Pompei, santuario e scavi: blindatura bis
i religiosi: restiamo sulla frontiera di Dio

Pompei, santuario e scavi: blindatura bis i religiosi: restiamo sulla frontiera di Dio
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 28 Luglio 2016, 07:54 - Ultimo agg. 10:47
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Pompei Lo slalom tra le bancarelle che espongono rosari, madonnine e calendari col volto sorridente di Papa Francesco è un tragitto obbligato verso la Porta della Misericordia. Lo si percorre interamente per arrivare al Santuario della Beata Vergine. Tra preghiere e timori, la comunità dei fedeli che come un fiume in piena si riversa verso la Basilica non rinuncia al pellegrinaggio.
 
 


Alle quattro di un pomeriggio non qualunque - è il giorno successivo all'attentato terroristico di Saint Etienne in cui il sacerdote 84enne Jacques Hamel è stato sgozzato sull'altare da due presunti jihadisti - Pompei cerca di esorcizzare la paura. «Siamo sacerdoti sulla frontiera di Dio - dice uno dei tanti preti che si alternano nel dire messa - E non abbiamo paura, anche se sappiamo bene che dopo padre Jacques ci colpiranno ancora. Ma noi siamo tutti missionari di Cristo». In questo crocevia della fede mariana, le apparenze ingannano. «Siamo sopravvissuti a tre eruzioni del Vesuvio, a due guerre mondiali e ad altri disastri. La Madonna ci proteggerà ancora», dice una donna all'ingresso della sala in cui si alternano i sacerdoti al confessionale. «Il cuore, non la ragione - ripeteva Blaise Pascal - sente Dio, ed ecco ciò che è la fede: Dio sensibile al cuore e non alla ragione. Poi però ci vuol poco a convincersi che qui non tutto è affidato alle sole mani di Dio. Perché è sufficiente attraversare il piazzale che separa il santuario alla Casa del Pellegrino gestita dal Sovrano Militare Ordine di Malta per capire meglio.

Qui da mezzogiorno alle 15 vengono sfamati oltre cento persone provenienti soprattutto da Africa, Medio Oriente e Maghreb. Un'opera di misericordia che è anche un piccolo miracolo che si perpetua quotidianamente: loro arrivano, si mettono diligentemente in fila, attendono il pasto e vanno via. Ma lo straniero, specie se ha la pelle colorata, oggi fa paura: «Due mesi fa - spiega un investigatore - uno di questi extracomunitari, che sono quasi tutti senzatetto - dimenticò una borsa all'ingresso della mensa. Scattò l'allarme. Era solo una valigia piena di poveri stracci, ma tanto bastò a bloccare le funzioni nella Basilica». Forse anche per questo, all'ingresso della Casa del Pellegrino, campeggia un cartello scritto in cinque lingue che esorta chi entra e chi esce a «non abbandonare oggetti all'interno e all'esterno del palazzo». La verità è che Pompei, come San Pietro, la Basilica di San Marco, il Duomo di Milano e altri luoghi santi del culto cattolico, resta uno degli obiettivi potenziali di un attacco terroristico in grande scala. Almeno sulla carta. «I fatti di Saint Etienne - ribatte una delle responsabili del Santuario mariano - indicano come questi allarmi siano avventati oltre che irresponsabili: il terrorismo colpisce ormai dove meno te lo aspetti». Sarà anche così, ma prevenire è sempre meglio che curare.

Ecco perché intorno ai due volti di Pompei - quello sacro, del luogo di culto, e quello archeologico degli Scavi - le forze dell'ordine tessono ogni giorno una rete di protezione imponente. Poco dopo le cinque della sera sul piazzale antistante la Basilica si schierano i carabinieri del «SOS» (Squadra Operativa di Supporto»). Un pattuglione di quattro militari super-equipaggiati e pronti a intervenire in condizioni anche estreme. Tute nere e mephisto calati sul volto, caschi e fucili mitragliatori di precisione. Qualche turista scatta la foto e sorride. Inconsapevolmente. I carabinieri si alternano ininterrottamente, per dodici ore, lungo un asse preciso: presidiano la zona degli Scavi (all'esterno ma anche all'interno), e quella del Santuario e delle altre cinque chiese di Pompei.

Di fronte alla Basilica, poi, c'è anche il commissariato della Polizia di Stato, con a fianco il Municipio e la sede della polizia locale. Inevitabile tanta sicurezza attorno al luogo che attrae, ogni anno, qualcosa come due milioni di persone - in prevalenza turisti - e che, nel solo luogo di culto venerato dalla cristianità conta numeri altrettanto importanti: all'interno del Santuario mariano operano a tempo pieno 42 sacerdoti, ai quali si aggiungono dieci padri vocazionisti, senza contare i preti che, stagionalmente, arrivano dai collegi ecclesiastici romani e le oltre cento suore «Figlie del Santo Rosario», l'ordine fondato da Bartolo Longo. Pompei è sicuramente un luogo privilegiato. È sede di un Arcivescovato, il cui titolare ha anche la qualifica particolare di «delegato pontificio». Ma oggi monsignor Tommaso Caputo preferisce non concedersi ai giornalisti, affidando un messaggio laconico in cui - riprendendo le parole del Papa - «si stringe con la preghiera alla sofferenza dei familiari, al dolore della parrocchia e della diocesi di Rouen».
 
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