Napoli. Voragine lesiona l'edificio il Comune: pagatevi i lavori

Napoli. Voragine lesiona l'edificio il Comune: pagatevi i lavori
di Paolo Barbuto
Sabato 30 Aprile 2016, 11:06
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Provate a immaginare questa situazione. Qualcuno provoca un danno alla vostra casa, poi bussa alla porta e vi dice: guarda che la tua casa s'è rotta, devi aggiustarla perché è pericolosa. A proposito, il conto lo paghi tu. Ora provate a immaginare che questo «qualcuno» è il Comune di Napoli e che è il sindaco in persona a imporvi il pagamento degli aggiusti: cosa pensate? Vabbè, evitate di dirlo ad alta voce. E se volete scoprire i dettagli di questa vicenda dedicate qualche minuto a leggere le prossime righe.Succede che a via Nicolardi, la sera del 25 dicembre del 2015 si crea una voragine.

Scoppia il caos, gli abitanti del palazzo al numero 2 di quella strada vengono sfollati perché l'edificio, a causa del cedimento, ha subìto danni. Scattano le procedure d'urgenza: le persone vengono ospitate da parenti e amici anche se il Comune è pronto ad offrire ospitalità, i lavori vengono avviati con immediatezza: forse è stata una perdita idrica a provocare il guaio, ma l'azienda dell'acqua dice che potrebbero essere stati lavori dell'Anm. Comunque si tratta di due aziende del Comune, quindi cambia poco per chi si ritrova la casa malmessa.Dopo un mese la voragine è riempita e le indagini statiche dicono che si può rientrare nelle case. Però... Però all'interno delle singole abitazioni ci sono muri pericolanti, si sono create spaccature, e anche l'intera struttura esterna mostra i segni del «colpo» che ha ricevuto. Così, con un guizzo strepitoso d'ingegno, prima ancora che si stabilisca quale delle aziende del Comune ha provocato tutto quello scempio, Palazzo San Giacomo passa all'azione. Lascia trascorrere quattro mesi dall'evento, poi prepara un documento a firma dello stesso De Magistris che qualche mese prima era fra la gente a dare rassicurazioni e sostegno.

Il sindaco spedisce la bellezza di sessantuno ordinanze con le quali impone di cancellare i danni subiti dal palazzo perché qualcuno potrebbe farsi male. Non solo: prima bisogna procurarsi tutte le autorizzazioni necessarie, poi far eseguire i lavori e infine presentare una perizia che confermi la corretta esecuzione e che sollevi il Comune da ogni eventuale danno causati a terzi. E tutto questo va fatto «ad horas» cioè subito, immediatamente, senza por tempo in mezzo. Un colpo da maestri, soprattutto alla vigilia del sopralluogo del tecnico del tribunale che dovrà entrare nelle abitazioni per quantificare il danno: e che quantifica se trova tutto a posto?

Ma c'è di più. Il sindaco scrive pure che se qualcuno non rispetta l'ordinanza, verrà denunciato. Mano dura, insomma. Adesso dobbiamo spiegare che la legge impone al Comune di presentare quel documento quando si trova di fronte a un edificio pericolante o pericoloso, ma in questo caso l'ordinanza sembra più una beffa che il rispetto di una legge. Anche perché, sebbene il tribunale debba ancora esprimersi, è lo stesso sindaco che nella sua ordinanza ammette certe responsabilità. De Magistris, rivolgendosi ai suoi concittadini che erano stati sfrattati temporaneamente, scrive che lo sgombero è stato revocato a fine gennaio «a seguito dei lavori di sistemazione e messa in sicurezza della rete idrica e fognaria». Cosa significa questo? Che la rete idrica e fognaria era «non sistemata» e quindi avrebbe potuto essere la causa del cedimento? Cioè che le colpe sono di una azienda del Comune?Questo lo stabilirà un giudice.

Nel frattempo di fronte a un giudice potrebbe finirci una delle persone che si ritrova con la casa mezza distrutta per colpa della voragine. Se non rimette tutto a posto, il sindaco ha promesso che scatterà la denuncia. A Napoli c'è un modo per spiegare certe cose: cornuto e mazziato.

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