Scontro sugli stipendi, nella società
del comune di Napoli è caos

Scontro sugli stipendi, nella società del comune di Napoli è caos
di ​Gerardo Ausiello
Sabato 29 Ottobre 2016, 00:25 - Ultimo agg. 01:13
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Quando la giunta de Magistris ha incassato, tra mille polemiche e difficoltà, il via libera del Consiglio comunale alla famigerata delibera 556, quella che autorizza il trasferimento dei dipendenti di Napoli Sociale a Napoli Servizi, pensava di aver finalmente archiviato l’annosa emergenza welfare. E invece no, perché le contraddizioni di un’operazione che ha suscitato dubbi e distinguo anche nelle fila della maggioranza, tra gli stessi fedelissimi del sindaco, stanno esplodendo con forza ora che il passaggio dei lavoratori deve concretizzarsi. 

Stesse mansioni, salari diversi
A scatenare nuove, preoccupanti tensioni è il differente trattamento salariale tra i dipendenti di Napoli Servizi e quelli di Napoli Sociale: i primi, inquadrati come ausiliari di secondo livello, percepiscono 1200-1300 euro netti; gli altri, che hanno firmato un contratto con la qualifica di operatori socio-sanitari, guadagnano invece 1400-1500 euro, ovvero fino a 300 euro in più di quelli che tra qualche giorno saranno a tutti gli effetti loro colleghi. Ecco il vulnus, che in queste ore sta determinando una dura contrapposizione tra gli uni e gli altri (che svolgono praticamente le stesse mansioni percependo salari diversi). Le fibrillazioni sono legate, infatti, ai contratti che gli ormai ex dipendenti di Napoli Sociale dovrebbero sottoscrivere con l’amministratore unico di Napoli Servizi Domenico Allocca, il quale si è detto pronto a riconoscere loro il surplus economico, ma a patto che nei contratti sia presente un elemento di armonizzazione assorbibile: si tratta, in pratica, di una norma in base alla quale i futuri aumenti di stipendio dovranno favorire i dipendenti con un salario inferiore in modo da ridurre il divario economico tra i vari lavoratori. Una proposta che non convince i 292 operatori socio-sanitari. 
Il braccio di ferro
Così, quando Allocca li ha convocati per tentare una conciliazione, i lavoratori hanno disertato l’appuntamento sfidando, di fatto, il manager. La risposta dell’amministratore di Napoli Servizi, però, non si è fatta attendere: agli stessi Oss sono state notificate ulteriori convocazioni dinanzi alla Direzione territoriale di Napoli spalmate fra il 3, il 4 e il 10 novembre, quando ai ribelli verrà presentata la proposta contrattuale elaborata da Allocca, che rappresenterà in sostanza un aut aut: o dentro o fuori. Quanto al nodo delle ferie, del trattamento di fine rapporto e dei crediti vantati dagli operatori nei confronti di Napoli Sociale, la risposta di Allocca è stata chiara: questo contenzioso riguarda i lavoratori e la loro ex azienda, oggi in liquidazione, di certo non Napoli Servizi. A meno che, è il ragionamento del manager, l’amministrazione comunale non stanzi ulteriore risorse. A conti fatti, servirebbe un altro milione. 
Autisti senza mezzi
C’è poi una vertenza nella vertenza, che vede protagonisti gli altri 70 ex dipendenti di Napoli Sociale, tutti addetti al trasporto: ebbene, a fronte di 70 autisti, la partecipata messa in liquidazione dalla giunta de Magistris aveva a disposizione solo 11 mezzi. Significa che la stragrande maggioranza di questi addetti era impossibilitata a svolgere il proprio lavoro e si trovava, quindi, senza alcuna mansione. Un rapporto tra personale e mezzi, questo, che per Allocca non regge. Ecco perché il management di Napoli Servizi sembra orientato a considerare una parte degli autisti come esuberi. E qui si apre un’altra partita, più politica, tra la municipalizzata e la giunta de Magistris, a cui viene chiesto di farsi carico del problema. Una situazione esplosiva, dunque, rispetto alla quale anche il fronte dei sindacati non ha assunto finora una posizione completamente unitaria. Il dilemma, del resto, c’è tutto: autorizzare un trattamento salariale diverso significa inevitabilmente introdurre il principio che esistono lavoratori di serie A e di serie B; peraltro una simile circostanza se da un lato incontrerebbe il favore degli ex dipendenti di Napoli Sociale (circa 360), dall’altro susciterebbe disappunto e amarezza nelle fila dei lavoratori di Napoli Servizi (che sono oltre 2mila).
Alta tensione
Il risultato di queste divergenze è un’atmosfera incandescente, che non accenna a raffreddarsi: ieri mattina gli Oss sono scesi in piazza, davanti Palazzo San Giacomo, per protestare contro le decisioni dei vertici di Napoli Servizi, occupando anche la sala Pignatiello, al terzo piano dell’edificio. Immediata la risposta del management della municipalizzata: «Si è ottemperato ad ogni obbligo rispetto a ciascuna parte interessata». Per questo l’azienda auspica, «proprio alla luce degli adempimenti formalmente posti in essere, che i lavoratori e i sindacati comprendano gli sforzi compiuti per garantire lo svolgimento dei servizi essenziali per i cittadini, nel rispetto degli impegni di spesa e dell’assetto organizzativo. Pertanto si invitano i dipendenti della Napoli Sociale oggetto di mobilità - si legge in una nota dell’azienda - alla firma delle conciliazioni dinanzi alla Direzione territoriale di Napoli nei giorni 3, 4 e 10 novembre».
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