«Noi geologi abbiamo lanciato l'allarme sul rischio sismico la popolazione di Ischia è ostile»

«Noi geologi abbiamo lanciato l'allarme sul rischio sismico la popolazione di Ischia è ostile»
di Stefano Carlino
Martedì 22 Agosto 2017, 13:04
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Il 28 luglio del 1883 un forte terremoto, in seguito stimato di magnitudo intorno a 5.0, colpì l’isola d’Ischia, radendo al suolo il comune di Casamicciola e causando oltre 2000 morti. Prima di questo evento disastroso, almeno dal 1228, l’isola fu colpita da altri terremoti, caratterizzati da bassa magnitudo ed elevate intensità. L’intensità è un parametro di valutazione dell’energia di un terremoto, basata sugli effetti che questo produce sulle abitazioni. Gli epicentri dei terremoti storici più forti sono stati localizzati a Casamicciola, che rappresenta l’area dell’isola con il più elevato rischio sismico. La scorsa notte un terremoto di magnitudo 4.0 ha causato danni ingenti e vittime nella stessa area. Si tratta di un evento le cui caratteristiche, seppur con effetti molto minori, richiama alla memoria quello ben più grave del 1883.

Il sisma, registrato ieri dall’intera rete sismica di sorveglianza dell’Osservatorio Vesuviano (INGV), è stato localizzato nel settore nord dell’isola a una profondità di pochi chilometri. Questo conferma che la struttura sismogenetica in grado di produrre i terremoti più forti nell’isola si trova nell’area di Casamicciola. In questo settore dell’isola lo spessore delle rocce in grado di accumulare energia elastica è di pochi chilometri e i terremoti si manifestano con magnitudo relativamente basse, ma con effetti talvolta gravi sugli edifici, a causa della modesta profondità degli ipocentri.

Ad amplificare gli effetti dei terremoti contribuisce la presenza nell’isola di terreni poco consolidati e di un tessuto urbano non adeguato a sopportare le sollecitazioni simiche. I terremoti a Casamicciola, dunque, sono in grado di produrre forti accelerazioni del suolo nell’area ipocentrale, per la bassa profondità, che tuttavia determina una forte attenuazione dell’energia sismica con la distanza, specie verso il settore orientale dell’isola. Queste caratteristiche sono state oggetto di studio, almeno dagli anni 90, da parte dei ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Napoli Federico II.
 


Gli studi sono basati prevalentemente sugli effetti dei terremoti storici a Casamicciola, in particolare per quelli del 1881 e del 1883, per definire la localizzazione della sorgente sismogenetica, il suo meccanismo di rottura e il tipo di propagazione dell’energia sismica. In prima analisi, l’evento della scorsa notte sembra confermare quanto riportato in questi studi, che definiscono uno scenario sismico caratterizzato da terremoti di magnitudo massima intorno a 5, con ipocentro a Casamicciola, che possono produrre danni gravi, seppur in un’area con estensione limitata. Nondimeno, l’elevato valore esposto nell’isola, che conta circa 65.000 abitanti e un flusso turistico abnorme e incontenibile, contribuisce ad amplificare la gravità degli effetti dei terremoti. Come nel 1883, il terremoto è avvenuto nel momento culmine di presenze turistiche stagionali.

La comunità scientifica ha fornito in questi ultimi anni diversi contributi per riportare l’attenzione su un tema, quello del rischio sismico a Ischia, nei cui confronti la cittadinanza locale si è mostrata spesso ostile o disattenta. Dagli anni del boom economico l’isola ha vissuto un’intensa fase di urbanizzazione, con il proliferare di case abusive e di stabilimenti termali, determinando un incremento del valore esposto e della vulnerabilità del territorio. Ancor prima, in seguito al terremoto catastrofico del 1883, i vari piani urbanistici, proposti per ottenere una migliore difesa sismica, furono disattesi e la ricostruzione si ridusse in buona parte al riadattamento delle baracche temporanee ad abitazioni permanenti. Da allora poco sembra cambiato e lo sviluppo urbanistico dell’isola è avvenuto in modo sempre più disordinato e in assenza di regole.

Il contributo della comunità scientifica alla definizione degli scenari di pericolosità sismica è fondamentale e non può essere disatteso, perché è su questo che deve basarsi la pianificazione dei territori a rischio. Tuttavia a Ischia, si è scelta una strada diversa, quella del consumo del territorio fino all’inverosimile, occupando ogni spazio disponibile e cancellando la storia geologica dell’isola, che è stata un patrimonio mondiale per la comprensione dei fenomeni vulcanici e tettonici, fin dagli studi pioneristici di James Hutton e Charles Lyell tra il 1700 e il 1800. Davanti a queste scelte la comunità non potrà crescere e finché il consumo indiscriminato del territorio e la cultura dell’emergenza perdureranno, si registreranno ancora eventi come quello di Casamicciola, con la perdita di vite umane e con l’annullamento del patrimonio culturale e scientifico del Paese.
 
Per approfondimenti:
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E.Cubellis, S.Carlino, R. Iannuzzi, G.Luongo, F. Obrizzo (2004). Management of Historical Seismic Data Using GIS: The Island of Ischia. Nautural Hazard, 33.379-393.
 
-G.Luongo, S.Carlino, E. Cubellis, I. Delizia, R. Iannuzzi, F. Obrizzo (2006). Il terremoto di Casamicciola del 1883: una ricostruzione mancata. Alfa Tipografia, Napoli.
 
-G. Luongo, S. Carlino, E. Cubellis, I. Delizia, F. Obrizzo (2012) Casamicciola milleottocentoottantatre, il sisma tra interpretazioni scientifiche e scelte politiche. Bibliopolis
 
-S. Carlino, E. Cubellis, A. Maturano (2009). Macroseismic data of the catastrophic 1883 earthquake at the Island of Ischia (southern Italy): the role of geological conditions. Natural Hazard DOI 10.1007/s11069-009-9367-2.
 
- Link


*Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Napoli "Osservatorio Vesuviano"
 
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