Ridare dignità alla piazza, l'esempio
di immigrati ed ex detenuti | Foto

Ridare dignità alla piazza, l'esempio di immigrati ed ex detenuti | Foto
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 1 Luglio 2017, 19:47 - Ultimo agg. 19:52
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Erano in tanti. Ivoriani, senegalesi, nigeriani. Tutti profughi, e tutti in attesa di un permesso di soggiorno. Coordinati da una rete di associazioni di volontariato e di alcuni centri sociali, gli immigrati - e con loro un nutrito gruppo di ex detenuti - hanno dato ieri mattina una prova di impegno civico e di dignità sostituendosi a quel "pubblico" troppo spesso assente in città. Dalle nove del mattino e per oltre tre ore e mezzo, sotto un sole cocente, hanno ripulito i giardini di piazza Cavour a Napoli.
 
 


Quasi tre quintali di "monnezza" accumulatasi, gran parte della quale era stata sversata nella splendida fontana della Ninfa, a due passi dal Museo Nazionale, trasformata in una vera e propria discarica. Ramazze, palette e tanto olio di gomito. Tutto grazie a un'iniziativa promossa da "Napoli Insieme", Acli, Mani Tese, Centro Damm, Associazione degli ex detenuti e dai ragazzi dell'ex Opg. «Una grande rete di solidarietà civile e popolare - spiegano Salvatore D'Amico di Napoli Insieme e Chiara, del centro sociale ospitato nell'ex ospedale giudiziario - che vede in prima linea gli stranieri sbarcati a Napoli da varie parti dell'Africa centrale. Ragazzi che cercano solo una vita e un futuro migliore».

Insieme con gli aderenti alla cooperativa degli ex detenuti presieduta da Piatro Ioia, anche una decina di ragazzi napoletani: i quali, dopo aver rimosso tutti i rifiuti (c'erano anche tante siringhe usate tra le aiuole devastate dal degrado e dall'inciviltà quotidiana) hanno anche piantato fiori nelle aiuole. «Siamo felici di essere qui, oggi - dice Bah Mussa, ivoriano - per reestituire decoro e dignità a un posto bellissimo». Gli fa eco Fadel, senegalese in città da alcuni mesi. «Dormivo per strada, adesso grazie alla rete di solidarietà ho un tetto. E provo a rendermi utile facendo questo che per me è un servizio sociale. Lo faccio per Napoli, dove spero di poter restare con un permesso di soggiorno, e dove voglio trovare un lavoro».  
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