Dalla Cina al Mediterraneo: Napoli
nuovo crocevia per le vie della Seta

Dalla Cina al Mediterraneo: Napoli nuovo crocevia per le vie della Seta
Mercoledì 21 Giugno 2017, 18:12 - Ultimo agg. 19:31
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«C'è la Belt and Road Initiative (Bri) della Cina al centro del Focus del quarto rapporto annuale di SRM (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) Italian Maritime Economy, lanciato con il convegno »Scenari e geomappe di un Mediterraneo nuovo crocevia: l'Italia sulla Via della Seta».
 
 

Il focus di approfondimento sul piano di investimenti infrastrutturali che modificherà gli assetti della portualità e delle rotte da e verso l'estremo oriente evidenzia come la Bri attiverà secondo le stime dai 1.000 ai 1.400 miliardi di dollari di investimenti infrastrutturali per realizzare e rafforzare opere marittime, stradali, aeroportuali e ferroviarie. Il programma di investimenti interesserà tutto il Mediterraneo con ingenti investimenti nei porti, in particolare in terminal e infrastrutture intermodali in Italia, Grecia, Olanda, Israele e Turchia. Secondo quanto emerge dalla ricerca, gli investimenti consentiranno alla Cin a di realizzare, al 2020, un export nei paesi interessati di circa 780 miliardi di dollari e un import di 570 miliardi. Sul tema, il segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli ha sottolineato che «le opportunità di sviluppo della Via della seta possono essere colte dalle imprese meridionali. Per farlo devono accelerare sul fronte della crescita delle competenze professionali e digitali».

Del rischio della «moda cinese» ha però avvisato Pietro Spirito, spiegando che «ci siamo dimenticati delle rotte occidentali, verso Usa, Canada, Brasile, Argentina: non dobbiamo fare l'errore di guardare solo la crescita di alcuni Paesi, perché anche gli stock contano. Ricordo che la Campania dialoga fortemente con il mercato americano, penso all'agrifood che pesa per tre miliardi sui dieci dell'export della regione. Noi dobbiamo supportare la logistica delle nostre industrie, poi quando le nostre industrie andranno in Cina cambieremo. In fondo la Cina ha scelto già il suo hub nel Mediterraneo, è il porto del Pireo, che hanno comprato e su cui stanno facendo investimenti poderosi».

Massimo De Andreis, direttore generale di Srm, ha però ricordato come «Un soggetto esterno, la Cna in questo caso, che porta commercio in un'area aumenta l'importanza strategica globale di un luogo. A parità di tutti gli altri glii elementi hai quindi un vantaggio e certamente questo rafforzerà anche le rotte atlantiche, così il Mediterraneo avrà un ruolo sempre più strategico e centrale».

Nel 2016 il trasporto marittimo ha superato mondiale ha superato per la prima volta i dieci miliardi di tonnnellate, il 20% delle quali è transitato per il Mediterraneo. Un trend ancora in crescita visto che per il 2030 si toccherà quota 17 miliardi di tonnellate. È uno dei temi emersi dal quarto «rapporto annuale Italian Maritime Economy» di Srm, Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, del Banco di Napoli, Il rapporto sottolinea come in Italia l'import-export via mare ha raggiunto i 217 miliardi di euro con una crescita media annua del 4,3% e che l'Italia ha ancora una forte dipendenza dal mare che ospita il 37% dell'interscambio commerciale del Paese. In particolare i porti del Sud Italia rappresentano il 45-50% del totale nazionale, mentre le imprese del Mezzogiorno realizzano il 61% del loro import-export via mare, per un totale di 45 miliardi di euro.

«Quest'anno - spiega Massimo Deandreis, direttore generale di Srm - abbiamo arricchito il rapporto con un'innovativa metotologia di georilevazione, elaborando oltre 800.000 dati di posizioni navali negli ultimi cinque anni. Emergono segni di una rinnovata centralità del Mediterraneo nel contesto geoeconomico mondiale e il rafforzamento della rotta Sud Med-Suez-Golfo-Cina. Di questo fenomeno l'Italia può beneficiare ma occorre investire urgentemente sui collegamenti ferrovia-porti, sull'intermodalità e su una logistica portuale più efficiente».

Il rapporto fa emergere come il traffico nel Mediterraneo è cresciuto di 5 volte negli ultimi venti anni e il bacino ha ben 17 porti che hanno superato la soglia del milione di teus anche grazie al raddoppio del Canale di Suez che, dopo una fase di rodaggio ha raggiunto un'alta stabilità di traffico: nel periodo gennaio-maggio 2017 il traffico di Suez è cresciuto del 10,6% sull'anno precedente e nell'ultimo anno ha ospitato il passaggio di 17.000 navi con merci per 819 milioni di tonnellate.

«Lo scenario che emerge, ancor più chiaramente in questo nuovo Rapporto di SRM, - ha detto Maurizio Barraccco, presidente del Banco di Napoli - mostra un Mediterraneo sempre più dinamico e centrale nelle rotte globali. L'Italia è nel mezzo e il Mezzogiorno ha una posizione di vantaggio. Ma la geografia non basta e i competitors non mancano. Occorre maggiore consapevolezza della posta in gioco e un impegno serio per non perdere le opportunità che emergono». Mentre Paolo Scudieri, presidente di SRM, sottolinea: «L'Italia deve ormai acquisire consapevolezza che sulla filiera mare-portualità-logistica si gioca la grande partita dell'efficienza dell'industria italiana che via mare importa materie prime ed esporta manifattura e agroalimentare. Il Mezzogiorno non è quella parte del Paese senza industria e senza capacità produttiva che spesso viene descritta. Oltre alle eccellenze c'è un tessuto di imprese, certo meno denso che nel Nord, ma comunque capace di produrre 27 miliardi di valore aggiunto manifatturiero all'anno. Più di quanto produca la Finlandia o la Norvegia. Questo tessuto imprenditoriale ha bisogno di un sistema logistico portuale efficiente e ben agganciato alle rotte e alle dinamiche del commercio mondiale».
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