Pompei, la ferita di Porta Marina

Pompei, la ferita di Porta Marina
di Gigi Di Fiore - Inviato
Domenica 24 Gennaio 2016, 10:52
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Pompei. Alla base della colonna è visibile un incavo: al cilindro manca parte della pietra lavica, che ha ceduto nella notte. Non c’è pace per gli scavi di Pompei, ad un mese dalla visita del premier Matteo Renzi. I custodi si sono accorti del cedimento del tufo alla base di una colonna nel portichetto all’ingresso della Porta Marina Superiore e da quella parte è stata subito disposta la chiusura provvisoria. Solite transenne metalliche basse, cartelli di divieto e deviazione del pubblico verso gli altri ingressi. Poco male per le file di turisti, in prevalenza giapponesi, in visita.

Tutti in coda per entrare da piazza Esedra o piazza Anfiteatro. Per chi voleva visitare le case di Romolo e Remo un nulla di fatto: l’ingresso è sospeso. Tutto normale, invece, l’accesso alle Terme Suburbane. Già da oggi, però, Porta Marina Superiore sarà riaperta. Non è un crollo, come quelli degli anni scorsi, ma la colonna ha avuto bisogno di una «messa in sicurezza», per consentire interventi immediati ed evitare guai peggiori. Spiega il generale Giovanni Nistri, responsabile dei Grandi Progetti per gli scavi di Pompei, in attesa di passare la mano al suo successore Luigi Curatoli già nominato: «Il nostro programma è proseguito secondo i piani.

Non è pensabile che possano essere previsti e prevenuti tutti i problemi, anche quelli piccoli come questo, legati ad un patrimonio così delicato che ha superato tante traversie legate a sconvolgimenti naturali. È stato disposto un intervento immediato di sicurezza». Una colonna di tre metri ha dunque avuto problemi e l’ingresso principale è stato chiuso. Per fortuna, è un periodo di bassa stagione con una media di cinquemila visitatori rispetto ai dodicimila di altri mesi.

Gli autobus organizzati delle comitive di giapponesi sembrano nemmeno accorgersi del disagio. Dice Massimo Osanna, direttore della Soprintendenza per gli scavi archeologici: «Spero che nessuno parli di crollo, che non c’è stato. Si è staccato un pezzo di tufo dalla base di una colonna, che è stata messa immediatamente in sicurezza». Oggi è un mese esatto dalla visita di Matteo Renzi, che alla vigilia di Natale venne per la prima volta agli scavi di Pompei per la riapertura di sei grandi domus, dopo i lavori di recupero con i finanziamenti europei. In quell’occasione, disse un Renzi entusiasta: «L’Italia dice basta alle opere incompiute, alle opere lasciate a metà, ma è capace di giocarsi la propria potenza straordinaria come qui a Pompei». Rispetto ai crolli del 2010, stavolta si tratta di cosa diversa.

E lo spiega ancora il direttore Osanna: «Si è staccato del materiale assai friabile come è il tufo e, se una base non ha più tutto il materiale che aveva all’origine, la colonna andava messa in sicurezza.
La chiusura della porta centrale è stata necessaria per consentire di lavorare. Ma si tratta di normale amministrazione in un patrimonio costituito da rovine archeologiche da preservare». Un patrimonio che, nei secoli, è passato attraverso terremoti, ulteriori eruzioni del Vesuvio, alluvioni e due bombardamenti. Di certo, lo scorso anno gli scavi hanno registrato un incremento del 20 per cento di visitatori, arrivati a tre milioni e 25mila. Un record.
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