«Epopea di un voto tra impiegati
fannulloni e parcheggiatori abusivi»

«Epopea di un voto tra impiegati fannulloni e parcheggiatori abusivi»
di Nunzia Marciano
Domenica 4 Dicembre 2016, 18:06
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È domenica. Sveglia con calma alle 10. È pur sempre domenica. Ma è LA DOMENICA, quella del Sì-No-Forse-Non lo so, se vince il Sì viva il Mondo, se vince il No se ne cade il Mondo, e viceversa a seconda dello schieramento. Mi sveglio dicevamo e mi ricordo che per votare ci vuole la tessera. La cerco. Per due ore.

Nel frattempo trovo il certificato di nascita di Garibaldi ma non questa benedetta tessera. Insomma, nulla. Io la tessera l'hai smarrita, che pure può capitare: considerando quanto poco si eleggano i Governi in Italia, è capace che l'ho usata per incartare il pesce per i gatti, per dire. Comunque, esco.

C'è il sole, e ingenuamente ringrazio Dio per avermi fatta nascere a Napoli senza sapere che di lì a poco non sarò poi così convinta di quel ringraziamento.

Vado al Comune del paese dove abito, che non è in provincia di Bagdad, ma in provincia di Napoli. Molto vicino a Napoli. Attaccato proprio, tanto che la Vesuviana (quando passa, chiaramente) ci mette 11 minuti per arrivare alla Stazione Centrale.

Parcheggio nel parcheggio LIBERO a ridosso del Comune e si avvicina il parcheggiatore rigorosamente abusivo, che prima mi chiede di lasciargli le chiavi della macchina e poi la "mancia": 2€. Economico, in fondo lo sa che c'è la crisi. Io non gli lascio né le prime né la seconda.

Arrivo al Comune. Mi mandano dai Vigili Urbani. I vigili urbani mi mandano a loro volta in un ufficio per farmi dare il numero della mia tessera smarrita. Nel suddetto ufficio, un'impiegata chiacchiera con un collega, incurante della fila che intanto aumenta. E fino a qui nulla (si fa per dire) di particolarmente strano.

Ma all'improvviso sento puzza di fumo e realizzo che è l'impiegata chiacchierona che fuma, incurante delle 3/400 norme in merito che sta violando. Glielo faccio notare, sottolinenando che potrebbero esserci donne incinte, per esempio. Lei stizzita la spegne ma mi dice: «Allora dovremmo camminare tutti con le mascherine». Le rispondo che è meglio se tace. Veramente. Lei tace.

Col documento che sa di sigaretta, vado all'ufficio denunce del predetto Comune. Salgo al primo piano. Prendo un prestampato per la denuncia. Faccio da sola nella compilazione e mi danno della "cittadina-autonoma-ma-che-brava". Lo prendo come un complimento. Ma non sono così sicura che lo sia.

Riscendo nel corridoio dell'ufficio di prima, quello con l'impiegata fumatrice, per capirci. C'è una fila chilometrica che mi viene il dubbio che sia un negozio della Apple la notte dell'uscita dell'ultimo IPhone. Ma no, è l'ufficio del Comune. Consegno la denuncia e aspetto circa mezz'ora per il duplicato.

Prima di consegnarmelo, mi chiamano per farsi dire il nome «Perché non è leggibile. Così perdiamo tempo!». Peccato che all'ufficio denuncia me lo abbiamo approvato senza problemi. E a me viene il dubbio che non lo abbiano proprio letto. E quindi il "cittadina-autonoma-ma-che-brava", non è un complimento, ma una constatazione di fatto, visto che io qualcosa l'ho fatta. IO.

Santificando il momento, mi consegnano finalmente la mia bella e immacolata tessera e mi indicano la scuola dove andare a votare. Esco. Incrocio una signora che mi chiede indicazioni, visto che ha smarrito la tessera. Le faccio i miei migliori auguri e mi allontano.

Recupero la macchina dal parcheggio regolare con i parcheggiatori abusivi incorporati di prima e mi allontano. Arrivo alla scuola che dove è sono stata assegnata. Contrariamente alla lunga fila di prima, il seggio è deserto. Può essere per l'ora (è quella quasi di pranzo) oppure per tutti i «No, maró ma che casino: ho capito, non vado proprio a votare», che ho sentito durante la famosa mezz'ora di attesa. Vai capendo.

Mi danno scheda rosa e matita blu con tanto di etichettatura ministeriale, e mi rassicurano: «Non si cancella, non vi preoccupate». E chi si preoccupa... Finalmente voto.

Il voto è segreto, quindi non dirò cosa ho votato (sono una rivoluzionaria anti conformista, in questo senso, lo so). Ho votato, dicevo, ma ci ho messo circa 2 ore e mezza. Una vita, in pratica. Ma ho votato.

Poi ci lamentiamo che non ci fanno eleggere i governi. E ci credo: è troppo complicato votare in questo paese. Ha ragione Renzi: meglio che non andiamo proprio a votare. E considerando quella cosa delle matite cancellabili, potrei (anche se mi hanno rassicurato, io non mi fido tanto), potrei, dicevo, aver fatto (parafrasando un titolo)... tanto rumore per nulla.
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