Napoli, rapina a Insigne. Boldoni: «Non si ostentano i gioielli, è questione di buon senso»| Cosa ne pensi? Commenta

Napoli, rapina a Insigne. Boldoni: «Non si ostentano i gioielli, è questione di buon senso»| Cosa ne pensi? Commenta
Martedì 1 Marzo 2016, 09:15 - Ultimo agg. 2 Marzo, 14:31
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NAPOLI - Presidente della Scabec, la società della Regione che si occupa di beni culturali e turismo, consigliera al turismo del governatore De Luca, Patrizia Boldoni guarda attonita alla vicenda della rapina a Insigne perché le sembra assurda tutta la situazione.

Cosa c'è che non quadra?
«La prima cosa che salta agli occhi è il fatto che c'è ancora qualcuno che va in giro con gioielli e orologi di lusso. A me sembra incredibile».

Vabbè adesso scivoleremo sulla solita polemica: Napoli è pericolosa ed è vietato usare Rolex e gioielli...
«No, no, non ci siamo capiti. Anzi è meglio che io chiarisca subito questo punto. Napoli non c'entra nulla e chi l'attacca in queste occasioni è fuori del tempo. Ho visto in tv e letto sui giornali commenti assurdi legati a questo episodio. Sono indignata, arrabbiata, offesa come napoletana e come italiana».

Allora c'è qualcosa che ci sfugge sulle sue argomentazioni.
«Non mostrare il lusso è diventata una consuetudine di tutto il mondo occidentale. Un po' è per evitare episodi spiacevoli, ma soprattutto per una forma di rispetto in una società che va sempre più impoverendosi e soffrendo. Credetemi, nel mondo solo certi popoli arretrati sfoggiano ancora gioielli, orologi di lusso e pellicce».

Guardi che, implicitamente, sta accusando Insigne di essere arretrato e fuori del mondo.
«Certe sensibilità si acquisiscono quando si frequenta la vita reale. Io penso che i calciatori, soprattutto quelli famosi e circondati da attenzioni e passione, a volte non riescono ad accorgersi di quel che accade intorno a loro. Sono pieni di soldi, pensano di essere amati, venerati dai tifosi e dal mondo del calcio dal quale non sono mai usciti: è per questo che si sentono inattaccabili, e quando accadono queste cose si sentono colpiti».

Insomma, lei sostiene che quel che è accaduto è colpa del calciatore?
«Non voglio che le mie parole vengano travisate: ognuno è libero di fare quel che desidera e dovrebbe essere tutelato in ogni momento e in ogni luogo, questo è il punto di partenza. Però poi entrano in ballo l'esperienza e la cultura intesa come conoscenza di quel che accade, non come titolo di studio».

Ora che c'entra l'esperienza?
«È quella che ti invita a seguire i comportamenti più adatti in ogni situazione. Se uno si trova a New York o a Londra o a Madrid oppure in un'altra grande metropoli del mondo, sa perfettamente che potrebbero esserci in giro delinquenti, capisce da solo che quando avanza la notte non è il caso di indossare e mostrare i gioielli. Mi rendo conto che si tratta di una limitazione della libertà, vorrei tanto poter gridare che ognuno ha il diritto di andare in giro con un collier di diamanti a mezzanotte in un vicolo di Soho a Londra o del Bronx a New York: però in un mondo così equiparato (la parola globalizzazione non mi piace) anche la malavita è equiparata. Per cui non demonizziamo la città di Napoli e stiamo più attenti in ogni parte del globo, senza esclusioni nè razzismo».

Il suo messaggio è chiarissimo. Ma non le sembra drammatico dover rinunciare a un gioiello per paura?
«Io, personalmente, lo faccio per rispetto verso le sofferenze altrui. Comunque sì, lo ammetto, è terribile ma è la realtà. E comunque sapere che nel mondo nessuno riesce a fermare i terroristi ho più paura che pensare a una grande città dove, di notte, puoi essere rapinato».

pa. bar.
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