Porto di Napoli, s'insedia Spirito:
«Nuova colmata per liberare Bagnoli»

Porto di Napoli, s'insedia Spirito: «Nuova colmata per liberare Bagnoli»
di Antonino Pane
Martedì 6 Dicembre 2016, 23:35 - Ultimo agg. 7 Dicembre, 11:46
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Una nuova colmata nel porto di Napoli per liberare Bagnoli dai sedimenti inquinati; fare dell’Autorità portuale una casa trasparente; spendere presto e bene i 130 milioni di euro del Grande progetto. Pietro Spirito, il nuovo presidente dell’Autorità di sistema portuale del Tirreno centrale ha messo subito in chiaro due cose: lavorerà da subito al documento di pianificazione che il ministro delle Infrastrutture attende entro due mesi; andrà avanti comunque in un’ottica di sistema, cioè guardando alla Campania e, quindi, oltre al porto di Napoli e a quello di Castellammare, anche a quello di Salerno. Spirito ha ammesso di non sapere se è quanto sarà lunga la moratoria chiesta per il porto di Salerno; ha solo detto che «la richiesta è stata inoltrata dal ministero delle Infrastrutture alla presidenza del Consiglio ieri quando ho firmato per accettazione il decreto di nomina, ma non è ancora tornata firmata. Non so neanche quanto sarà lunga la moratoria perché solo quando sarà autorizzata riguarderà il mio nuovo incarico».

Insomma Spirito taglia corto: il risultato del referendum e lo scossone ai vertici del governo non sembrano impensierirlo più di tanto. E taglia corto anche sul voto negativo del Senato sulla sua nomina: «Leggete il mio libro Trasportopoli e scoprirete dove nascono i rancori». In fa mistero di aver rinunciato a tutti gli incarichi che ricopriva: «Ho solo mantenuto l’incarico di docente di economia e commercio all’Univesità di Tor Vergata perché non in contrasto col mio nuovo lavoro».

Avanti, dunque. Spirito sembra avere le idee chiarissime. Ha già chiesto i nomi per il Comitato di gestione ai due sindaci dei porti maggiori (Napoli è Salerno), al presidente della Regione. Ne farà parte anche il direttore marittimo della Campania ma senza voto. La darsena di levante sarà colmata con le sabbie inquinate del porto di Napoli. Poi ci vorrà un’altra colmata, quella che deve accogliere un milione e ottocentomila tonnellate di sedimenti provenienti da Bagnoli. «Al ministero si sono chiesti dove deve finire la colmata di Bagnoli e i sedimenti dei fondali contaminati dagli idrocarburi. Ebbene il porto più vicino che poteva accoglierli era Trieste. Bisognava circumnavigare l’Italia. E allora si è deciso di puntare sul porto di Napoli con una nuova colmata». Nel porto di Napoli una nuova colmata è già prevista nel piano regolatore portuale, è quella della darsena petroli. Pensa a quella presidente? «Dobbiamo verificare tutto dobbiamo creare una colmata utile al porto è risolvere il problema di Bagnoli». Spirito non entra nel merito del piano regolatore bloccato al Consiglio superiore dei lavori pubblici per le opposizione dei petrolieri si limita a dire che: «Se il Comune di Napoli confermerà che ritiene ancora utile quel piano regolatore portuale, lo applicheremo questo è fuori discussione. È opportuno, comunque, visto il tempo trascorso effettuare una verifica». Trovare un’altra sistemazione per i sedimenti di Bagnoli, oltre la darsena petroli, sembra un’impresa ciclopica. Anche perché ancora non si sa neanche se la cifra di un milione e ottocentomila tonnellate ê attendibile. «Abbiamo chiesto aiuto alla stazione Anton Dohrn - aggiunge Spirito - per capire quanto è profondo lo strato dei sedimenti inquinati. La cifra salta fuori da calcoli certamente approssimativi».

Ma torniamo ai rancori, quelli che hanno paralizzato per anni l’attività dentro e fuori l’Autorità Portuale. «Tutti insieme dobbiamo decidere se devono lavorare gli imprenditori portuali o gli avvocati. Io credo sia giunto il momento di rimboccarci le maniche e di guardare avanti più che al passato». Spirito sa bene che ci sono inchieste in corso, che anche l’anticorruzione ha scoperchiato una pentola dove di trasparente sembra esserci proprio poco. «Collaborerò con la magistratura e con chiunque voglia fare chiarezza. L’Autorità di sistema portuale deve diventare una casa trasparente dove tutto avviene alla luce del sole. Per questo chiederò una collaborazione strettissima al capo dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone e allo stesso prefetto di Napoli. Vorrei un tavolo stabile con il prefetto Gerarda Pantalone in modo da poter insieme verificare tutto a cominciare dagli appalti per i quali vorrei utilizzare solo aziende comprese nella white list». Spirito non ha neanche tralasciato obiettivi importanti: nel nord Europa la logistica funziona con massimo tre giorni di fermo delle merci; da noi si va da sette a nove. Questi sono i problemi da risolvere subito. E per questo intendo utilizzare da subito le sinergie con gli interporti di Marcianise e di Nola. Il porto di Napoli ha la fortuna di avere queste due grandi volani, dobbiamo metterli in moto e vedrete che ci saranno benefici per tutti».
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