Scotti, in tre aziende la cassaforte del clan: così il boss ripuliva i soldi della camorra

Scotti, in tre aziende la cassaforte del clan: così il boss ripuliva i soldi della camorra
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 28 Maggio 2015, 08:12 - Ultimo agg. 09:16
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Contatti diretti con Napoli non ne ha mai avuti, anche se il ponte da una parte all’altra dell’oceano c’era, eccome. Aveva dei collaboratori che per anni gli hanno garantito un ruolo, una presenza reale nella vita di un pezzo di economia criminale napoletana.

È soltanto uno dei retroscena dell’inchiesta che ha portato alla cattura di Pasquale Scotti, l’ormai ex superlatitante della camorra campana, sopravvissuto a faide e arresti, prima di essere arrestato due giorni fa a Recife in Brasile. Trentuno anni da fantasma per tutti ma non per qualcuno, a giudicare dalla rete di contatti mantenuti attraverso almeno una decina di prestanome.

Inchiesta nella fase iniziale, c’è un’ipotesi - al momento solo un’ipotesi - che consente di articolare un’ipotesi di accusa precisa: riciclaggio.

Recife-Napoli, Recife-Casoria, ma anche Recife-hinterland napoletano: è qui, in uno dei posti più «in» della costa brasiliana, che finiscono i soldi della camorra? Scotti era il terminale degli affari sporchi della camorra napoletana?

Ipotesi, in attesa di rapporti di polizia giudiziaria in arrivo dalla polizia brasiliana. Un filone tutto da esplorare, quello del riciclaggio, alla luce della rete di contatti con aziende impegnate in Brasile in attività di ristorazione e di ricezione turistica. Inchiesta condotta dalla Procura di Giovanni Colangelo, decisivo in questi mesi il lavoro del capo del pool anticamorra, il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, e dei pm antimafia Marco Del Gaudio e Ida Teresi. Chi sono gli uomini d’oro di Francisco De Castro Visconti? Con chi era in affari il 57enne dal passato inconfessabile? Al momento la polizia è sulle tracce di un ristretto gruppo di soggetti - tutti brasiliani - che componevano la cerchia di contatti dell’imprenditore trapianto in Sudamerica. Uomini d’oro, appunto, che entrano nelle maglie societarie di aziende di ristorazione o di import-export. Sono loro ad entrare a loro volta in contatto con altri imprenditori napoletani. Via skype, via mail, ma anche telefonicamente.

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