I passaporti furono sequestrati da Alim mentre i giovani immigrati, pagati circa 300 euro al mese, erano costretti a lavorare per 17-18 ore al giorno fino al sabato incluso, e persino la domenica dalle 7.30 alle 14 o alle 19 con le porte chiuse a chiave dall’esterno. Del caso si interessò l’Associazione antirazzista e interetnica 3 Febbraio, grazie al cui intervento gli operai trovarono il coraggio di denunciare gli sfruttatori che furono poi arrestati mentre le fabbriche furono poste sotto sequestro. Mercoledì 8 e giovedì 9 febbraio, si svolgerà a Napoli l’incidente probatorio richiesto dal P.M. Dott. Maurizio De Marco della DDA, al fine di ottenere la testimonianza delle parti offese e cristallizzare le accuse in vista del futuro dibattimento e velocizzare i tempi del processo.
Con il sostegno dei loro difensori, gli avvocati Bruno Botti, Benedetta Piola Caselli, Amarilda Lici e Alessandro Del Piano, i lavoratori bengalesi saranno sentiti formalmente come testimoni davanti al GIP di Napoli dott.
Ssa De Stefano, in contraddittorio tra accusa e difesa. Si tratta di un passaggio processuale determinante; i racconti dei querelanti, con queste modalità, assumeranno giuridicamente valore di prova. A questo importante passaggio si è arrivati grazie all’impegno dell’Associazione 3F a cui si sono aggiunte altre associazioni solidali tra cui La Comune e i Comitati Solidali Antirazzisti, avvocati, giornalisti, accademici, l'ASGI e tanti altri che hanno permesso di svelare il perverso intreccio che lega criminali locali ai criminali delle stesse comunità immigrate. “Chi attacca l’umanità, - affermano i responsabili dell’Associazione 3F va perseguito - e di questo caso esemplare vogliamo fare un motivo di incoraggiamento per tutti coloro che si battono per un lavoro degno e per una vita libera, perché possano prendere esempio da loro.”