Napoli, mercato a piazza Garibaldi
di telefonini cellulare rubati

Napoli, mercato a piazza Garibaldi di telefonini cellulare rubati
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 25 Settembre 2016, 09:27 - Ultimo agg. 18:46
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Sono tornati. Più forti e spavaldi di prima. Si sono addirittura reimpossessati degli stessi spazi che occupavano sette mesi fa, fino al giorno in cui un blitz della Polizia ferroviaria riuscì a sgominare una delle più fornite centrali di vendita di merce rubata e rivenduto in strada. Ancor prima e meglio delle parole, sono le immagini - le foto che pubblichiamo in questa pagina - a spiegare tutto: i vicoli a ridosso di piazza Garibaldi restano ancora il più grande e sfrontato mercato a cielo aperto della ricettazione di telefonini rubati. I cellulari. Gli oscuri (ma non poi tanto) oggetti del desiderio di rapinatori, scippatori, baby gang, i frutti più appetiti oggi dalla microcriminalità sempre più scatenata a Napoli.

Smartphone, iPhone, ma non solo. All'ombra della statua di Garibaldi vengono messi in vendita anche personal computer, orologi, oltre a accessori informatici tutti di provenienza illecita. A gestire la rivendita on the road, che come vedremo è solo l'ultimo anello di una catena più lunga e articolata, sono extracomunitari, in prevalenza maghrebini e pachistani. I quali agiscono quotidianamente indisturbati, e sotto gli occhi di migliaia di passanti.
Eppure basterebbe poco per fermare questo scempio.

Lasciandosi alle spalle il corso Umberto si imbocca via Diomede Marvasi. Non ci vuole troppo acume per individuare in un gruppo di algerini e tunisini fermi all'angolo con via Marco Di Lorenzo gli interlocutori giusti per tentare di fare l'affare. Maneggiano con nonchalance cellulari di ultimissima generazione; intorno a loro altri extracomunitari, molti dei quali centrafricani, ai quali però vengono generalmente venduti telefonini di second'ordine, quelli che ormai nessun italiano vuole e che costano dai 20 ai 40 euro.

Guai a scattare foto. Meglio evitare. Superata la prima diffidenza quello che sembra il capobanda ti prende in
disparte e - a seconda della richiesta - ti chiede di seguirlo in un appartamento al secondo piano di un palazzo fatiscente non lontano da piazza Nolana che è, evidentemente, il sancta sanctorum, il deposito dove viene nascosta la merce più pregiata. I prezzi variano ovviamente a seconda del pezzo. Nelle mani dei ricettatori finisce di tutto, anche se i pezzi più richiesti - tra i telefonini - restano gli Smartphone Galaxy e gli Iphone (con prezzi variabili dai 100 fino a 300 euro) e oggi i sempre più richiesti Huawei (dai 70 ai 150). Ma l'«usato rubato» rende anche in termini di computer e tablet. Ben messi in mostra lungo i marciapiedi delle stradine che vanno dalla Duchesca al Mercato, o nelle traverse del corso Garibaldi.

Per quanto tortuosi, i canali della ricettazione seguono un flusso preciso e portano quasi sempre verso le centrali delle rivendite. La trafila comincia dal rapinatore che conosce bene gli indirizzi sicuri ai quali rivolgersi per piazzare la refurtiva. I telefonini non sono come i Rolex, per i quali le procedure di ricettazione prevedono interlocutori decisamente specializzati e spesso anche di meno facile individuazione da parte delle forze dell'ordine. Ecco perché sempre più spesso, accanto alla vendita in strada, per i pezzi più pregiati e per il materiale di provenienza furtiva ci si rivolge a soggetti che utilizzano i propri esercizi commerciali come copertura per le attività illecite.
In Procura l'inchiesta nata dal sequestro di 35 tra pc e cellulari scoperti in un call center della Ferrovia gestito da due pachistani è nella sua fase cruciale. A sette mesi dal blitz degli agenti della Polfer, il fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli si è arricchito di nuovi elementi che dimostrano come il mercato della ricettazione sia quasi del tutto nelle mani di stranieri. Soprattutto asiatici e nordafricani.

Era il primo febbraio 2016 quando la polizia fece irruzione nel piccolo retrobottega adibito a laboratorio di via Carriera Grande, altra zona ad alta densità microcriminale. In quello stanzino gli agenti trovarono 35 telefonini cellulari di ultima generazione, otto tablet e un computer portatile. Una vera e propria centrale del riciclaggio e della ricettazione di apparecchi rubati. Al lavoro c'era un pachistano. Un ingegnere specializzato nella clonazione di apparecchi telefonici mobili di ultima generazione: lo straniero riusciva a cancellare addirittura i codici Imei dei telefonini riuscendo grazie al ricorso ad un software a restituire «verginità» agli apparecchi rendendoli di fatto non più individuabili come oggetti di furto o rapina. Grazie a quel trucco sarebbero stati rivenduti centinaia di cellulari rubati a Napoli. Le indagini proseguono, e la sensazione è che si tratti solo della punta di un iceberg.