Nell'inferno del campo rom di Scampia: «Se parliamo ci bruciano le case»

Nell'inferno del campo rom di Scampia: «Se parliamo ci bruciano le case»
di Oscar De Simone
Mercoledì 12 Luglio 2017, 21:39 - Ultimo agg. 13 Luglio, 10:24
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Roghi tossici ad ogni ora del giorno e della notte. Siamo a Scampia, quartiere all’estremo nord del comune d Napoli, dove da tempo la situazione relativa allo scarico di rifiuti poi dati alle fiamme sembra non avere fine. Uno o addirittura più roghi al giorno hanno accompagnato tutto il mese di giugno e da quasi due settimane a questa parte le cose non sembrano essere cambiate.

«Noi non vediamo chi brucia - dichiarano gli abitanti del campo - ma sappiamo che sono vostri concittadini. A noi non conviene denunciare perché abbiamo famiglia ma sappiamo che scaricano qui davanti sia di giorno che di notte. Molte volte ci hanno detto di stare zitti e di non dire niente altrimenti ci avrebbero incendiato il campo e le baracche con le nostre famiglie all’interno. Noi non abbiamo paura ma preferiamo non parlare».
 


Decine le segnalazioni dei cittadini e dei rappresentanti dell’VIII Municipalità che hanno da tempo segnalato la cosa in procura. Proprio pochi giorni fa, l’ultima visita al campo per constatare le attuali condizioni dell’area e la straziante notizia della morte di una bambina di tre anni e mezzo per asfissia all’interno di un’auto.

«Noi siamo esseri umani - continuano - e non vogliamo essere trattati come animali come è successo a Gianturco. Prima eravamo lì ma poi non ci è stato un posto dove stare e siamo andati via. La gente grande ha detto che quel campo deve saltare. Adesso pensiamo a stare qui e non vogliamo andare via perché abbiamo famiglia e non sappiamo dove poterci sistemare. Anche se qui è un continuo degrado vogliamo dire che noi con i roghi tossici non abbiamo niente a che fare, quella è responsabilità della gente del quartiere».

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