Tensione a Caracas per la marcia
convocata dall'opposizione a Maduro

La polizia vigila i manifestanti che partecipano alla marcia indetta dall'opposizione a Caracas
La polizia vigila i manifestanti che partecipano alla marcia indetta dall'opposizione a Caracas
Giovedì 1 Settembre 2016, 17:07 - Ultimo agg. 21:47
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Madrid.  Oppositori incarcerati, stazioni del metro chiuse a Caracas, come l'autostrada Panamericana in direzione della capitale,  maxi-incidenti simulati di camion per frenare l'arrivo dei manifestanti. Nonostante gli ostacoli posti dal governo di Maduro, decine di migliaia di persone partecipano oggi alla 'Toma de Caracas', come è stata ribattezzata la marcia sulla capitale. Con la mobilitazione nazionale,   l'opposizione, convocata dalla Mesa de Unidad Democratica (Mud) -  che raccoglie i movimenti contrari al regime  chavista - punta a ottenere un referendum di revoca del presidente. L'obiettivo è ottenere che il Consiglio Nazionale Elettorale, controllato dall' 'oficialismo',  fissi la data entro la quale dovranno essere consegnate il 20% dei 3,5 milioni di firme necessarie alla convocazione della consultazione. L'occasione, per gli oppositori al regime, che hanno vinto le elezioni dello scorso dicembre, per mostrare i muscoli e tentare di imporre un cambio nella situazione di debacle economica in cui da mesi si dibatte il Paese e che ha ridotto i venezuelani alla fame.

Nel clima di tensione crescente, Maduro ha convocato nelle stesse ore una contro manifestazione nella centrale Avenida Bolivar, per "difendere il popolo e la democrazia" e ha bollato la marcia su Caracas come un colpo di Stato. "Chi vi partecipa e inciterà alla violenza, sarà arrestato", ha promesso.  Per l'erede di Chavez, il paese si trova davanti a "una destra fascista, golpista, che non rispetta le regole del gioco". Ed ha paragonato quanto sta accadendo in Venezuela con il "complotto parlamentare" in Brasile, culminato con la destituzione della 'presidenta' Dilma Rousseff.

Con la massiccia presenza delle forze di sicurezza nelle strade, sono stati allontanati anche i testimoni scomodi della protesta, i corrispondenti e inviati della stampa estera - fra i quali Al Jazera, Le Monde o il Miami Herald - accusati alla vigilia da Maduro di essere in combutta con gli oppositori per organizzare falsi scontri con le forse dell'ordine.

La carestia e la mancanza di generi di prima necessità e di medicine negli ospedali ha portato la situazione vicina al collasso. Per 9 venezuelani su 10 è pessima e una stragrande maggioranza, l'80%, si dice favorevole a un cambio alla presidenza. Per quanto i dirigenti della Mud si siano affannino a promettere che la marcia odierna sarà "pacifica e democratica", sono in molti a temere che la situazione possa degenerare in una violenza fuori controllo. A cominciare da Unasur, organismo costituito da vari ex presidenti, fra i quali quello di Panama, Martin Torrijos, e lo spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero, che ha tentato, finora inultilmente, una mediazione fra le parti. Dopo una visita lampo  a Caracas, Zapatero è rientrato a Madrid, senza trovare punti di incontro fra le parti, che appaioni irriconciliabili.

L'organismo elettorale nazionale ha fatto sapere che la raccolta di firme per il referendum potrebbe essere autorizzata per fine ottobre, il che sposterebbe il referendum di revoca al prossimo anno. Secondo il dettato costituzionale, se la consultazione sarà celebrata prima del 9 gennaio e Maduro dovesse perdere - come appare più che probabile - dovranno essere convocate elezioni per un nuovo presidente, con un mandato fino al 2019; mentre se il referendum si terrà dopo quella data, resterebbe fino a fine mandato in funzioni l'attuale vicepresidente, di nomina chavista. Ovviamente l'interesse di Maduro è che la consultazione si ritardi il più possibile. Sul fronte opposto, la Mud, con Enrique Capriles, principale leader dell'opposizione, che promette di non abbandonare la piazza fino all'allestimento delle urne, prima di gennaio.

Alla vigilia della marcia su Caracas, il segretario dell'Organizzazione degli Stati Americani, (Oea) Luis Almagro, ha espresso preoccupazione e denunciato "la recrudescenza della repressione e delle violazioni dei diritti umani in Venezuela", avvertendo che qualunque abuso del governo di Maduro sarà considerato "inaccettabile".





 
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