Pimonte. Stuprata dal branco, le amiche:
«L'avevamo messa in guardia»

Pimonte. Stuprata dal branco, le amiche: «L'avevamo messa in guardia»
di Raffaele Cava
Mercoledì 27 Luglio 2016, 09:48
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Pimonte. Violentata dal branco a 15 anni, gli undici indagati compariranno davanti ai giudici per l'interrogatorio di garanzia questa mattina. I ragazzi, tutti tra i 14 e i 17 anni, residenti a Pimonte e a Gragnano, saranno chiamati a difendersi dalle accuse mosse e contenute nell'ordinanza firmata dal gip del tribunale dei minorenni di Napoli. A pesare come macigni sulla loro posizione ci sono due video, rinvenuti negli smartphone di 5 indagati.

Scene delle violenze subite dalla 15enne, utilizzate per ricattarla e costringerla a sottomettersi ancora alla volontà del branco. C'è sgomento nel piccolo Comune dei Monti Lattari per quanto emerso dalle indagini dei carabinieri della compagnia di Castellammare, guidati dal capitano Donato Pontassuglia e coordinate dalla Procura dei minori di Napoli: in 12 (tra loro c'è anche un minore di 14 anni, affidato ai genitori perché in età non imputabile) avrebbero abusato sessualmente di una ragazzina di 15 anni, dopo averla tenuta sotto scacco per poco più di un mese sotto la minaccia di pubblicazione sul web di un video che la riprendeva durante i rapporti con il suo fidanzato.

Anche lui, 17enne nipote di un boss di un clan locale, è coinvolto nella vicenda ed individuato dagli inquirenti come «l'organizzatore». Le amiche del cuore della vittima avevano messo in guardia la 15enne, dicendole di stare lontano da quel ragazzo, raccomandazioni che a nulla sono servite, purtroppo, visto il forte innamoramento della ragazza. Secondo lo straziante racconto dell'adolescente abusata il comportamento del suo fidanzato era «ambiguo»: avrebbe fatto finta di difenderla dal branco, una messinscena anche la minaccia con un coltello brandito contro di lui. A dare voce a tutta l'incredulità degli abitanti di Pimonte è stata Anna Ospizio, assessore alle Pari opportunità e alle politiche giovanili: «Non avrei mai voluto che questi fatti accadessero nel mio Comune. Vivo questo momento come un fallimento delle istituzioni».

Le ripetute violenze sono andate avanti per giorni, nelle capanne in legno della Valle Lavatoio dove viene rappresentato il presepe vivente nel periodo natalizio. La vicenda ha iniziato a trapelare in paese agli inizi del mese di luglio, quando i militari hanno proceduto al sequestro degli smartphone in cui sono stati rinvenuti due video. «Ma nessuno voleva crederci - ha aggiunto l'assessore - anche se ora, purtroppo, con gli arresti, non si può più negare l'evidenza. Per me, il ritardo con cui la ragazza ha raccontato l'accaduto - prosegue Ospizio - denuncia la scarsa fiducia che aveva nelle istituzioni. Ecco perché mi addolora ancora di più tutta questa vicenda. Vorrei capire che cosa è scattato nella testa e nel cuore della vittima per subire tanto a lungo le violenze. Da quattro anni lotto su questo territorio con iniziative nelle scuole e nelle parrocchie».

Una storia di violenza fisica, ma anche psicologica che in breve tempo è tracimata in atti di bullismo. A testimoniarlo, un episodio raccontato dalla vittima: nei giorni seguenti alla prima violenza la 15enne si sfoga in un parco con le amiche e in quel momento un membro del branco sopraggiunge e la irride davanti alle compagne, facendo allusioni a quanto avvenuto qualche sera prima alla Valle Lavatoio. In questo episodio, per il gip che ha firmato il provvedimento, si delinea «la personalità prevaricatrice degli indagati», parla di «beffa» in relazione alle finte scuse presentate alla 15enne dopo averle detto di aver «passato» il video ad altri ragazzi. Una triste storia terminata anche grazie alla caparbietà dei genitori della vittima che, insospettiti dai graffi sulle gambe e dai pianti improvvisi della loro figlia, hanno deciso di seguirla nelle sue uscite serali fino a darle il coraggio di denunciare tutto alle forze dell'ordine.
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