San Gennaro, pace fatta e miracolo lampo

San Gennaro, pace fatta e miracolo lampo
di Maria Chiara Aulisio
Domenica 1 Maggio 2016, 11:35 - Ultimo agg. 12:43
3 Minuti di Lettura

Non solo è pace fatta ma Angelino Alfano si fa il segno della croce e bacia pure la teca in segno di distensione e devozione. San Gennaro apprezza e per ringraziare concede un miracolo sprint. Una liquefazione lampo, ancor prima che l'ampolla venga mostrata ai fedeli, anche se il cardinale darà l'annuncio solo alle 18.53 nella basilica di Santa Chiara. Si chiude dunque in bellezza lo scontro tra Curia e Deputazione: strette di mano, grandi sorrisi e foto ricordo al termine di una riunione nel salone arcivescovile di palazzo Donnaregina. C'è Crescenzio Sepe, ci sono i deputati e c'è il ministro (accompagnato dal prefetto Alessandro Pansa, nuovo direttore generale del Dis). Ma soprattutto c'è l'accordo sancito ufficialmente dopo settimane di polemiche, proteste e flash mob.

Non è stato facile mettere insieme i protagonisti di questa vicenda arroccati su posizioni rigorose e difficili da conciliare. È lo stesso Alfano a dichiarare che per venirne a capo «ciascuno è stato costretto a fare un passo indietro, o se volete, un passo avanti rispetto alle posizioni iniziali. A guidarci - spiega il ministro - è stata la devozione al Santo». Come sia stato possibile mettere d'accordo le ragioni dell'uno e dell'altro rispetto a quel decreto del Viminale che, equiparando la Deputazione a una Fabbriceria, prevedeva una organizzazione gestionale diversa, lo spiega proprio Alfano: «Con un nuovo atto che sottoscriverò e sottoporrò al parere del Consiglio di Stato. Subito dopo sarà opetrativo».

Che cosa c'è in quell'atto? Nulla di nuovo in realtà se non una conferma che al cardinale resterà la competenza sul culto e alla Deputazione quella sulla gestione della Cappella e del Tesoro, «nel rispetto - puntualizza Alfano - di quella laicità plurisecolare che l'ha sempre caratterizzata». Chi ha vinto e chi ha perso? Per il ministro nessuno, anzi: «Hanno vinto il diritto, la ragionevolezza e pure l'umiltà» visto e considerato che su qualche punto hanno dovuto cedere tutti. Una domanda è d'obbligo: il decreto che fine fa? Nessuna fine, sarà semplicemente aggiornato «in base all'intesa che abbiamo siglato oggi». Alla fine tutti d'accordo sul fatto che in realtà si è trattato di un grande equivoco: provare ad adottare forme giuridiche come quelle previste per le Fabbricerie alla Deputazione di San Gennaro non è tecnicamente possibile e, a dire il vero, i deputati lo sostengono da secoli.

 A proposito di deputati, Riccardo Imperiali di Francavilla, delegato agli affari legali, non nasconde una grande soddisfazione: «Finalmente ce l'abbiamo fatta. Resta solo un aspetto formale da sistemare. Quale? Inserire nella nostra bozza di statuto già depositata tre anni fa, l'atto ricognitivo che abbiamo siglato con la Curia che riconosce ufficialmente la laicità del nostro ente, e quindi della Cappella, oltre ad escludere qualunque tipo di ingerenza gestionale, a cominciare dalla scelta dei deputati». Nessun problema anche per Sepe che assicura di non essere assolutamente interessato a tutto quello che riguarda «l'organizzazione giuridica e amministrativa» della Deputazione. Quello a cui tiene - dice - è la «salvaguardia della dimensione del culto. Assicurato ciò tutto il resto è marginale».