Notti di Chiaia tra violenza e droga
Ecco come si muovono i pusher

Notti di Chiaia tra violenza e droga Ecco come si muovono i pusher
di Paolo Barbuto
Mercoledì 31 Maggio 2017, 08:44 - Ultimo agg. 10:02
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Quella che vedete nella grande foto pubblicata al centro di questa pagina è la breve salita che conduce all'ingresso della scuola che si trova a via Bisignano. Esattamente in quel luogo, spiegano i residenti, s'è insediato il cancro che sta divorando la serenità della movida di Chiaia: «Cerchi un po' di roba? Puoi trovare quello che vuoi sulla salitina della scuola...», te lo dicono tutti nella zona, lo sa chiunque, non è un mistero.

Noi, sinceramente, non abbiamo eseguito un test sul campo, non siamo andati a cercare droga in quel posto; ma non facciamo fatica a credere ai sussurri insistenti e condivisi che riguardano quello spazio.

Il racconto del territorio della movida di Chiaia parte da questo dettaglio perché, spiega chi vive quell'area, l'esplosione di violenza e di marciume, ruota tutta attorno all'invasione dello spaccio. I pusher inseguono i mercati più vivaci, perciò si sono acquartierati nel bel mezzo dell'area dei baretti; e assieme ai pusher s'è spostata lì anche quella fetta di marmaglia che segue i venditori di droga, così pian piano sono arrivate anche le risse, i coltelli, le pistolettate. Forse sembrerà una spiegazione troppo semplicistica, però è quella più condivisa nel territorio e noi, qui, cerchiamo di raccontare proprio il territorio con le sue paure e la sua rabbia.
 


«Sabato sera sono andata a prendere i miei figli che uscivano da una festa - racconta una donna che vive nel quadrilatero dei baretti - sono rientrata poco dopo mezzanotte. La mia auto è stata ingoiata da una folla aggressiva e irridente: ero terrorizzata e i miei figli lo erano di più. Ho chiamato il 113 ma mi hanno risposto che la zona era già pattugliata, che non c'era nulla da temere. Io invece morivo di paura, tra persone piene di alcool e stupefacenti che, come al solito, hanno iniziato a prendere a calci e pugni la mia auto. Sono stata salvata da due scooter con a bordo delinquenti veri che sono passati fregandosene delle persone e hanno creato un varco attraverso il quale infilarmi». La testimonianza è riferita alla notte di sabato, quella che s'è conclusa con la maxirissa e gli accoltellamenti, ma di storie analoghe, i residenti ne hanno a decine qui nella zona della movida di Chiaia. Non ne possono più di lanciare il loro allarme sull'invivibilità delle loro vite nei week end sballati.

Caterina Rodinò è la leader del comitato «Chiaia viva e Vivibile» e un'idea sulla genesi dell'attuale situazione ce l'ha: «Gli amministratori di questa città hanno deciso di tollerare le piccole e grandi illegalità iniziali. La tolleranza iniziale è poi diventata ingestibile e ha travolto tutto, così a furia di tenere gli occhi chiusi si sono ritrovati con la delinquenza che è diventata padrona di questa zona».

La Rodinò parla a nome di tutti i residenti che sono avviliti e chiedono interventi forti. Tutti gli abitanti della zona hanno applaudito il presidente della municipalità, Francesco de Giovanni, il quale l'altro giorno ha tuonato «Militarizzate il quartiere. Meglio una Chiaia militarizzata che una Chiaia nelle mani dei delinquenti». De Giovanni parlava dopo l'omicidio di camorra dell'alba di venerdì, prima della notte di coltelli di sabato che ha sancito la definitiva vittoria della violenza sulla movida. Da un mese, nelle notti del divertimento (ma è ancora divertimento quello che c'è qui?) sono previste pattuglie miste di polizia ed Esercito per sorvegliare l'area: ma la cronaca parla chiaro, forse c'è qualcosa che ancora non funziona.


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