Panama Papers, ecco i napoletani coinvolti: c'è anche un giudice sotto inchiesta

Panama Papers, ecco i napoletani coinvolti: c'è anche un giudice sotto inchiesta
di ​Daniela De Crescenzo
Sabato 9 Aprile 2016, 09:54 - Ultimo agg. 5 Dicembre, 19:47
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«Quelle maledette società le abbiamo aperte, ma non le abbiamo mai utilizzate»: Salvatore Bizzarro, Silvio Sacchi e Fabio Fraissinet sono i tre napoletani che hanno fatto ricorso ai servizi della Mossack Fonseca e i loro nomi sono finiti trai primi cento pubblicati dall'Espresso insieme a quelli di altri due campani, l'imprenditore Ercole Astarita e Gianfranco Morgano uno dei proprietari dell'hotel Quisisana di Capri, cinque stelle lusso e vetrina per le celebrità di tutto il mondo. Tutti e tre hanno inaugurato società in un paradiso fiscale, ma tutti e tre sostengono di averlo fatto per «futili motivi».

Salvatore Bizzarro ha un affermato studio da commercialista in viale Gramsci e spiega: «Ho aperto la società perché mi sembrava utile aggiungere tra i titoli dello studio una sede leale all'estero, non credo sia un reato». La pratica legale è stata un gioco da ragazzi: «Con seicento euro pagati con carta di credito nel giugno del 2011 attraverso la Mossack Fonseca ho ottenuto la società, l'anno successivo mi hanno chiesto altri 600 euro che non ho pagato: in fondo l'impresa non mi serviva a niente. E per questo è stata cancellata il 3 gennaio del 2013. Ma non ho mai avuto un conto corrente all'estero».Silvio Sacchi era magistrato alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, ma nel febbraio del 2006 è stato destituito dal Csm dopo essere stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Negli anni Novanta era finito in un'inchiesta penale: di lui aveva parlato il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone. Erano partite le indagini e Sacchi era stato accusato di aver accettato da un imprenditore vestiti firmati e soggiorni a Roma nell'hotel Hilton.

L'imprenditore era stato a sua volta coinvolto in un'inchiesta ed era stato prosciolto dallo stesso magistrato: di qui l'accusa per corruzione. Il pm era stato condannato in primo grado, ma dopo una complessa vicenda giudiziaria era stata dichiarata la prescrizione e l'ormai ex procuratore era diventato avvocato. Cinque anni dopo è diventato socio di Fabio Fraissinet nella società aperta attraverso la Mossack Fonseca. Fraissinet aveva tentato la pratica legale, ma senza successo. Successivamente si era dato al commercio lavorando nel settore del cambio merci finendo a sua volta sotto inchiesta. Il procedimento è tutt'ora aperto. Nel 2011 aveva deciso di creare un'azienda che si interessasse dei fondi europei. «Per questo avevo chiesto a Bizzarro di aprire una società a Brusselles e lui si è rivolto alla Mossack che ha anche una sede in Lussemburgo.

E infatti sono arrivati i documenti dal Lussemburgo, ma la società è risultata collocata nelle isole Vergini Britanniche. Ma un'impresa del genere a me non serviva e quindi dopo poco non ho più pagato e la società è stata chiusa senza aver mai operato». Insommma, secondo gli imprenditori made in Naples, quelle aperte a Panama sarennero non solo società fantasma, ma anche inutili.Gianfranco Morgano, proprietario con i fratelli Lucia e Nicolino, con la madre e delle nipoti, dell'hotel Quisisana, ma anche della Scalinatella, dell'hotel Flora e di Casa Morgano, è stato a lungo general manager del primo albergo, ma da due anni ha lasciato l'incarico allontanandosi da Capri dove, raccontano gli isolani, torna solo per le vacanze.

Anche lui ha sostenuto di non aver mai utilizzato la società. L'ultimo nome che compare nella lista pubblicata dall'Espresso è quello di Ercole Astarita, proprietario della Italconserve di Scafati fallita nel 2006. L'imprenditore è stato condannato nel 2014 in primo grado a otto mesi di reclusione, con dieci anni di inabilitazione all'esercizio di imprese commerciali: pena sospesa dopo il ricorso in Appello. 

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