ERCOLANO. «Sono passata dal dolore alla rabbia. Le Istituzioni non perdano più tempo e ci restituiscano al più presto i corpi dei nostri cari, altrimenti
mobilitiamo l’Italia». Rompe il muro di silenzio Rosa Imperato, 42enne moglie
del comandante Giulio Oliviero e armatrice del «Rosinella», il motopeschereccio
affondato a largo di Gaeta la settimana scorsa e i cui membri dell’equipaggio,
suo marito e i marinai tunisini Khalifa e Saifeddine Sassi sono dispersi dalle
2 del 19 aprile.
Aveva taciuto, finora, «per riservatezza» - dichiara – ma
adesso ha deciso di parlare per contrastare i soliti ‘intoppi’ burocratici che
rallentano le operazioni di recupero del peschereccio e dei corpi, qualora
fossero all’interno. Se le perlustrazioni superficiali, ad opera della
direzione marittima del Lazio, proseguono nell’area tra San Felice al Circeo,
Mondragone e Ventotene alla ricerca dei tre ancora ufficialmente «dispersi»,
dopo la perlustrazione di venerdì scorso del relitto grazie ad un robot che è
stato calato a 62 metri di profondità, l’opera di ispezione subacquea si è
arrestata: bisogna aspettare oltre il 15 maggio, data fissata come utile dalla
Marina Militare per l’invio di una nave dotata di una squadra speciale di
palombari abilitati a scendere a quella profondità.
Ma la famiglia di Oliviero, affidatasi all’avvocato Antonio Crisci, i parenti, gli amici e molte associazioni di pescatori provenienti da varie parti d’Italia, non vogliono
aspettare e sono pronti alla mobilitazione. «Non capisco perché si debba
aspettare tutto questo tempo – prosegue Rosa – con il rischio che se i corpi,
se sono là sotto, arrivino in uno stato in cui è impossibile effettuare persino
l’autopsia. Mio marito e i due collaboratori hanno sempre pagato le tasse allo
Stato Italiano e adesso meritano rispetto e attenzione: la stessa prestata ai
profughi a largo di Lampedusa . Non è possibile che a due settimane dall’
accaduto io non sappia ancora se mio marito sia vivo o morto e, in quest’ultimo
caso esigo che sia lui sia i due marinai abbiano un funerale e degna
sepoltura».
L’avvocato Antonio Crisci sta cercando di mantenere una linea
sobria confrontandosi con la Procura di Cassino, con il pm Francesco Cerullo
titolare del caso, e ha presentato istanza alla Regione Campania con richiesta
di un contributo straordinario per finanziare le operazioni di recupero, visto
il precedente finanziamento regionale di circa 50mila euro per il recupero del
peschereccio ischitano «Padre Pio». Ma intendono aspettare solo fino a
giovedì la famiglia e i pescatori, tra cui zio e cugino Antonio e Giulio
Oliviero, Biagio De Simone, Pasquale Vitiello e varie associazioni marittime di
Napoli, Gaeta, Terracina, Civitanova, Pescara, Chioggia, dopodiché sarà
‘sommossa’ . «Mio marito è stato sempre un gran lavoratore - afferma Rosa – e
adesso sto costatando quante persone abbia dalla sua parte, sia a terra che in
mare. Se non si provvede subito al recupero dei corpi sarà sommossa e avremo
dalla nostra parte persone provenienti da varie parti d’Italia».
Dal primo momento Rosa ha seguito le vicende facendo la spola tra capitanerie (Formia, Gaeta, Napoli, Civitavecchia) e poi uffici ed Enti per sbrigare faccende
burocratiche. «Non posso nemmeno vivere il mio lutto – aggiunge – occupata a
girare uffici e ad analizzare documenti. E’ assurdo». Poi il ricordo di quella
sera: «L’ultima volta l’ho sentito al telefono per la buonanotte – dice con
gli occhi lucidi – erano le 21 di martedì 19. Non abbiamo parlato molto, ero
stanca, mi ha detto “Buonanotte amore” e poi non l’ho più sentito».
Fino a qualche giorno fa la donna, conscia dell’esperienza marittima di suo marito, era convinta che lui fosse in salvo su una zattera. Adesso, dopo l’ultima
ispezione del relitto ad opera del Rov che ha confermato la presenza della
zattera, ha perso ogni speranza ma vuole lottare per avere giustizia. «Prima
dovranno restituirci i corpi – conclude- e poi indagare sulle dinamiche del
relitto: se è stato un incidente, una morte bianca, mi metto l’anima in pace.
Se c’è un colpevole deve pagare». In attesa di notizie anche la moglie di
Khalifa, la 45enne Kajhida che vive in Tunisia assieme ad altri 6 figli. Per
venerdì è previsto l’arrivo in Italia di Chamseiddine, il primogenito del
marinaio tunisino disperso.
Tragedia del Rosinella: «Fate presto. Voglio mio marito vivo o morto»
di Francesca Mari
Martedì 3 Maggio 2016, 12:14
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