Pozzuoli. Punita con il fuoco, il compagno di Carla resta in isolamento

Pozzuoli. Punita con il fuoco, il compagno di Carla resta in isolamento
di Gigi Di Fiore Inviato
Venerdì 5 Febbraio 2016, 11:04
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Pozzuoli. È rinchiuso nella sezione «sex offender» del carcere di Cassino, che in questo momento ospita 28 detenuti. Cella da solo, con continui controlli degli agenti di polizia penitenziaria. Paolo Pietropaolo viene considerato un detenuto da tenere d'occhio.

Non perché sia pericoloso, ma perché le sue condizioni psicologiche potrebbero spingerlo a tentare ancora il suicidio. Dopo il suo gesto violento contro Carla, la donna che conosceva e diceva di amare da quando aveva tredici anni, Pietropaolo aveva già tentato di uccidersi, ingerendo, mentre era in auto in fuga, diverse pillole antidepressive che prende per curarsi. Visitato da uno psicologo, Pietropaolo continua a prendere i medicinali per arginare la depressione. Non si sa quanto tempo resterà nel carcere di Cassino, i giudici potrebbero decidere di tenerlo in una struttura di detenzione più tranquilla e comunque vicina a Napoli per evitare eventuali aggressioni da altri detenuti. Spiega il suo avvocato Gennaro Razzino: «Valuterò nelle prossime ore se presentare una richiesta di consulenza psicologica, per verificare la compatibilità, nell'attuale stato depressivo del mio assistito, con la detenzione carceraria».

Il gip di Cassino, Angelo Lanna, nel confermare lo stato di fermo giudiziario, ha indicato nella sua ordinanza di custodia cautelare che «allo stato degli atti, in questo momento storico-processuale, l'unica misura idonea e valida resta l'applicazione cautelare in carcere». Ieri mattina, gli atti dell'inchiesta sono arrivati alla quarta sezione della Procura di Napoli che ha competenza sulla vicenda. Il codice prevede che anche un gip del tribunale di Napoli dovrà confermare e fare propria l'ordinanza del collega di Cassino. Passaggi procedurali, mentre il fascicolo è stato delegato dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio ai sostituti Clelia Mancuso e Raffaele Falcone.

Le ipotesi di accusa restano per il momento tentato omicidio pluriaggravato e procurato aborto. L'8 febbraio è stata fissata un'udienza di incidente probatorio, per un «atto irripetibile»: la verifica del materiale liquido trovato sugli abiti di Carla per stabilirne la compatibilità con il contenuto della bottiglietta di alcol trovata nell'auto di Pietropaolo. Un esame affidato ad un chimico. Ma la bottiglietta di alcol è elemento essenziale per provare la premeditazione del gesto: Pietropaolo sostiene di averla trovata nel garage fuori il parco dove abitava, ma l'unico testimone dell'aggressione, il vigilantes, Gennaro Tassieri, racconta che era stata presa dall'auto come se fosse stata comprata durante il tragitto.

Sono aspetti che dovrà chiarire l'inchiesta a Napoli. Il movente, in un amore diventato ossessione e possesso, è stato ormai spiegato da Pietropaolo nei suoi due interrogatori: lei aspettava quella figlia, poi fatta nascere prematura al Cardarelli, lui avrebbe voluto condividere ogni momento della gravidanza. Avevano generato la piccola con la fecondazione assistita, poi, negli otto mesi di gestazione, si erano visti solo quattro volte, anche se parlavano di frequente a telefono.

E Carla, ha ripetuto Pietropaolo, aveva un altro, nonostante fosse incinta. Elemento scatenante dell'ultima violenta discussione sarebbe un video, spedito in forma anonima a Paolo, che ritrae Carla con l'altro. E la discussione, sfociata in percosse contro di lei, ha poi scatenato altra follia in un gesto più violento per fare davvero del male a Carla.

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