dei ministri nel settembre scorso, che adesso più che mai ha bisogno di diventare legge dello Stato».

 

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