Renzi «Su Salerno-Reggio stampa estera ride? Contento smentirli ancora: finiremo il 22 dicembre»

Renzi «Su Salerno-Reggio stampa estera ride? Contento smentirli ancora: finiremo il 22 dicembre»
Martedì 23 Febbraio 2016, 10:05 - Ultimo agg. 13:19
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La stampa estera ha riso all'annuncio dell'inaugurazione della Salerno-Reggio Calabria? «È lo stesso risolino con cui hanno accolto il mio messaggio 'finiremo la Variante di valico' e 'supereremo il Senato'. Per il momento li abbiamo smentiti e sono contento». Lo dice il premier Matteo Renzi a Rtl 102.5. «Sono un 'very normal people', un italiano medio: che qualche giornalista straniero possa verificare che li stiamo smentendo mi fa stare bene», aggiunge

La Salerno-Reggio Calabria aprirà il 22 dicembre? «Così mi hanno promesso le aziende, mi hanno assicurato che sarà così» ha ribadito ancora il premier. 

Otto anni per costruirla, ventuno per ammodernarla. L’autostrada Salerno-Reggio Calabria rappresenta la storia d’Italia. Un paese forse arruffone ma dinamico negli anni Sessanta e con le gambe pesanti dagli anni Novanta in poi. E così non sorprende che quando il presidente del Consiglio Matteo Renzi ieri ha annunciato la data di chiusura dei lavori della Salerno-Reggio per il 22 dicembre 2016 tra i giornalisti si è levato un coro di stupore. «So che non ci crederete, ma così come è vero e si è finalmente inaugurata la Variante di valico, il 22 dicembre inauguriamo la Salerno-Reggio Calabria, tenetevi forte.

E a tutti quelli che hanno fatto un “oohhhh” di stupore saranno costretti a fare un pezzo di strada e guido io», ha detto il premier parlando alla Stampa estera. Mettere la parola «fine» a lavori di riqualificazione avviati nel 1995 dovrebbe, in effetti, portare soddisfazione più che stupore. Del resto i documenti ufficiali continuano a indicare l’ultimazione «oltre il 2020». Il miracolo di anticipare il taglio di nastro di alcuni anni, però, ha molto poco di miracoloso: il governo Renzi ha rinunciato a lavori programmati ma mai avviati per oltre 2 miliardi di euro. In pratica una cinquantina di chilometri della Salerno-Reggio resteranno così com’erano nel 1972: due corsie un po’ più strettine del normale, nessuna corsia d’emergenza, curve insidiose.

L’unica concessione alla modernità sarà la luce al led nelle gallerie. In pratica percorrere verso Sud la Salerno-Reggio significherà fare un viaggio nel tempo. Si parte con 54 chilometri modernissimi, a tre corsie più la quarta d’emergenza, gallerie splendidamente illuminate e il sistema di controllo della velocità che al contrario del pedagogico «Tutor» di Autostrade per l’Italia ha il nome poetico di «Vergilius». Poi, per chi non prende la (disastrata) autostrada per Potenza, la A3 prosegue per 130 chilometri a due corsie belle comode e raddrizzate rispetto al percorso originario. Il salto indietro al 1972 arriva al chilometro 185, dopo l’uscita di Morano Calabro, e chissà se un cartello segnalerà «l’evento». Sparisce la corsia d’emergenza e la striscia d’asfalto diventa «più piccola di alcune autostrade» come pudicamente annunciava l’istituto Luce in un servizio girato a metà degli anni Sessanta.

Sì perché l’autostrada per Reggio fu progettata con meno larghezza, pendenza anche del 5%, minore velocità consentita ma, come a compensare, nessun pedaggio. L’automobilista, per una ventina di chilometri da percorrere a 80 orari, potrà apprezzare sia le capacità ingegneristiche dell’Italia degli anni Sessanta (il progetto della Salerno-Reggio è del 1964), sia la follia di salire oltre i mille metri lungo le pendici del Pollino - il tratto autostradale più alto d’Italia - per poi ridiscendere precipitosamente verso la piana di Sibari nel tentativo coraggioso ma malriuscito di cucire insieme territori ionici e tirrenici. Del resto il ministro dei Lavori pubblici dell’epoca era il cosentino Giacomo Mancini per il quale era importante che tutta la Calabria fosse per quanto possibile sfiorata da un’uscita autostradale.

I tratti che resteranno quelli del 1972 anche dopo il 22 dicembre 2016 sono quattro. Oltre a quello in quota nella zona del massiccio del Pollino ci sarà un’altra ventina di chilometri tra Cosenza Sud e Attilia Grimaldi, una decina di chilometri da Pizzo Calabro e Sant’Onofrio più il pezzetto finale dopo Villa San Giovanni, ovvero gli ultimi otto chilometri che entrano nella città di Reggio e che sono e rimarranno una superstrada urbana. Spariscono dal progetto anche alcuni nuovi svincoli chiesti a gran voce dalle comunità locali, in genere mai finanziati al di là della fase della progettazione.
È il caso dello svincolo di Sala Consilina Sud (località Trinità) che sarebbe costato 36,5 milioni; della delocalizzazione di 700 metri dello svincolo di Padula Buonabitacolo, per il quale il progetto preliminare prevedeva una spesa di 48,7 milioni; del nuovo sistema di svincoli di Cosenza Sud, per i quali erano previsti (ma mai finanziati) 135,7 milioni; tagliato (per quanto già finanziato) lo svincolo di Laureana di Borrello la cui ultimazione era in calendario per il 2017; sparisce anche lo svincolo di Santa Eufemia d’Aspromonte, per il quale non si è mai andati oltre il progetto preliminare.

In tutto si rinuncia a opere per 2,3 miliardi di euro, anche se il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha ragione quando dice che non si può parlare di «definanziamento», perché il finanziamento non era mai arrivato.

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